Rifugiati: ecco chi sono, perché scappano e quali diritti hanno in Italia
L'Unhcr ha annunciato ieri che nel mondo ci sono 68,5 milioni di rifugiati. Ma qual è il significato di parole come rifugiati politici, ambientali, climatici, di guerra? Qual è la differenza tra richiedenti asilo, profughi, migranti? E, ancora, quali diritti hanno i rifugiati in Italia e sono davvero rispettati? Ecco qualche risposta
Oggi è la Giornata mondiale del rifugiato, ma i diritti che sono riconosciuti ai rifugiati nel nostro paese sono ancora in bilico. «Le condizioni di accoglienza in Italia sono pessime e si aggraveranno ulteriormente», dice l’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo a Osservatorio Diritti. E lo confermano diverse recenti ricerche, che hanno messo a fuoco vari diritti violati dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti in genere.
La Giornata mondiale del rifugiato è stata istituita nel 2000 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione del 50° anniversario della Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati.
Rifugiati nel mondo: per l’Unhcr sono 68,5 milioni
Il numero di rifugiati nel mondo ha toccato nel 2017 la cifra record di 68,5 milioni. Persone che sono state costrette a scappare per colpa di guerre, violenze e persecuzioni. Sono le cifre diffuse ieri dall’Alto commissariato per i rifugiati della Nazioni Unite (Unhcr). Che chiarisce che a peggiorare le situazione sono state soprattutto la crisi nella Repubblica Democratica del Congo, la guerra in Sud Sudan e la fuga in Bangladesh dei rifugiati rohingya.
In particolare, l’Unhcr specifica che delle 68,5 milioni di persone in fuga,16,2 milioni hanno lasciato la propria abitazione nel 2017 per la prima volta o ripetutamente. Detto in altri termini: sono scappate 44.500 persona al giorno, una ogni due secondi.
Scendendo ancora di più nel dettaglio: guerra e persecuzioni sono stati i motivi che hanno spinto ad andarsene dal proprio paese 25,4 milioni di rifugiati, mentre gli sfollati interni sono stati poco meno di 40,3 milioni.
Chi sono i rifugiati politici, ambientali, climatici, di guerra
Di fatto, quella del profugo è una condizione nata con la storia dell’uomo, si riferisce a chi lascia la propria casa a causa di guerre (rifugiati di guerra), invasioni, rivolte, povertà (profughi economici), catastrofi naturali (sempre più spesso definiti profughi o anche rifugiati ambientali o climatici, anche se non possono essere definiti “rifugiati” da un punto di vista giuridico).
Sotto questa definizione, dunque, rientra anche chi abbandona la propria dimora, ma resta all’interno dei confini del proprio Paese (profughi o sfollati interni, che restano sotto la protezione della propria nazione di origine e non hanno quindi diritto a una tutela internazionale).
Profughi e rifugiati: il significato secondo l’Onu
Dalla condizione di profugo deriva quella di rifugiato, l’unica giuridicamente riconosciuta, che indica l’ottenimento di questo status da parte di un paese terzo, come definito dalla Convenzione di Ginevra, firmata nel 1951 e ratificata da 145 stati membri delle Nazioni Unite. Il documento definisce il rifugiato politico come una persona che,
«nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato».
L’Italia ha accolto tale definizione nella legge n. 722 del 1954.
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Migranti: da profughi a richiedenti asilo
Viene definito richiedente asilo il profugo che ha presentato richiesta di asilo a un paese terzo per il riconoscimento giuridico dello status di rifugiato, ma che risulti ancora in attesa di una risposta. Il richiedente asilo ha diritto a soggiornare regolarmente nel paese, anche se è arrivato senza documenti d’identità o in maniera irregolare.
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Ci sono altre categorie di profughi che hanno diritto alla protezione internazionale: sono i beneficiari di protezione umanitaria e sussidiaria, profughi in condizione particolarmente vulnerabile sotto il profilo medico, psichico o sociale o perché, se fossero rimpatriati, potrebbero subire violenze, torture, condanna a morte, per alcune dei motivi tra quelli previsti dalla Convenzione di Ginevra.
Rifugiati in Italia e diritto internazionale
Il diritto di asilo è tra i diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione. L’articolo 10, terzo comma, della Costituzione afferma, infatti, che lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
In Italia, però, manca ancora una legge organica sul diritto d’asilo, ma la giurisprudenza ha stabilito la possibilità di riconoscerlo anche in assenza di una disciplina apposita. La concessione dello status di rifugiato, invece, è entrata nel nostro ordinamento con l’adesione alla Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e con la Convenzione di Dublino del 15 giugno 1990, sulla determinazione dello Stato competente per l’esame di una domanda di asilo presentata in uno degli Stati membri della Comunità europea.
Diritto di asilo a rischio e migranti al confine francese
In Italia i diritti di chi chiede protezione sono sempre più a rischio: l’accesso alla procedura di riconoscimento è spesso difficile, non sempre le condizioni di accoglienza rispettano le normative e gli standard minimi, la detenzione supera i limiti di tempo.
Recentemente due rapporti fotografano queste violazioni: uno, curato dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), riguarda il diritto di asilo in Italia nell’ambito del progetto Aida (Asylum Information Database); l’altro, redatto da Oxfam Italia, si concentra sulla situazione dei migranti al confine con la Francia.
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Paleologo: «Violati i diritti dei rifugiati»
«Le condizioni di accoglienza in Italia sono pessime e si aggraveranno ulteriormente», dice l’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo che lavora con l’Università di Palermo, Adif, Migreurop, campagna LasciateCientrare.
Lo studioso conferma le frequenti violazioni dei diritti dei rifugiati in Italia: «Il sistema Sprar offre uno standard molto alto, ma ospita solo 30 mila richiedenti asilo, mentre in strutture in convenzione con privati ci sono almeno 130 mila persone. In queste strutture le condizioni sono molto spesso cattive, basti pensare alle denunce lanciate dalla campagna LasciateCIEntrare».
Ci sono poi i continui ritardi nell’avvio delle procedure: «In Sicilia abbiamo migranti che sbarcano a febbraio e vanno alla prima udienza in questura a novembre», fino a 6 mesi perduti perché manca, continua Vassallo, «un canale tempestivo tra sistema d’accoglienza e questure per l’ammissione alla procedura d’asilo o per il rilascio dei documenti ai minori, che, data la minore età, hanno diritto ai documenti a prescindere dai requisiti per la richiesta d’asilo».
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Le violazioni dei diritti dei migranti nel caso dell’Aquarius
Anche sul caso Aquarius si palesano violazioni dei diritti dei migranti?
«Sulla base degli accordi internazionali l’Italia può, come ha fatto, concordare un punto di attracco diverso per le navi», risponde l’avvocato. «Ma le convenzioni del diritto del mare non possono essere interpretate isolatamente, senza considerare anche le convenzioni sottoscritte, come quella dei Diritti Umani di Ginevra e quella dei Minori, che garantiscono diritti fondamentali e hanno un ruolo gerarchico sovraordinato rispetto alle Convenzioni del Diritto del Mare, che generalmente si applicano alla navigazione commerciale».
Quindi per esempio, se una persona entra in territorio italiano, anche solo perché si trova a bordo di una nave della Guardia Costiera, deve poter chiedere asilo. Questi 629 naufraghi sono stati prima soccorsi dalla Marina italiana, poi trasferiti sull’Aquarius, e poi nuovamente trasbordati su navi italiane per il viaggio verso la Spagna.
I soggetti più vulnerabili: minori e donne incinte
«I minori e le donne incinte avrebbero dovuto essere portati subito in un porto italiano, perché anche la consegna ad altra autorità statale, anche se formalmente possibile in base ad intese tra autorità Sar, viola il diritto del minore a ricevere accoglienza nel primo paese di accesso, per non essere trattato come una palla, rimbalzato tra un porto e l’altro. Lo stesso vale per le donne in stato di gravidanza. Nel caso Aquarius, il capitano della nave è stato costretto a rifiutare l’accoglienza offerta dall’Italia alle sole donne incinte perché non c’era la garanzia che i mariti le potessero seguire. La divisione dei nuclei famigliari era una palese violazione dei loro diritti, oltre che un trattamento inumano, considerate le esperienze traumatiche vissute da tutti questi migranti in Libia».
Ci sono anche altri elementi di criticità, secondo l’avvocato Fulvio Vassallo: «Prolungare il viaggio di persone in queste precarie condizioni e date le torture subite, si configura come un trattamento inumano, anche se le persone a bordo non si trovano in pericolo di vita, perché comunque secondo il diritto internazionale una nave non può mai essere considerata come un Pos, un place of safety (i cosiddetti “porti sicuri”, ndr)».
I naufraghi nella Convenzione di Ginevra
I migranti che vengono soccorsi in mare non sono ancora rifugiati e non basta la loro condizione di potenziali richiedenti asilo per convincere il governo a tenere i porti aperti. «Questi migranti sono prima di tutto naufraghi, poi, oltre che potenziali richiedenti asilo, e a prescindere, sono portatori di diritti fondamentali, in quanto minori, vulnerabili, vittime di tortura», conclude Fulvio Vassallo.
«La Convenzione di Ginevra riconosce loro il diritto di raggiungere la frontiera per chiedere asilo e l’Italia questo diritto lo ha violato, perché ha impedito loro di accedere a un porto italiano, quando già si trovavano in territorio italiano (le navi della Marina, ndr). Affermare al contempo che anche le navi possono essere dei Pos, e non garantire la possibilità di richiedere l’asilo a bordo, è una contraddizione evidente che dimostra la malafede del governo italiano».
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