Diritti delle donne: libro e sei storie per conoscere chi li difende
"La Lucha" è una graphic novel che racconta la storia di Lucha Castro e di altre cinque difensore dei diritti umani di Chihuahua, uno tra gli stati più violenti del Messico. Sei racconti che portano il lettore, attraverso immagini e testo, alla scoperta di volti e racconti di donne che difendono i diritti di altre donne
Lucha, Alma, Marisela, Norma, Emilia, Josefina. Alle storie di queste sei donne, difensore dei diritti umani nel nord del Messico, si intrecciano quelle di centinaia di altre donne e uomini morti o scomparsi a causa di un diffuso machismo o sotto i colpi della “guerra al narcotraffico”. Così l’aveva chiamata nel dicembre 2006 il presidente Felipe Calderón, quando decise di lanciare l’offensiva contro i cartelli della droga.
Un conflitto che ha mischiato le carte in tavola, confondendo le responsabilità della criminalità organizzata con quelle dell’esercito. Una guerra le cui prime vittime sono state i civili e gli attivisti.
A queste storie ha voluto dare corpo “La Lucha – Storia di Lucha Castro e dei Diritti Umani in Messico”, la graphic novel scritta da Adam Shapiro e Jon Sack, con i disegni dello stesso Sack.
Lucha Castro, avvocata che lotta per i diritti delle donne
L’avvocata Luz Estrela Castro, meglio nota come Lucha (“lotta”, in spagnolo) forse ce l’aveva scritto nel Dna l’istinto di lottatrice. È lei stessa ad ammettere, nella prefazione del libro, che la sua vita è stata «guidata da ideali che ha maturato fin da piccola». E, in effetti, per essere difensore dei diritti umani in Messico, oggi, lo si deve proprio avere nel sangue lo spirito da combattente.Bisogna essere disposti a tutto. All’idea di sacrificare la propria vita, ad avere paura che possa accadere qualcosa di terribile alla propria famiglia. In nome della sicurezza, si devono tagliare i ponti con i propri affetti, si vive in isolamento e, a chi gli viene affidata, perennemente sotto scorta. È una vita-non-vita che ha come nobile scopo quello di provare a salvare altre vite.
Violenza sulle donne e femminicidio a Chihuahua
La cornice delle battaglie di Lucha e delle cinque donne di cui parla il libro è la zona di Chihuahua, nel nord del paese, al confine con gli Stati Uniti. In questo stato si trova anche Ciudad Juarez che, insieme alla capitale Chihuahua, è uno tra i posti con il più alto tasso di violenza di tutto il Messico. Qui, scrive Lucha, «c’è un’epidemia di violazioni dei diritti umani».
Attiva fin dal 1997 come avvocata in questioni relative a vittime di tortura, femminicidi, violenza sulle donne, sparizioni forzate, traffici illegali e violenze sessuali e domestiche, Lucha nei primi anni 2000 ha fondato “Giustizia per le nostre figlie”, un’associazione che si è occupata di casi di donne uccise o scomparse proprio nello stato di Chihuahua.
Diritti umani a rischio tra crimine organizzato e polizia
Nel 2005, insieme agli amici Alma e Gabino, sempre a Chihuahua, ha dato vita al Centro dei Diritti Umani delle Donne (Cedehm) e nel 2010 ha co-fondato una rete per difensori dei diritti umani e familiari delle persone scomparse. «Siamo diventate la prima linea di combattimento a Chihuahua», ribadisce Lucha.
Perché «chi difende i diritti umani si è sempre scontrato con poteri economici e politici. Ma ora c’è un nuovo e più pericoloso fattore di rischio: il crimine organizzato che va a braccetto con la polizia e l’esercito per investire su maxi progetti e che non si fa scrupoli a minacciare, torturare e uccidere chi prova a denunciare questa situazione».
Un libro che parla di donne che difendono altre donne
Lucha non è la sola protagonista della graphic novel. Tutte le storie narrate trasmettono la forza che ogni giorno muove queste donne a non arrendersi di fronte all’ingiustizia. Marisela Escobedo Ortiz, per esempio, di cui Lucha è stata avvocata, è un’altra combattente come la Castro. È stata uccisa davanti al Palazzo del Governo di Chihuahua. Si trovava lì per chiedere giustizia per la morte di sua figlia, Rubi Marisol Frayre, uccisa dal fidanzato nel 2008, e per tutte le vittime di femminicidio.
L’assoluzione del ragazzo di Rubi, nonostante le numerose prove a suo carico, ha fatto intraprendere a Marisela una lotta personale contro lo stato che l’ha portata a marciare a piedi da Ciudad Juarez a Città del Messico per chiedere un’udienza al presidente Calderòn, che gliel’ha negata.
A quanto pare, il fidanzato di Rubi era un intoccabile per la polizia perché appartenente a Los Zetas, uno dei cartelli della droga più potenti in Messico. Marisela, dopo aver presentato l’ennesima denuncia in cui si dimostrava la responsabilità del ragazzo, è stata uccisa con un colpo di pistola il 16 dicembre del 2010.
La potenza del disegno dà forma alle violenze
Oltre alle parole, anche i disegni, con i toni del bianco e del nero, non lasciano spazio alle sfumature interpretative: in Messico si sta vivendo una crisi di diritti umani. E il libro serve a dare forma alla violenza quotidiana, a cui sono sottoposti i difensori dei diritti umani e tutte le persone che, volenti o nolenti, si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ma anche la freddezza dei dati, in alcuni casi, può essere utile a comprendere la dimensione di un fenomeno che è evidentemente diventato sistematico nello stato dell’America Centrale, ago della bilancia di interessi che travalicano i confini nazionali.
Messico, il paese dei desaparecidos
Il numero che può aiutare a rendere l’idea di quello che sta succedendo oggi in Messico è 35.412. Secondo il Registro nazionale che lo ha diffuso a gennaio 2018, è quello delle persone scomparse, considerate come non localizzate o desaparecidos. Se nel primo caso ci si riferisce a soggetti di cui si sono perse le tracce, nel secondo si parla di uomini e donne sequestrati e detenuti da personalità della criminalità organizzata, se non addirittura da funzionari pubblici o autorità statali, o con la loro complicità. Si tratta, cioè, di sparizioni forzate.
In questo contesto, come se non bastasse, a dicembre 2017, è stata approvata la Legge sulla sicurezza interna che ha aperto la strada alla militarizzazione del territorio, dando il nulla osta ai militari per svolgere funzioni di polizia e reprimere le proteste popolari.
Guerra al narcotraffico, specchietto per le allodole
Dopo anni di insuccessi, è ormai evidente come la guerra al narcotraffico sia stata usata dal governo messicano come arma di distrazione di massa, specialmente dell’opinione pubblica occidentale.
«Una cosa dev’essere chiara. Quando arrivò l’esercito e iniziò la guerra alla droga, i trafficanti scapparono. E allora, chi rimase in città? Chi non aveva i mezzi finanziari per andarsene e chi, come la mia famiglia, disse “Perché dovrei andarmene? Non devo niente a nessuno”. La guerra alla droga servì da cortina di fumo per eliminare gli oppositori politici e altre voci di dissenso… voci che mettevano il governo a disagio: giornalisti, attivisti per i diritti umani e leader politici», si legge poco prima dell’epilogo del libro.
Le parole sono di Saul Reyes-Salazar, fratello di Josefina, nota attivista di una città vicina a Ciudad Juarez, Guadalupe, «il posto più mortale del Messico».
La Lucha, prima graphic novel di una lunga serie
Il libro è il primo di una serie di graphic novel voluta da Front Line Defenders, organizzazione non-governativa irlandese che si dedica ad aiutare e sostenere i difensori e le difensore dei diritti umani in tutto il mondo. Pubblicato nel 2015, prima in inglese da Verso Books, poi in spagnolo da Editorial Resistencia, dall’8 marzo è disponibile anche in Italia grazie alla casa editrice Round Robin.
Non ci sia più femminicidio e le donne siano più considerate. L’AGICOM lasci tariffe gestori telefonici sim ricaricabili a trenta giorni come le altre sim perchè c’è una crisi dei diritti umani e, chi scrive messaggi per aiutare qualcun’altro sia premiato. Siano multati i mafiosi, non chi si comporta bene, che dovrebbe avere a ogni messaggio gratuito buono, un bonus.