Romania, dove l’economia cresce tra baracche e bambini di strada

L'immagine internazionale della Romania è quella di un paese con un'economia in forte crescita e un Pil in continua ascesa. Ma ci sono sacche di povertà estrema che mietono ancora parecchie vittime, soprattutto tra i bambini

da Sighet (Romania)

In Romania il Pil continua a correre, ma la povertà è diffusa e profonda, a danno soprattutto dei bambini. A Sighet, città rumena al confine con l’Ucraina, esistono porzioni di terra dove i bambini sono costretti a vivere in vere e proprie baracche, senza luce né riscaldamento. Molti sono accolti da istituti religiosi, che assicurano un pasto e l’igiene personale. Un supporto che tuttavia non riesce a colmare il degrado in cui i minori sono costretti a vivere per assenza di aiuti pubblici adeguati.

«Noi accogliamo i bambini che provengono da famiglie svantaggiate. Molti sono ragazzi con genitori che sono andati a lavorare all’estero. Questo non è di beneficio per i bambini. Specie dal punto di vista affettivo. Ma non solo. L’abbandono scolastico è più frequente nei bambini che non hanno accanto i genitori. Così come l’ingresso in ambienti di criminalità».

A parlare è suor Teodorina. Insieme alle altre sorelle, a Sighet gestisce un centro (Congregaţia Surorilor Maicii Domnului) che accoglie i bambini che provengono da famiglie svantaggiate o in situazioni di rischio, portando avanti una triplice missione: l’educazione dei bambini, la cura verso le persone malate e le attività sociali per prevenire il rischio di abbandono scolastico e dare sostegno alle famiglie per il percorso educativo dei bambini.

Cartina della Romania (il bollino rosso indica Sighet)

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Fonte: Google Maps

I bambini che partecipano ai programmi sociali e di educazione beneficiano tutti i giorni di aiuto per i compiti scolastici, di un pasto caldo, lezioni di matematica e letteratura rumena, corsi di lingua inglese e francese. Ci sono anche dei laboratori per la comunicazione, per la salute, altri di musica e ballo e le attività ricreative.

Bambini abbandonati e protezione statale in Romania

Nel 2016 quasi 10 mila bambini sono stati abbandonati dai genitori a causa, principalmente, della povertà, secondo le statistiche presentate dall’autorità nazionale per la protezione dell’infanzia.

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La mano di un bambino alla finestra di una baracca alla periferia di Sighet – Foto: Felicia Buonomo

Tra il 2015 e il 2016 oltre 10 mila bambini sono entrati nel sistema di protezione statale e il 10% di questi è stato trasferito dal sistema di assistenza speciale ai parenti perché i genitori abbandonano il paese in cerca di un lavoro all’estero.

Economia: aumenta Pil e prevista crescita a Bucarest

Numeri che si scontrano con una realtà che – dal punto di vista economico – sembra crescere velocemente. Su InfoMercatiEsteri (piattaforma del portale della Farnesina che fornisce informazioni sui mercati esteri richieste dagli operatori economici nazionali) si legge come gli ultimi rapporti pubblicati da Eurostat e Ufficio nazionale di statistica romeno (Insse) descrivano un’economia in piena salute.

Nel 2016 il Pil è cresciuto del 4,8% superando le aspettative della Commissione europea, che per il 2017 stima una crescita del 4,4% e del 3,7% nel 2018 (il governo romeno ha stimato un incremento pari al 5,2%).

Le baracche alla periferia di Sighet

Basta spostarsi ai margini del paese per capire che i numeri parlano in realtà di un gap spaventoso, che ha eliminato totalmente la classe media e che si consuma all’interno di una società che vive di discriminazioni e nel mancato rispetto dei diritti umani.

In primo luogo del diritto alla salute. Alla periferia di Sighet c’è un villaggio di vere e proprie baracche, dove i bambini e le loro famiglie vivono stipati in minuscole stanze di legno, privi di elettricità, riscaldamento e acqua corrente. L’alimentazione è costituita per lo più da patate e fagioli e la carne è un miraggio, che diventa realtà in rare occasioni. Per lavarsi e lavare i propri vestiti utilizzano il fiume.

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Il fiume dove si lavano gli abitanti della baraccopoli – Foto: Felicia Buonomo

Ana è una ragazza di 23 anni e vive in una delle baracche, ha un marito e due bambini:

«Non piango facilmente, ma lo faccio ogni volta che i miei figli mi chiedono da mangiare».

Il marito cerca lavoro, ma non riesce a trovarlo a causa della sua etnia. «È un rom e per questo viene discriminato». Le parole sono consapevoli e pesanti.

Nel rapporto annuale 2017/2018 di Amnesty International sull’Europa, alla voce Romania, in particolare per quanto riguarda la situazione relativa ai rom, infatti, si leggeva: «A febbraio 2017, la Commissione europea ha dichiarato che il rischio di vivere in povertà era tre volte superiore per le persone rom che per il resto della popolazione».

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Il carrello per la racconta della legna a Sighet, Romania – Foto: Felicia Buonomo

Nel villaggio di baracche alla periferia di Sighet, esistono dei carrelli di legno, con i quali è possibile andare nella foresta a raccogliere la legna, che poi sarà rivenduta. Con questo strumento si sostentano cinque famiglie. E in alcuni casi la raccolta viene fatta anche dai bambini.

Sanità pubblica e scuola negate a chi non ha documenti

Gli aiuti statali, i cosiddetti assegni familiari, arrivano per i bambini, ma non sono sufficienti. E spesso quei pochi soldi servono per le medicine. Molti bambini si ammalano, a causa della malnutrizione, molti hanno problemi polmonari a causa dell’assenza di un’adeguata fonte di riscaldamento.

Anche ricorrere alla sanità pubblica diventa un problema. Molti di quei bambini non hanno documenti di riconoscimento. Giunti al pronto soccorso gli viene prescritta una cura, ma non possono essere ricoverati in assenza di documenti. E per lo stesso motivo non possono essere iscritti a scuola. Lo racconta Olimpia Bledea, un’infermiera di Sighet, che aggiunge:

«I bambini abbandonati vivono negli istituti, nei centri famiglia, sovvenzionati dallo Stato, che fornisce anche le medicine necessarie alle cure. Ma ognuno di questi centri accoglie al massimo una decina di bambini. Non è sufficiente a colmare le necessità reali, perché le percentuali di abbandono aumentano».

Tra i centri famiglia, c’è anche quello gestito da suor Bianca, dell’ordine delle Benedettine di Carità, partita da Bolzano più di 20 anni fa come missionaria nel nord della Romania, a Sighet. Ogni giorno suor Bianca incontra bambini vittime della povertà.

C’è anche un giorno alla settimana dedicato ai bambini che hanno bisogno di essere spidocchiati e lavati, nel suo centro. Ma anche una scuola materna e il doposcuola per i bambini di strada, che vengono anche sfamati.

«La povertà – dice Suor Bianca – qui in Romania non è normale. Io non la chiamerei povertà. La chiamerei miseria. E alzare le persone dalla miseria è molto difficile. Ai bambini basta la mamma. Anche se miserabile. Il guaio più grande è proprio l’abbandono. Le mamme pensano che andando all’estero e inviando dei soldi facciano il bene dei loro bambini. Ma sbagliano. Questo è il danno più grande. E spesso si trasforma in abuso di alcool e droga».

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