Ventimiglia: migranti tra storie di ordinaria emarginazione

Decine di storie di migranti a Ventimiglia sono state raccolte dall’associazione Un Ponte Per e dagli attivisti di Stamp. Racconti che ora fanno parte di un report che Osservatorio Diritti ha potuto leggere in anteprima e che mostra una realtà di emarginazione diffusa, soprattutto a danno di minori stranieri

Meles è un ragazzino eritreo di 15 anni che ha provato già quattro volte a passare la frontiera che divide l’Italia dalla Francia. Ha pagato in tutto 600 euro a dei passeurs sudanesi che lo avrebbero dovuto condurre a Nizza, ma tutte le volte è stato scovato dalla polizia francese e riportato in Italia, a Ventimiglia. Da quando un mese prima aveva cominciato il viaggio che lo aveva portato fino a lì – attraversando il mare, il deserto, le prigioni libiche e giungendo nei porti italiani – Meles non aveva ancora avvisato i suoi genitori, che per ricevere una sua telefonata dovrebbero spostarsi dalla città in cui vivono, Adi Qwala, ad Asmara, distante centinaia di chilometri.

Mary, invece, è una ragazzina di 16 anni proveniente dal Ciad. È sbarcata al porto di Salerno insieme alla sorella di 20 anni nel luglio scorso. Dopo l’identificazione, entrambe erano state trasferite in un centro d’accoglienza straordinaria (Cas) di Vicenza, in Veneto. «Un albergo che non assicurava i pasti in maniera quotidiana», ha raccontato Mary. Così, entrambe sono fuggite a Ventimiglia, raggiungendo poi la Francia.

Essere migranti a Ventimiglia oggi

Decine di storie di questo tipo sono state raccolte nei mesi scorsi nei dintorni di Ventimiglia dall’associazione Un Ponte Per e dagli attivisti romani di Stamp. Racconti che ora fanno parte di un report che Osservatorio Diritti ha potuto leggere in anteprima e che segue l’inchiesta realizzata dagli stessi attivisti in seguito al monitoraggio svolto nei pressi dell’hotspot di Taranto.

«Sono tutte storie di ordinaria marginalizzazione», dice Daniela Galiè, attivista di Stamp. «La stessa identica e drammatica marginalizzazione subita da Meles, ragazzino eritreo di 15 anni, è stata, ad esempio, cucita addosso a un altro uomo di nazionalità eritrea, rimandato indietro con un volo di stato dalla Germania all’Italia, perché quest’ultimo era il Paese dove gli erano state prese per la prima volta le impronte digitali nello spazio europeo». E continua: «Solo che una volta arrivato all’aeroporto di Fiumicino, poi, l’uomo aveva raggiunto Ventimiglia, provando ad attraversare il confine verso la Francia, prima in treno, poi ancora attraverso i boschi, procurandosi graffi profondi alle braccia e alle gambe, senza peraltro riuscire a passare».

L’esperimento dei minori stranieri non accompagnati

«Ventimiglia si può definire una città esperimento, nel senso che da diversi anni è una delle città in Europa dove si sperimentano politiche di esclusione in tema d’asilo», dice Osvaldo Costantini, antropologo e ricercatore all’Università La Sapienza.

Costantini ha contribuito alla stesura dell’ultimo rapporto che mette a nudo le violazioni dei diritti lungo la frontiera italo-francese. Dice Costantini: «Nelle settimane di monitoraggio nei dintorni di Ventimiglia abbiamo raccolto storie di minori respinti e costretti dalla polizia francese a tornare a piedi verso l’Italia, senza acqua e senza cibo, in condizioni di sfinimento». E ancora: «La Città è un luogo emblematico della tendenza in atto a trasformare questioni sociali in problemi di ordine pubblico, da gestire tramite le forze dell’ordine».

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Foto: Andrea Panico

E conclude: «La stazione è senza dubbio il posto che meglio rappresenta questa tensione, uno spazio assolutamente militarizzato dove il bianco non ha nulla da temere. Un luogo in cui è la persona dall’aspetto migrante – per usare le parole usate dalla polizia francese – ad avere paura, perché semplicemente passando da qui potrebbe essere sottoposto a fermo di polizia e trasportato forzatamente nei centri di identificazione ed espulsione».

Diritti umani violati tra Italia e Francia: lettera delle ong

«Tra respingimenti illegali e violazioni sistematiche dei diritti dei minori stranieri non accompagnati, ci troviamo di fronte a un quadro gravissimo», hanno scritto in una lettera di denuncia alla Commissione europea e alle autorità italiane diverse organizzazioni impegnate nel monitoraggio dei diritti umani a Ventimiglia.

Sotto la scure dell’Associazione per gli studi giuridici per l’immigrazione (Asgi), della ong Intersos, di Terres des Hommes Italia, Oxfam Italia, della Caritas diocesana di Ventimiglia e della Diaconia Valdese, che tutte insieme hanno firmato il testo della lettera, è finito il comportamento della polizia francese.

«Abbiamo osservato da parte della polizia francese l’introduzione di una pratica di identificazione come maggiorenni di persone dichiaratesi minorenni, e che erano state già precedentemente identificate come minorenni in Italia», hanno scritto le organizzazioni, rilanciando la denuncia contenuta in un rapporto di Intersos e ricordando la sentenza emessa dal Tribunale amministrativo di Nizza lo scorso 22 gennaio, riguardo a un ricorso che era stato presentato da avvocati e associati dei diritti umani nell’interesse di un ragazzino eritreo di 12 anni, che era stato fermato il 12 gennaio scorso dalla polizia francese alla stazione di Menton-Garavan, appena oltre il confine di Ventimiglia, ed era stato destinatario di un decreto di respingimento. Nella sentenza il tribunale francese aveva elencato una serie di normative, nazionali e internazionali, che sarebbero state violate dalle autorità francesi, «privando totalmente la persona dei diritti legati alla sua minore età».

«Gravi mancanze» delle autorità italiane verso minori

«Ci sono anche gravi mancanze delle autorità italiane, nei confronti dei minori, alla frontiera italo-francese», hanno sottolineato le organizzazioni. «I minori stranieri non accompagnati non riescono a presentare domanda d’asilo e quindi avviare la richiesta di ricongiungimento, se non dopo molti mesi dall’arrivo».

E ancora: «Alcuni minori, anche dopo diversi mesi dal loro arrivo, non avevano un tutore né altre figure adulte di riferimento che si prendessero cura di loro, ed hanno lamentato addirittura il mancato soddisfacimento di bisogni primari, quali la disponibilità di cibo, vestiti e spazi adeguati, e l’inadeguata protezione da violenze e abusi».

Già nei mesi scorsi le stesse organizzazioni avevano lanciato l’allarme, esprimendo «forte preoccupazione per i numerosi minori stranieri non accompagnati che si trovano a Ventimiglia al di fuori del sistema di accoglienza, che vivono sulle sponde del fiume Roja, privi di riscaldamento e di servizi igienici, senza accesso all’acqua potabile». Violazioni che erano state messe nero su bianco in una lettera indirizzata a diverse istituzioni italiane, dalla prefettura di Imperia, al Tribunale per i minorenni di Genova, dal garante per l’Infanzia e l’adolescenza, al ministero dell’Interno, per metterli a conoscenza di una situazione ritenuta «non più accettabile».

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