Elezioni Messico: uccisi 104 politici prima delle presidenziali 2018
Domenica 1° luglio 2018 si svolgono le elezioni in Messico. Si vota per il presidente, che andrà a sostituire Enrique Peña Nieto, al potere dal 2012. I sondaggi indicano come vincitore Andrés Manuel López Obrador, alla sua terza candidatura presidenziale. Andrà come andrà, una cosa è certa: la campagna elettorale sarà ricordata come la più violenta nella storia del paese
da Città del Messico
Qualunque sia il risultato delle urne, le elezioni messicane del 1° luglio sono già un clamoroso insuccesso. Durante otto mesi di campagna elettorale, infatti, in Messico sono stati assassinati ben 104 politici. Di questi, 35 erano pre-candidati o candidati al processo elettorale. E quando non si è riusciti a colpire direttamente i protagonisti, si è puntato (e sparato) spesso su vittime indirette: figli, mogli, genitori degli stessi politici. Ad oggi, si contano 44 familiari uccisi.
Questi dati sono stati pubblicati nel Quarto rapporto sulla violenza politica elaborato dall’organizzazione indipendente Etellekt. E i numeri della violenza politica devono includere anche 305 aggressioni ad altrettanti politici e ai loro familiari.
Il maggior numero delle vittime, circa il 66% dei casi, è caduta sotto il fuoco incrociato di vere e proprie esecuzioni da parte di gruppi armati. Mentre un 30% delle persone uccise prima è stato fatto scomparire, per poi far ritrovare i corpi con segni evidenti di tortura.
Campagna elettorale: vittime tra tutti i partiti messicani
Dei 104 politici assassinati, 80 erano politici di municipi e 12 erano sindaci. Un dato importante per disegnare la geopolitica della violenza elettorale, che dimostra come i politici maggiormente in pericolo siano quelli che lavorano più a contatto con il territorio.
Non è possibile tracciare un identikit del partito politico più colpito, perché i politici assassinati appartengono a tutto l’arco istituzionale.
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Ucciso candidato Pan, Prd, Movimiento Ciudadano
Uno degli ultimi, in maggio, Alejandro Chávez Zavala, era candidato sindaco a Taretan, un piccolo municipio di circa 15.000 abitanti nello stato messicano di Michoacan. Si tratta di un punto nevralgico per il commercio, perché da lì si accede al porto di Lazaro Cardenas, uno dei più grandi del Centroamerica. Mettere le mani sul porto, dunque, significa avere il controllo su traffici nazionali e internazionali.
Chávez Zavala faceva parte della coalizione composta dal partito di destra Partido de acción nacional (Pan), dal Partido de la Revolución Democrática (Prd) e dal socialdemocratico Movimiento Ciudadano. La formazione di questa coalizione – costituita da partiti di destra e di sinistra – è stata presentata come una specie di patto nazionale per contrastare lo strapotere del partito attualmente al potere, il Partido Rivoluzionario Institucional (Pri), ma molti analisti politici concordano con l’idea che una coalizione ibrida, senza obiettivi comuni in temi centrali come economia e politiche sociali, non riuscirà a incidere sulla situazione di estrema violazione di diritti umani che vive il paese con i suoi 33 mila desaparecidos.
Elezioni politiche Messico: gli esecutori della violenza
Gli esecutori materiali dei delitti non sono più sicari di cinematografica memoria, ma gruppi armati specializzati. E quando ci sono in ballo armi di grosso calibro, significa che la criminalità organizzata è uno degli attori principali del processo elettorale. L’obiettivo è chiaro: imporre candidati facilmente manovrabili e controllare i territori per espropriare risorse naturali.
Ma c’è anche un’altra tesi in circolazione. Secondo il direttore di Etellekt, Rubén Salazar, le organizzazioni criminali in questo momento potrebbero essersi alleate con determinati attori politici e “scegliere” in comune accordo di eliminare gli avversari che avrebbero più possibilità di vittoria.
Elezioni Messico 2018: per chi si vota il 1° luglio
Le elezioni, ormai, sono alle porte. La macchina elettorale parte il 1° luglio per rinnovare 3.400 cariche, fra cui la presidenza della Repubblica, le Camere del Congresso federale, otto governatori di altrettanti stati, il capo del governo della capitale, Città del Messico – un vero e proprio micro stato autonomo – e 1.600 sindaci.
Record di sindaci uccisi con Nieto presidente Messico
La Asociación Nacional de Alcaldes (Anac, Associazione nazionale di sindaci) ha denunciato che nel corso dell’attuale governo del presidente Enrique Peña Nieto sono stati uccisi più sindaci – 82 in totale – di tutta la storia repubblicana.
Tutti concordano su un punto: queste sono le elezioni più violente della storia messicana. Come precedenti si possono citare “solo” l’uccisione nel 1994 del candidato alla presidenza del Partido Revolucionario Institucional (Pri), Luis Donaldo Colosio, mentre nel 2010 fu assassinato il candidato a governatore del pericoloso stato di Tamaulipas, Rodolfo Torre Cantú.