Venezuela: ultime notizie sui diritti dipingono situazione di profonda crisi
La situazione precipita a Caracas. Gli ultimi aggiornamenti vedono il presidente Maduro affrontare - oltre a crisi, economia, inflazione e rischio default - anche le nuove accuse di Onu e Organizzazione degli stati americani per violazione dei diritti umani. Ecco cosa succede in Venezuela
A un mese dalla presentazione del dossier dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) con le presunte prove sull’uso «sistematico, tattico e strategico di omicidi, arresti, torture e violenza sessuale per terrorizzare il popolo», anche l’Onu pubblica un report sulle violenze di stato in Venezuela. E mentre l’indagine Osa si era focalizzata sulle violenze per piegare le proteste di piazza contro il governo di Nicolas Maduro, ora l’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) si concentra sulle uccisioni avvenute in azioni mascherate da lotta al crimine.
Crisi Venezuela: denunciate esecuzioni della polizia
Secondo i dati raccolti dall’Onu, sarebbero centinaia le esecuzioni arbitrarie di giovani uccisi nel corso di operazioni di polizia. Blitz portati avanti soprattutto nei quartieri poveri delle principali città, dove le forze di sicurezza sono entrate in azione ufficialmente contro una criminalità sempre più fuori controllo nel corso degli ultimi tre anni.
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Responsabili dei morti in queste operazioni, secondo l’Onu, sarebbero non soltanto le forze di sicurezza, ma anche gruppi filo-governativi di civili organizzati, coinvolti nelle “Operazioni per la liberazione del popolo”. Oltre 500 omicidi tra luglio 2015 e marzo 2017, per i quali nessuna indagine è stata avviata, spingendo il numero uno dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, Zeid Raad Al Hussein, a dichiarare che in Venezuela lo stato di diritto è da ritenersi «praticamente assente».
Ai ricercatori Onu, però, da anni è negato l’ingresso in Venezuela. Il rapporto si è dunque basato su interviste realizzate con testimoni usciti dal paese o attraverso internet. Alcune delle altre prove provengono dall’ex procuratore generale Luisa Ortega, allontanata dal suo ufficio dal presidente Maduro al termine di una lunga battaglia politica.
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Il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite, Zeid Al Hussein, ha chiesto al Consiglio dei diritti umani dell’Onu di istituire una commissione d’inchiesta di alto livello sul Venezuela, auspicando il coinvolgimento della Corte penale internazionale. E per la seconda volta in poche settimane, la Corte dell’Aia è stata chiamata in causa per dare risposte sul dossier venezuelano.
Maduro all’angolo: dossier a Corte penale internazionale
Era stata annunciata con enfasi a poche ore dalla rielezione di Nicolas Maduro alla presidenza del Venezuela. Eppure, la presentazione dell’indagine con le presunte prove dei crimini contro l’umanità commessi dal governo venezuelano nel corso degli ultimi quattro anni avrebbe «la giustizia come unico obiettivo». Così quanto sottolineato nel corso della presentazione del report realizzato con il supporto di un gruppo di esperti, per volere dell’Organizzazione degli stati americani.
Situazione in Venezuela in un documento di 400 pagine
Il documento di oltre 400 pagine – che contiene testimonianze e prove di assassinii, esecuzioni extragiudiziarie e detenzioni arbitrarie o per motivi politici – sarà trasmesso alla Corte penale internazionale dell’Aia. Dal momento che il Venezuela è firmatario del trattato istitutivo, la Corte avrebbe già giurisdizione per aprire un’indagine.
Questa potrebbe essere avviata d’iniziativa “motu proprio” dal procuratore capo su proposta di uno stato membro della Corte o per disposizione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La possibilità che possa essere invocata dallo stesso Venezuela, pur prevista dallo statuto, è un’ipotesi da considerarsi invece piuttosto remota.
Una volta aperto il fascicolo, l’indagine potrebbe anche prevedere un accesso al Paese da parte degli investigatori dell’ufficio del procuratore, dato che le forze di sicurezza, sulle quali la Corte fa spesso affidamento per statuto, sono le principali indiziate dei crimini.
Sul controverso governo di Nicolas Maduro, da molti considerato un regime dittatoriale in un paese ridotto alla fame da amministrazione discutibile, congiuntura internazionale e speculazione finanziaria, potrebbe dunque arrivare la scure della giustizia internazionale.
Cosa succede in Venezuela: l’indagine su Caracas
Nel suo terzo rapporto sulla situazione in Venezuela pubblicato il 19 luglio 2017, il segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani, Luiz Almagro, aveva dichiarato che erano state raccolte prove che indicavano l’uso «sistematico, tattico e strategico di omicidi, arresti, torture e violenza sessuale, utilizzati come strumenti per terrorizzare il popolo venezuelano». Violenze verificatesi soprattutto nel corso di proteste di piazza contro il governo Maduro, spesso terminate in scontri, sedate con violenza dalle forze di sicurezza.
Condotte particolarmente gravi, per le quali fu disposto lo studio appena pubblicato. E ora, se le accuse dovessero essere provate, rientrerebbero nella definizione di crimini contro l’umanità, anima dell’articolo 7 dello Statuto di Roma.
Questi crimini hanno come condizione un «sistematico o diffuso uso della violenza», con una chiara «linea politica» a sostenerlo e motivarlo. Elementi che sarebbero stati riscontrati dal gruppo di esperti indipendenti designati dal segretario generale dell’Osa.
Aggiornamenti: notizie sul Venezuela raccolte dal 2014
Il report presentato è composto da due parti. La prima, scritta dal segretariato generale dell’Osa, contiene le testimonianze di vittime che hanno raccontato le loro storie nel corso di audizioni pubbliche lo scorso ottobre e novembre, più altri documenti raccolti da società civile e ong.
La seconda parte, invece, è quella scritta dai tre esperti: l’argentino Santiago Canton, il canadese Irwin Cotler e il costaricense Manuel Ventura Robles, giudice della Corte interamericana dei diritti umani. I tre hanno fornito una valutazione giuridica delle informazioni raccolte, con un esame della giurisprudenza e dei precedenti internazionali.
Le indagini svolte avrebbero provato 131 casi di omicidio, commessi tra il 2014 e il 2017, nel corso delle frequenti proteste di piazza. I responsabili sarebbero membri delle forze di sicurezza venezuelane o gruppi filo-governativi di civili noti come colectivos.
Ben più numerosi i casi di esecuzioni extragiudiziarie per i quali sono state presentare prove: ben 8.292. Numeri molto elevati anche quelli delle detenzioni arbitrarie: 12.000. Un conteggio che parte all’indomani delle elezioni presidenziali del 2013, le prime svolte dopo la morte del presidente Ugo Chavez, vinte di misura da Maduro. Oltre 1300 sarebbero invece i prigionieri politici detenuti nelle carceri venezuelane. LINK AL REPORT
Corte penale internazionale e diplomazia venezuelana
Lo statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale, prevede specificamente la responsabilità dei soggetti in posizione di autorità politica. «Il diffuso o sistematico colpire gli oppositori politici o sospetti “nemici dello stato” costituisce il crimine contro l’umanità», afferma il rapporto. «Questi atti, per i quali non esiste una base legale, non hanno avuto luogo spontaneamente o in maniera isolata. Piuttosto riflettono una politica messa in atto dal governo del Venezuela attraverso atti disposti dalle più alte autorità statali».
Dopo la pubblicazione del report, la diplomazia venezuelana a Washington ha reagito diffondendo una nota nella quale afferma che «i risultati sono stati preparati da attivisti anti-venezuelani», facendo affidamento su testimonianza di «criminali latitanti», come parte di una «campagna di propaganda contro lo stato venezuelano, il cui unico obiettivo è rovesciare il governo costituzionale del presidente Nicolas Maduro».