Festival del Cinema Africano 2018 al via con “Une saison en France”
Un film di Mahamat Saleh Haroun sui migranti apre il 28° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano. È la storia commovente di un richiedente asilo africano in Francia costretto a fare i conti con la mancanza d'accoglienza dell'Europa. Ecco il trailer e la recensione
Ad aprire ufficialmente il 28° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina è Une saison en France, un film di Mahamat Saleh Haroun in programma in anteprima nazionale domenica 18 marzo 2018 alle 20.30 all’Auditorium San Fedele di Milano.
Questa pellicola, la prima di Haroun girata in Europa, è una storia profondamente radicata nell’attualità non solo francese. Racconta la vicenda di Abbas (Eriq Ebouaney), arrivato in Francia dalla Repubblica Centroafricana insieme ai suoi due bambini e al fratello Etienne.
Abbas ha fatto richiesta d’asilo, ma la burocrazia, come anche l’atmosfera che si respira in Francia, non sembra stare dalla parte della sua famiglia. Si ritroverà allora a essere un sans-papier, senza lavoro e senza casa: costretto a scegliere tra un Paese che lo rifiuta e un futuro ancora in viaggio.
Une saison en France: il trailer del film
Un immigrato in Europa al Festival del Cinema Africano
Une saison en France alterna al racconto delle battaglie quotidiane di Abbas, un genitore che non può arrendersi, quello della sconfitta di Etienne, vittima della mancata accoglienza. Il dramma di questi due uomini finisce per condizionare la vita di tutti coloro che li circondano: i bambini e le rispettive compagne, donne che per motivi diversi non riescono a restare loro vicine. Quello raccontato da Mahamat Saleh Haroun è un universo di personaggi destinati a separarsi: quando da spettatori crediamo che i protagonisti siano giunti a una meta, ecco che invece sono costretti a ripartire.
«Il mio desiderio in questo film era riportare “lo straniero” a una dimensione comune, per mostrare che c’è realmente qualcosa che si può condividere».
Così Haroun racconta il mondo dei richiedenti asilo: senza retorica, con uno stile realistico (che ricorda un po’ il cinema dei fratelli Dardenne), fatto di momenti quotidiani e sequenze crude, impietose.
Richiedenti asilo nell’apertura della 28esima edizione
Il film di Haroun che apre il 28° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina (Fcaaal) di Milano, mostra i peregrinaggi e l’iter a cui questi uomini e donne sono sottoposti: il Tribunale Nazionale di Asilo e le stanze in cui vengono esposte le liste degli accettati e dei respinti; l’Oqtf (Obligation à Quitter le Territoire Français), le raccomandate che invitano a lasciare il paese una volta diventati sans- papier; i controlli della polizia per strada e a domicilio. Vengono mostrati anche i luoghi in cui Abbas e suo fratello trascorrono le loro giornate: tra lavori umili, baracche esposte a crudeli graffiti e catapecchie affittate da speculatori di ogni tipo.
«Non c’è posto per gente come noi in Francia, dobbiamo andarcene. Solo non so dove, non abbiamo più paese. È tutto una finzione, come l’Africa».
Le parole amare pronunciate da Abbas in una delle sequenze più sincere del film offrono una visione lucida e inquietante dell’Europa di oggi, paragonata a quella del 1938 delle persecuzioni naziste. Del resto il film non manca di affrontare anche il tema dei crimini di solidarietà, quello cioè di cui si macchia chi aiuta un sans-papier a sfuggire ai controlli.
Lo sguardo di Mahamat Saleh Haroun sui migranti
Tramite il proprio protagonista, Haroun esprime chiaramente le proprie idee sull’argomento. Il regista, originario del Ciad (paese che oggi ospita oltre 400.000 rifugiati provenienti da Darfur, Nigeria e Libia), vive in Francia da ormai 30 anni: ha dichiarato che lo spunto per il film, in particolare per una delle scene più drammatiche, proviene da un episodio di cronaca accaduto nel 2014 nel tribunale per il diritto d’asilo di Montreuil, nei sobborghi di Parigi, dove un richiedente asilo ciadiano si è dato fuoco.
Une saison en France è il settimo film di Mahamat Saleh Haroun dopo Daratt e Un homme qui crie, rispettivamente premiati a Venezia nel 2006 e a Cannes nel 2010.
Il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina 2018 va in scena a Milano
Il film, come detto, apre la rassegna del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, di cui Osservatorio Diritti è media partner. Socio fondatore del Milano Film Network (Mfn), rete che unisce con successo i sette festival cinematografici meneghini, il Festival del Cinema Africano è inserito nel palinsesto dedicato all’anno europeo del Patrimonio culturale 2018, promosso dal MiBact e dalle istituzioni dell’Unione europea.
Il Festival è organizzato, come ogni anno, dall’associazione Centro Orientamento Educativo (Coe), una ong che da 50 anni opera nella cooperazione internazionale e nell’educazione alla multiculturalità. Ecco il programma completo del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina 2018.