Inquinamento domestico: 3,8 milioni di morti per l’aria di casa
Una recente ricerca dell'Organizzazione mondiale della sanità lancia l'allarme: l'inquinamento atmosferico domestico è responsabile del 7,7% della mortalità globale. Un bilancio che supera le morti per malaria, tubercolosi e Hiv/Aids
Morire lentamente, nella culla del focolare domestico, tra i fumi del cibo cucinato per la famiglia. Oppure alla ricerca di un riparo dall’oscurità della notte che porta a illuminarsi con lampade alimentate da sostanze inquinanti. L’Organizzazione mondiale della sanità parla di 3 miliardi di dimenticati. Sono le persone – circa il 40% della popolazione mondiale – che non hanno accesso a combustibili e tecnologie di cottura e illuminazione puliti nelle loro case, la principale fonte di inquinamento atmosferico domestico.
Aggirandosi tra le baracche sparse in alcune parti del globo, nei paesi a basso reddito, ci si rende conto di quanto possa essere pericoloso per la propria salute anche svolgere quelle che vengono definite le attività domestiche, di come si possa arrivare a morire per il quotidiano atto di respirare, in quella che dovrebbe essere la “sicurezza” della propria casa. Attività normali, che portano a trascurare quella che viene definita dall’Oms una vera e propria catastrofe al rallentatore.
Aria irrespirabile: ricerca sull’inquinamento domestico
Nel suo ultimo report dedicato all’inquinamento atmosferico, l’Oms ha messo in evidenza cifre drammatiche: 9 persone su 10 respirano aria contenente alti livelli di sostanze inquinanti. L’allarmante bilancio è di 7 milioni di morti causati dall’inquinamento atmosferico.
Ma alle emissioni nocive cosiddette “outdoor” – provocate dall’inquinamento atmosferico ambientale, le cui fonti principali sono le industrie, i settori dell’agricoltura e del trasporto, le centrali elettriche a carbone, la combustione dei rifiuti e la deforestazione – bisogna aggiungere l’esercito delle persone esposte all’inquinamento dovuto all’impiego di tecnologie inquinanti per cucinare, riscaldare o illuminare l’ambiente domestico, che conta 3,8 milioni di morti solo nel 2016.
«È inaccettabile – sono le parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms – che oltre 3 miliardi di persone respirino ogni giorno i fumi mortali emessi da stufe e combustibili inquinanti nelle loro case. Se non interveniamo con urgenza sull’inquinamento atmosferico, non potremo mai avvicinarci allo sviluppo sostenibile».
Numeri e definizione dell’inquinamento domestico
Secondo le stime dell’Oms, l’inquinamento atmosferico domestico è responsabile del 7,7% della mortalità globale. Un bilancio che supera le morti per malaria, tubercolosi e Hiv/Aids.
Si tratta del più importante fattore di rischio per la salute ambientale in tutto il mondo, più importante anche della mancanza di accesso all’acqua pulita e servizi igienico-sanitari. Numeri che – si legge nel report dell’Oms – rendono l’inquinamento atmosferico domestico il rischio per la salute più trascurato e diffuso del nostro tempo.
I rischi per la salute sono fortemente correlati con la povertà. Per cucinare, le famiglie a basso reddito tendono a dipendere da combustibili solidi che possono essere raccolti liberamente. La maggior parte delle morti premature si verifica nel Sud-Est asiatico (1,6 milioni), Pacifico occidentale (1,62 milioni) e Africa (600 mila). L’India è il paese che porta il peso più pesante in assoluto: quasi 800 milioni di persone dipendono da sistemi di cottura inquinanti, portando a 1,3 milioni di morti premature ogni anno.
Le cause dell’inquinamento domestico e le malattie
Sono 3,8 milioni, in totale, le persone che ogni anno muoiono prematuramente per malattie attribuibili all’inquinamento atmosferico domestico causato dall’uso inefficiente di combustibili solidi e cherosene per cucinare. La drammatica distribuzione, in termini sanitari, vede primeggiare la polmonite, che provoca il 27% delle morti e, in particolare, il 45% di tutte le morti nei bambini di età inferiore ai 5 anni.
Uguale percentuale per la cardiopatia ischemica, con oltre un milione di morti premature l’anno. Scende al 20% la percentuale di morti per broncopneumopatia cronica ostruttiva: le donne esposte a livelli elevati di fumo in ambienti chiusi hanno una probabilità doppia di ammalarsi rispetto a chi usa combustibili e tecnologie più puliti. La percentuale si aggira intorno al 18%, invece, per le morti provocate da ictus, all’8% per il cancro del polmone.
Più in generale, gli inquinanti presenti nel fumo infiammano le vie aeree e i polmoni, compromettendo la risposta immunitaria e riducendo la capacità di trasportare ossigeno del sangue. Esistono anche prove di legami tra inquinamento atmosferico domestico e basso peso alla nascita, tubercolosi, cataratta (causa principale di cecità negli adulti nei Paesi in via di sviluppo), tumori nasofaringei e laringei.
In cucina: cos’è l’inquinamento domestico da biomasse
Sono quasi 3,1 miliardi le persone che ancora oggi fanno affidamento su sistemi di energia inquinanti e inefficienti, come biomasse, carbone o cherosene, per soddisfare le esigenze quotidiane di cottura. Un numero rimasto praticamente invariato negli ultimi 10 anni.
E a farne le spese sono in particolare donne e bambini. Le disuguaglianze sulla salute che derivano dall’inquinamento atmosferico domestico, infatti, sono nette e tragiche. Quasi mezzo milione delle morti tra le donne, ogni anno, è provocato da malattie polmonari croniche. E tanti altri muoiono di altre malattie non trasmissibili legate al fumo domestico. Mezzo milione di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno di polmonite causata dall’esposizione all’inquinamento domestico.
«È imperativo – afferma Flavia Bustreo, assistente direttore generale “Famiglia, salute delle donne e dei bambini” dell’Oms – che queste persone abbiano l’opportunità di sostituire i combustibili inquinanti con fonti di energia pulite. Ciò non solo favorirà la loro salute, ma promuoverà anche lo sviluppo sostenibile e ridurrà le emissioni dei gas serra che influenzano il clima. Sfortunatamente, i progressi verso questo obiettivo sono attualmente troppo lenti».
La raccolta del carburante colpisce donne e bambini
È evidente che le donne e le ragazze sopportano il peso più grande, spesso anche per i relativi compiti di raccolta del carburante. I dati dei sondaggi messi a disposizione dell’Oms, infatti, dimostrano che le ragazze nelle case africane sub-sahariane spendono circa 18 ore settimanali per la raccolta di carburante o acqua, mentre i ragazzi ne trascorrono 15.
E questa raccolta non è priva di effetti. La raccolta di carburante aumenta il rischio di danni muscolo-scheletrici e limita altre attività produttive, come la generazione di reddito. Senza contare che per dedicarsi alla raccolta, i bambini sono preclusi dalla possibilità di frequentare la scuola. In ambienti meno sicuri, inoltre, donne e bambini, sono a rischio di lesioni e violenze proprio durante la raccolta di carburante.
Lampade: l’altro significato dell’inquinamento domestico
Anche illuminarsi può diventare un fattore di rischio. Quasi un miliardo di persone, rivela l’Oms,conta su lampade a cherosene e altri dispositivi inquinanti per illuminare le loro case. Quasi la metà delle famiglie africane nei 25 paesi oggetto dell’indagine si basa principalmente su lampade a cherosene altamente inquinanti, mentre si stima che siano circa il 30% delle famiglie intervistate nel Sud-Est asiatico. Al contrario, le luci ad energia solare hanno ancora un assorbimento molto basso (1% o anche meno) in molti paesi.
E non v’è dubbio che l’utilizzo metta a rischio la vita. Il cherosene è stato classificato come combustibile inquinante, con un forte impatto sulla salute, ma rimane ampiamente usato per l’illuminazione, in particolare nell’Africa sahariana e nell’Asia sud-orientale.
Secondo i sondaggi dell’Oms più di tre quarti delle popolazioni del Madagascar, Sierra Leone e Uganda, si basa principalmente su cherosene o lampade a olio per l’illuminazione. In India, 400 milioni di persone, o il 31% delle famiglie, ancora usa principalmente cherosene per l’illuminazione, rappresentando la più grande popolazione in assoluto che ne fa uso nei 57 paesi inclusi nel database dell’Oms sull’energia domestica.
Alla ricerca di rimedi contro l’inquinamento domestico
«La comunità globale – si legge nel report dell’Oms – non ha trattato il tema dell’inquinamento atmosferico domestico con un’urgenza commisurata al suo impatto. Ridurre questo tipo di inquinamento non è stata una priorità. Forse perché la respirazione del fumo può richiedere anni per manifestarsi come malattia, forse perché ha il maggior impatto sui più emarginati, come i poveri nelle aree rurali e in particolare donne e bambini. Ma è un’emergenza che richiede un’azione urgente e coordinata su più livelli e a livello globale».