Colombia: attivisti vittime dell’accordo di pace con le Farc

Tra gli "effetti collaterali" dell'accordo di pace tra governo della Colombia e le Farc ci sono le uccisioni sempre più numerose di leader sociali comunitari e difensori dei diritti umani. Tutti finiti nel mirino dei cartelli di droga per il loro impegno per la sostituzione delle piante di coca con colture legali

Leader sociali comunitari e difensori dei diritti umani sono finiti nel mirino della criminalità organizzata colombiana. E questa situazione ha a che fare, paradossalmente, proprio con gli accordi di pace che miravano a calmare tutte le fazioni storicamente in lotta nel Paese.

Il motivo è presto detto: a causa del loro impegno nel programma per la sostituzione delle piante di coca con colture legali, gli attivisti sono diventati loro malgrado i principali protagonisti nella lotta alla criminalità organizzata in fase di riassetto. Certamente, quelli più esposti. E il pericolo è andato crescendo con l’inserimento del piano per l’estirpazione della coca nel trattato di pace tra governo e Farc.

colombia droga

Marcia contro le Farc a Medellin (2008) – Foto: Medea Material (via Flickr)

Tra i gruppi criminali oggi più attivi nel business della droga, si trovano prima di tutto gli ex membri delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia che hanno deciso di non aderire al processo di pace, che segna la fine della lotta politica guerrigliera, e che ora si dedicano principalmente al narcotraffico.

L’effetto “collaterale” del trattato di pace Farc-governo

Dal dicembre 2016, sono stati ben 217 i leader sociali e attivisti di diritti umani vittime di esecuzioni mirate in Colombia. Una preoccupante impennata, che ha seguito l’evolversi della negoziazione del trattato. E il 2018 potrebbe essere l’anno più nero.

Nei primi tre mesi del 2018, infatti, sono già stati uccisi 45 attivisti. Quasi il doppio dei 26 registrati nei primi tre mesi del 2017. E in crescita anche sul dato trimestrale del 2016 di 31 omicidi. L’incremento tra il 2016 e il 2017 è stato del 32,5%, che rappresenta anche il picco più alto di omicidi registrato da quando, nel 2002, la Colombia ha iniziato a raccogliere queste statistiche.

Esecuzioni mirate sono state registrate in 24 dei 32 dipartimenti regionali, che rappresentano il 70% del territorio nazionale. Le aree dove è maggiore la concentrazione di assassinii sono quelle storicamente controllate dalle Farc.

I cartelli della droga uccidono nelle campagne

L’estrazione mineraria, la lotta per la terra, i crimini d’odio e la corruzione sono alcuni dei molti problemi atavici dei contesti rurali colombiani, dove leader sociali e difensori di diritti umani sono visti spesso come ostacoli o personaggi scomodi. Ma in questo caso è l’interesse dei trafficanti di droga ad aver causato l’escalation di violenza.

La sostituzione delle colture di coca fa parte del punto 4 della «soluzione al problema delle droghe illecite» dell’accordo finale per la «risoluzione del conflitto e la costruzione di una pace stabile e duratura» ed è un capitolo speciale della riforma rurale messa in campo per migliorare le condizioni di vita delle comunità rurali, combattendo quella povertà che spesso motiva i coltivatori a piantare coca da vendere ai trafficanti.

Narcotraffico: l’occasione dei fuoriusciti dalle Farc

L’invito a sottrarre terreno alla coca rappresenta un problema per i narcos. Soprattutto per tutti quei dissidenti delle Farc che, non avendo aderito al programma di smobilitazione e reintegro nella società colombiana, vedono il narcotraffico come unica soluzione per il proprio futuro. La grande occasione.

colombia droga

Foto: Robert Thivierge (via Wikipedia)

Proprio nelle aree prima sotto il dominio Farc, storicamente le più remote del paese, dopo l’uscita di scena della guerriglia sono nati nuovi gruppi a loro volta in combutta con l’Esercito di Liberazione Nazionale, i narcos del Clan del Golfo e altre organizzazioni. In un conflitto alimentato dalla contesa delle terre coltivate a coca, così come per i laboratori per la trasformazione delle foglie di coca in cocaina e per le rotte che attraverso Panama puntano al mercato degli Stati Uniti d’America.

Gli assassinii di leader comunitari sono fonte di preoccupazione anche per le Nazioni Unite che hanno raccomandato alla Colombia di fare il massimo sforzo per difendere queste persone.

Nonostante l’impegno, e nonostante le garanzie a voler fare di più siano arrivate molte volte da parte del governo, ogni giorno almeno un attivista finisce nel mirino.

Elezioni in Colombia: si vota il nuovo presidente

Gli accordi di pace tra governo e Farc e i suoi “effetti collaterali” su attivisti e difensori dei diritti umani saranno argomenti con cui dovrà fare i conti anche il nuovo presidente della Colombia. Il 17 giugno, infatti, il paese dell’America Latina andrà al ballottaggio per scegliere il capo di Stato.

In gara ci sono ancora: Ivan Duque, del partito conservatore Centro Democratico, che al primo turno si è piazzato in testa col 39% dei consensi; Gustavo Petro, della sinistra radicale, ex rivoluzionario e sindaco di Bogotà (25% al primo turno).

La cartina della Colombia (capitale Bogotà)

 

Iscriviti alla newsletter di Osservatorio Diritti

newsletter osservatorio diritti

Leggi anche:
Solalinde, prete nel mirino dei narcos
Droga: produttori di coca del Perù tra trafficanti e polizia
Difensori della terra sotto attacco

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.