Italia-Libia: pioggia di ricorsi per violazione diritti migranti

L'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione considera illegittimi gli accordi di cooperazione tra Italia e Libia e tra Italia e Niger per ridurre i flussi migratori. Sono diversi i procedimenti in corso: uno alla Corte europea per i diritti dell'uomo, uno al Tar del Lazio e uno alla Corte costituzionale

L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha in corso una serie di ricorsi per difendere i diritti dei migranti vittime – secondo i legali – degli accordi che l’Italia ha stretto con Libia e Niger.

Con il governo di Fayez Serraj, a Tripoli, l’Italia ha siglato a febbraio 2017 un Memorandum d’Intesa con cui è iniziato il supporto e la formazione della Guardia costiera locale. In Niger, a gennaio 2018 il Parlamento ha approvato una missione militare, dopo aver iniziato un altro progetto di cooperazione finalizzato al contenimento dei flussi migratori.

Secondo Asgi, entrambi questi procedimenti sono illegittimi, anche sul piano procedurale: eccezion fatta per l’approvazione della missione militare, tutto il resto non è passato dal Parlamento, esautorato di fatto dalla possibilità di discutere la politica migratoria scelta dal governo.

Diritti umani: 17 sopravvissuti fanno ricorso in Europa

L’8 maggio a Roma Asgi ha presentato i risultati del primo ricorso, destinato alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), con sede a Strasburgo. In sostanza, l’Italia rischia una multa per violazione dei diritti umani. A sostegno dell’associazione di giuristi ci sono anche Arci e la Yale Law School’s Lowenstein International Human Rights Clinic.

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Motovedetta della Guardia costiera libica (dal profilo Facebook Libyan Coast Guard Watch)

Il procedimento si basa sulla testimonianza di 17 sopravvissuti del naufragio del 6 novembre 2017, famoso perché ha visto la Guardia costiera libica venire allo scontro a fuoco con la nave Sea Watch 3, incaricata dal centro di coordinamento dei salvataggi (Mrcc) di Roma, la struttura della Capitaneria di porto preposta alla gestione delle operazione di soccorso, di recuperare 130 naufraghi.

Il ruolo della guardia costiera libica nel naufragio

La dinamica dell’incidente avvenuto nel Mediterraneo, tra Italia e Libia, è stata ricostruita dal Forensic Oceanography, parte dell’agenzia Forensic Architecture con sede all’Università Goldsmiths di Londra.

La Guardia costiera libica, istruita dalla Marina italiana, così come previsto dal Memorandum d’Intesa Italia-Libia, si è intromessa, allo scopo di riportare in Libia i migranti recuperati dal mare. Secondo la testimonianza di Gennaro Guidetti, uno dei volontari di Sea Watch, i migranti salvati sono stati picchiati e torturati dai guardacoste libici.

I respingimenti in Libia violano i diritti dei migranti

Quarantasette sopravvissuti poi sono effettivamente stati rinchiusi nelle carceri libiche e di questi 17 partecipano all’iniziativa legale. Nel ricorso si specifica che due tra i sopravvissuti sono stati sottoposti a elettroshock in Libia, dove i centri di detenzione – anche secondo l’Onu – costringono i migranti a condizioni disumane.

Secondo Asgi, la condotta della Guardia costiera libica, in virtù dell’accordo Italia-Libia, ricade sotto la responsabilità italiana. Ciò che è accaduto in mare il 6 novembre, quindi, per Asgi si configura come un respingimento in violazione dei diritti dei migranti.

Italia-Libia: 2 milioni per le motovedette di Tripoli

Asgi, attraverso una richiesta di accesso agli atti fatta utilizzando il diritto riconosciuto dal Foia, Freedom of information act, ha interrogato il ministero degli Esteri per avere informazioni sul contenuto del Memorandum libico.

L’accordo prevede, spiega Giulia Crescini di Asgi, che parte dei 2 milioni di euro del Fondo per l’Africa – teoricamente rivolto alla cooperazione allo sviluppo – siano stati impiegati per la ristrutturazione di quattro motovedette libiche (su sei totali, tre di queste già messe a posto).

«È già stata effettuata una gara d’appalto per la riparazione delle motovedette, vinta da un’azienda italiana», aggiunge Crescini.

La Farnesina rivendica il buon funzionamento dell’accordo, sostenendo che sia la base della riduzione degli sbarchi. Asgi ha chiesto un secondo Foia per sapere come è stato implementato il Memorandum, ma a questa richiesta ha ricevuto un diniego, a cui Asgi ha fatto ricorso.

Cooperazione internazionale: Tar giudicherà uso fondi

L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, comunque, un risultato l’ha raggiunto: il Consiglio di Stato il 4 maggio ha stabilito che il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio dovrà pronunciarsi sull’accusa, formulata da Asgi contro il ministero, di aver dirottato fondi pubblici verso scopi diversi da quelli iniziali.

«I migranti sono vittima di un pregiudizio che porta al loro respingimento a causa delle politiche di esternalizzazione dell’Italia», commenta Crescini.

Italia-Niger: accordo senza il voto del Parlamento

Asgi ha presentato anche un Foia a Viminale e ministero della Difesa per conoscere l’accordo di cooperazione militare con il Niger e l’effettivo avanzamento della missione, messa in discussione dallo stesso Paese africano.italia libia

Guardia Costiera libica – Foto: European External Action Service (via Flickr)

L’associazione di giuristi ha fatto ricorso contro il diniego per motivi di segreto militare presentato dai due ministeri.

Accordi Italia-Libia e Italia-Niger: manca l’ok Parlamento

Un ultimo conflitto di attribuzione è stato presentato da Asgi, insieme a quattro parlamentari, alla Corte costituzionale. Gli accordi che il governo ha stipulato con Libia e Niger, infatti, non sono passati da una discussione in aula, esautorando così le Camere, sostiene l’associazione.

Solo l’approvazione della missione militare in Niger è stata votata in Parlamento. «Riteniamo che questi accordi siano di natura politica e che non possano fare a meno del voto favorevole del Parlamento», conclude Crescini.

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