Aggressioni ai medici: ecco cosa succede negli ospedali italiani

Calci, pugni, persino aggressioni sessuali: ogni giorno tre operatori sanitari sono vittime d'aggressione in Italia. Una situazione che nei giorni scorsi ha portato in piazza tanti camici bianchi alla ricerca di sicurezza sul lavoro. E che ha convinto il ministero della Salute ad aprire un Osservatorio permanente per monitorare la situazione

Da Roma a Palermo, si registrano ormai in quasi tutta Italia casi di violenza contro gli operatori sanitari da parte di familiari o pazienti. Camici bianchi, medici e infermieri sono troppo spesso vittime di aggressioni fisiche o verbali. Un fenomeno in continuo aumento, come dimostra un’indagine realizzata da NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche.

Ogni anno, infatti, sono 3 mila le aggressioni che si verificano nel nostro Paese contro medici e personale sanitario. Lo dice la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), precisando che gli ultimi episodi sono avvenuti a Napoli, Roma e nel Barese e all’Inail sono stati denunciati 1.200 casi.

Episodi di violenza contro i medici di Palermo

Nella notte tra venerdì 6 e sabato 7 aprile, a Palermo, all’ospedale pediatrico Di Cristina, un padre disperato per la perdita del figlio, nato prematuramente e con una grave forma di tumore, ha sfogato il suo dolore dando due pugni in faccia a un medico, prendendo per il collo il primario, graffiando al volto una dottoressa e accanendosi infine su un dottore che era seduto, che è finito al pronto soccorso dell’ospedale Civico con un trauma cranico.

L’aggressione si è conclusa con diverse denunce. Contro il padre del bambino, innanzitutto, che è accusato dal manager del Civico, Giovanni Migliore, e dal dirigente del reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Di Cristina, Giuseppe Re, di aggressione a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio. La seconda denuncia, invece, è quella della famiglia del bambino che, difesa dall’avvocato Maurilio Panci, vuole portare i medici in giudizio.

aggressioni ai medici

E di casi simili ce ne sono parecchi. Come quello avvenuto due giorni dopo in un altro nosocomio di Palermo, l’ospedale Villa Sofia. Stavolta la colpa del medico è di aver ritardato di qualche minuto la visita al familiare di un uomo, che ha colpito il dottore a colpi di casco. Gli infermieri presenti hanno bloccato l’aggressore, ma il medico è finito comunque al pronto soccorso.

Ed episodi del genere non avvengono solo tra le mura degli ospedali. All’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Palermo, infatti, qualche giorno prima c’era stata un’aggressione: questa volta una dipendente dell’ufficio anagrafe del presidio sanitario di corso Italia stava fornendo delle informazioni quando è stata spinta a terra, trascinata per i capelli e colpita in maniera violenta con calci e pugni.

Napoli, Roma, Bari: ancora aggressioni ai medici

Il problema delle violenze contro gli operatori sanitari, comunque, non riguarda solo Palermo o la Sicilia. A metà aprile, per esempio, a Napoli una dottoressa del 118 è stata presa a schiaffi, pugni e sputi, insieme ad altri operatori, dai parenti di una coppia che era caduta con il motorino.

All’ospedale Sant’Andrea di Roma, invece, il genitore di un paziente ricoverato ha aggredito la dottoressa di turno minacciandola di morte e mettendole le mani al collo. E ancora: a Palese, in provincia di Bari, l’equipaggio del 118 è stato aggredito da un paziente armato di katana (un tipo di spada giapponese), riuscendo a sfuggire alla sua furia.

Inail: tre violenze al giorno contro gli operatori sanitari

Insomma, la situazione pare stia sfuggendo di mano. Tanto che in media nel nostro Paese si verificano tre episodi di violenza al giorno (dati Inail 2018): violenze che vanno dalle percosse ai tentativi di abuso sessuale.

Per gli esperti, ad essere più a rischio è chi lavora nei pronto soccorso, nelle strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali. Ma anche nei luoghi d’attesa, nei servizi di geriatria e in quelli di continuità assistenziale.

La violenza emerge in contesti particolari: abuso di alcol e droga, mancanza dei limiti di accesso dei visitatori negli ospedali e negli ambulatori. Sono fattori che determinano l’aumento del rischio per gli operatori sanitari.Insieme a situazioni di scarsa illuminazione, come i parcheggi degli ospedali, o la mancanza di un’adeguata formazione del personale sanitario a riconoscere e arginare l’aggressività.

Dottori e infermieri scendono in piazza

Dopo tanti episodi di violenza, il 21 aprile a Palermo si è tenuta una manifestazione davanti al teatro Politeama per dire stop alla violenza: i camici bianchi e i sindacati, insieme al presidente della Regione, Nello Musumeci, al sindaco della città, Leoluca Orlando, e all’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, hanno manifestato in sostegno dei medici.

aggressioni ai medici

Prima della manifestazione, si è tenuto un incontro che i rappresentanti del sindacato Cimo Sicilia hanno definito un «incontro in Prefettura inutile  e di facciata senza i rappresentanti istituzionali di categoria», precisando che sono necessarie azioni decisive. Il sindacato ha proposto il «daspo (il divieto di accedere alle manifestazioni sportive, ndr) per gli aggressori nelle strutture sanitarie».

«La riunione convocata in Prefettura non solo è strumentale rispetto alla manifestazione di sabato 21 aprile, ma soprattutto inutile per la mancanza dei veri rappresentanti istituzionali che di fatto hanno responsabilità organizzative e di prevenzione fondamentali, nelle strutture ospedaliere, nelle guardie mediche e in ogni altra condizione di cura medica», dice Giuseppe Riccardo Spampinato, segretario regionale Cimo Sicilia.

Per il Cimo, infatti, «non basta convocare gli ordini professionali di categoria, o soltanto le donne medico (gli aggrediti sono più uomini che donne), o un unico sindacato di medici (che non rappresenta tutti i medici). Non solo, ma nell’ultimo anno Cimo Sicilia ha inviato al Prefetto ben tre segnalazioni sulla gravità e urgenza di intervento sul tema delle aggressioni al personale medico sul territorio. Una urgenza che è ormai grido d’allarme in tutta Italia, con 3-4 aggressioni al giorno a danno del personale medico e ospedaliero».

L’Osservatorio permanente contro le aggressioni

Il 13 marzo scorso si è insediato presso il ministero della Salute l’Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza contro gli operatori sanitari. Un’idea lanciata dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli.

L’Osservatorio si occuperà di raccogliere dati, fare proposte per prevenire le aggressioni, proposte per nuove norme di legge e per misure amministrative e organizzative.

L’ente è presieduto dal ministro della Salute e ne fanno parte il comandante dei carabinieri del Nas, il coordinatore degli assessori alla Sanità regionali, il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri), il presidente della Federazione degli infermieri, il presidente della Federazione nazionale ordini dei veterinari, il presidente della Federazione dei farmacisti, il direttore generale dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali e i direttori generali della Prevenzione, programmazione e professioni sanitarie del ministero.

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