Grain, il film di Kaplanoğlu al Festival dei diritti umani di Milano
Il film che dà il via oggi alla 3a edizione del Festival dei diritti umani di Milano è Grain, l'ultima opera del regista turco Semih Kaplanoğlu. Una pellicola tra ambiente, fantascienza, filosofia e profughi ambientali. In perfetta sintonia con la manifestazione che quest'anno parla di ambiente e diritti umani
È Grain, di Semih Kaplanoğlu, il film scelto dal Festival dei diritti umani per cominciare oggi la sua terza edizione alla Triennale di Milano. Il regista turco – già noto per il suo “Honey” che nel 2010 è stato premiato con l’Orso d’oro alla Berlinale – propone una storia che si sviluppa tra temi ambientali, fantascienza ed elementi filosofici. Un buon connubbio, dunque, per la manifestazione che quest’anno mira proprio a scoprire i collegamenti esistenti tra rispetto e violazione dei diritti umani, da una parte, e ambiente, dall’altra.
Grain: il trailer del film
La trama del film di Semih Kaplanoğlu
Grain è ambientato in un futuro non troppo lontano da noi, dove il cambiamento climatico minaccia la Terra. Le risorse sono governate da poche corporazioni globali. Le città, fortezze isolate, respingono i migranti con schermi magnetici.
Quando un difetto genetico colpisce tutte le piantagioni, il professor Erin (Jean-Marc Barr) viene incaricato di studiare le cause di questa epidemia: parte, allora, per un viaggio pericoloso con il solo scopo di trovare Cemil Akman (Ermin Bravo), un genetista di maggiore esperienza, che può aiutarlo nella sua ricerca.
Risorse in esaurimento e confini invisibili
In un pianeta la cui sopravvivenza, a oggi, si basa sulla ricchezza di pochi e sulla povertà di molti, cosa succederebbe se un “guasto genetico” rendesse democraticamente tutti in pericolo? Davanti alla possibilità di uno sterminio di massa, dovuto alla fine delle risorse, le differenze di classe e di provenienza, come anche i confini, non sembrano avere più importanza.
Quello di Grain è un discorso che tocca parecchi aspetti del mondo contemporaneo: la ridistribuzione delle risorse, la cura (che non abbiamo) per il nostro Pianeta, il predominio dei pochi sui molti, la creazione di inesistenti confini che dovrebbero tenere al sicuro alcuni e respingere altri.
Fantascienza per parlare di ambiente e diritti umani
Semih Kaplanoğlu realizza un film degno della fantasociologia più nobile vista al cinema (“Solaris”, “I figli degli uomini”). In Grain viene messo in scena un futuro dove scienza e tecnologia, apparentemente amiche, perdono la sfida contro la Natura. Anche se l’idea di affidare le sorti dell’umanità a un professore lascia spazio a un barlume di speranza.
Il mondo futuristico raffigurato da Kaplanoğlu, fatto di frontiere e muri perenni (ma invisibili), finalizzati a isolare i pochi fortunati dai molti in cerca di qualcosa di meglio, somiglia molto a quello che viviamo. Che cos’è il territorio, di chi è la Terra stessa, quanto costa il cambiamento, qual è il ruolo della comunità, che cosa può fare il singolo individuo: sono solo alcuni dei temi filosofici del film. E del resto i film di Kaplanoğlu sono spesso storie di uomini e donne che si trovano a combattere da soli le proprie battaglie.
Grain parla però anche di sfruttamento irragionevole dei territori, di disuguaglianze, di profughi ambientali: tutti temi di grande attualità. I migranti ambientali, infatti, non sono fantascienza: Messico, India, Nepal e Filippine sono solo alcuni dei paesi da cui oggi proviene la maggior parte dei profughi del clima, costretti a spostarsi a causa di epidemie, catastrofi naturali, siccità e carestie. Mai come stavolta, in questo scenario (fanta)scientifico desolato, l’autore turco sembra avere le idee chiare su ciò che vuole dire alla società.
Grain è un’imponente coproduzione tra Turchia, Germania, Francia e Svezia e sarà proiettato questa sera alle 20.30 al Teatro dell’Arte della Triennale di Milano in occasione della prima serata del Festival dei diritti umani. Nell’edizione 2018, di cui Osservatorio Diritti è media partner, il filo rosso della manifestazione è Una. Per tutti. Non per pochi: la salvaguardia del pianeta Terra e la tutela dell’ambiente sono oggetto di riflessione di tutti i film in programma.