San Paolo, Brasile: crolla il palazzo simbolo della disuguaglianza

Nel centro di San Paolo crolla un palazzo dell'architettura modernista di 26 piani che era occupato da 455 persone. Un simbolo della disuguaglianza sociale e della violazione del diritto alla casa nella megalopoli del Brasile che ha sepolto almeno 7 persone

San Paolo, la megalopoli grigia brasiliana, il 1° maggio si è svegliata piangendo. Verso l’una di notte, infatti, un centinaio di famiglie ha visto i suoi sogni frantumarsi insieme al cemento dell’edificio di 26 piani dove viveva in centro città. Sette persone hanno perso la vita: Selma Almeida da Silva, 40 anni, Alexandre de Menezes, 40 anni, Walmir Sousa Santos, 47, i gemelli Wendel e Werner, 10, Francisco Lemos Dantas , 56 anni, e Ricardo, noto come Tatuagem. Due persone sono ancora disperse. L’incendio ha preso il sopravvento sulla costruzione, che è crollata davanti agli occhi terrorizzati dai suoi abitanti.

Gli inquilini del palazzo un tempo non avevano una casa e avevano quindi deciso di occupare quell’edificio fatiscente nella speranza di avere un giorno un tetto tutto per loro. E ora hanno perso tutto.

Gli abitanti vittime del crollo e l’eroe invisibile

Tra le vittime c’è anche Ricardo, l’eroe invisibile alla società che è entrato nell’edificio quattro volte salvando dalle fiamme tante persone. In quella che sarebbe stata la sua ultima uscita, ha portato fuori, sulle braccia, quattro bambini.

Il giovane Artênius Daniel sul suo profilo facebook, ha scritto:

«L’occupazione era in fiamme. Il centro del palazzo era rosso, le famiglie in preda al panico. Roba da pazzi. Una scena da film. Ricardo alzò lo sguardo e, per la prima volta, ha pianto come gli altri piangevano. Si rese conto che anche lui avrebbe perso tutto quello che aveva quella notte».

Vivere a San Paolo tra favelas e baraccopoli

Il crollo del palazzo ha aperto il vaso di pandora sul deficit abitativo a San Paolo, sbattendo in faccia a chi ancora si rifiutava di ammerlo l’enorme disuguaglianza sociale e la povertà paulista. Basta guardare ai dati pubblicati nell’ultimo censimento, quello del 2010, per capire l’immensità del problema della casa.

Nella megalopoli brasiliana ci sono 290 mila proprietà disabitate e 712 mila famiglie che vivono in alloggi irregolari o precari, come favelas e baraccopoli.

Per i movimenti sociali, l’unico modo di mettere sotto i riflettori la mancanza di un tetto è occuparli. «L’occupazione è una soluzione abitativa temporanea di fronte allo smantellamento delle politiche di edilizia popolare», dicono in una nota.

Secondo i dati del comune, attualmente 45 mila persone vivono in 206 immobili occupati nella città. Circa 70 di queste occupazioni sono in centro, in palazzine precarie, da anni abbandonate come l’edifico che è crollato. In queste strutture fatiscenti vivono 4.000 persone.

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Immigrati fra i senzatetto della megalopoli brasiliana

Sull’occupazione che non c’è più, quella della palazzina crollata, i dati dicono che il 10 marzo 2018 abitavano lì 455 persone, di cui 46 straniere. La vulnerabilità sociale in cui si ritrovano le persone che migrano, li obbliga ad abbracciare la lotta per la casa e a occupare per non vivere in strada.

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Edifício Wilton Paes de Almeida, San Paolo, Brasile (via Wikipedia)

Il caso dei rifugiati a San Paolo era stato riportato da Osservatorio Diritti a fine ottobre, dopo aver visitato l’occupazione Leila Khaled in centro alla città e raccontando la storia di persone di culture diverse – brasiliani, siriani e palestinesi – che hanno ricominciato a vivere tra palazzine occupate.

Edificio dell’architettura modernista, ma zero sicurezza

Il palazzo che è venuto giù il primo giorno di maggio, il Wilton Paes de Almeida, non era un edificio qualunque. Localizzato nel largo Paissandu e inaugurato nel 1968, era considerato la opera più importante dell’architetto francese Roger Zmekhol e un punto di riferimento dell’architettura moderna a San Paolo.

Lussuoso, è stato riconosciuto patrimonio storico nel 1992 e perciò non poteva non subire modifiche nella sua configurazione esterna. I suoi 11 mila metri quadri appartengono al governo federale. Negli anni è stato sede della polizia federale e dell’Istituto di Previdenza sociale brasiliano.

Nel 2012 l’edificio è stato offerto all’Università federale di San Paolo (Unifesp), che avrebbe dovuto insediarsi lì con l’Istituto di scienze giuridiche. Il progetto, però, non è partito e l’edificio è stato occupato più volte da movimenti che lottano per il diritto alla casa.

Attualmente l’occupazione era guidata dal Movimento lotta per un alloggio degno (Lmd).  Nel 2013, l’Unifesp ha inviato al governo federale il risultato di una perizia tecnica dove erano state trovate numerose irregolarità nella costruzione: «Inondazioni permanenti del sottosuolo, con possibili conseguenze sulle fondazioni e sui pavimenti del garage; distacco laterale del timpano rispetto all’edificio adiacente, che indica la necessità di una valutazione strutturale; ecc».

Nella periferia di San Paolo vivono 3,5 miloni di persone

Nelle periferie non c’è lavoro, e così le persone devono andare in centro a lavorare, perdendo così tra le 3 e le 5 ore al giorno tra andata e ritorno. A vivere in questo modo sono più di 3 milioni e mezzo di persone, stipate nella periferia della zona sud di San Paolo. Più o meno, sarebbe è come avere la città metropolitana di Milano (composta da oltre 130 comuni) che si sposta ogni giorno in città.

Trovare un alloggio economico in centro è impensabile a causa delle speculazioni immobiliari. Con il salario minino di 954 reais (circa 231 euro) è inimmaginabile affrontare una spesa media che va dagli 800 reais per un monolocale di 28 metri quadri ai 2.100 reais per un appartamento di 57 metri quardi con una camera da letto.

Stato di San Paolo: quanti edifici dovranno cadere?

Durante la visita al luogo del disastro, il governatore della regione di San Paolo, Márcio França, del Partito socialista brasiliano (Psb) ha dichiarato che «questa tragedia prima o poi sarebbe accaduta. Questo immobile non aveva le minime condizioni di abitabilità. Lo Stato non avrebbe dovuto permettere che fosse occupato», disse. In nota, una ventina di associazioni per i diritti umani e per il diritto alla casa hanno domandato:

Quanti edifici dovranno ancora cadere prima che la società e i governi capiscano che l’alloggio è un diritto per tutti e un dovere dello Stato?

Le famiglie che vivono nelle occupazioni di norma sono vittime della negligenza e della irresponsabilità dello Stato. Guilherme Boulos, candidato alle elezioni presidenziali del prossimo ottobre per il Partito socialismo e libertà (Psol) e anche coordinatore del movimento dei senzatetto (Mtst), ha denunciato il tentativo di “criminalizzare” le vittime stesse che hanno occupato l’edificio.

«Nessuno va in un’occupazione perché vuole, le persone occupano per una totale mancanza di alternative. Se c’è un responsabile di tutto questo, è il governo che non ha garantito alloggi decenti per queste famiglie».

San Paolo, Brasile: la mappa

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