Oxfam, Medici senza frontiere e Onu travolti da scandali sessuali

L'accusa dei media inglesi e dell'authority che sta all'origine dello scandalo Oxfam è che i vertici abbiano coperto l'accaduto. Ma questa storia, che comincia ad Haiti, è solo la punta di un iceberg che coinvolge in tutto il mondo e in diversi modi ong come Medici senza frontiere e Irc. E la stessa Onu

Il 9 febbraio il Times di Londra ha pubblicato un’inchiesta che mette sotto accusa l’ong britannica Oxfam. I fatti risalgono al 2011, ad Haiti, dove l’organizzazione non governativa aveva una missione che la vedeva impegnata nella ricostruzione dell’isola dopo il terremoto.

La fonte del Times è un documento, un’indagine confidenziale del 2011 – che parla di episodi di prostituzione, uso di materiale pornografico, intimidazione – che coinvolge in totale sette persone. Nel report non si esclude che le prostitute ingaggiate dagli operatori di Oxfam fossero minorenni.

Il nome più ingombrante è l’allora capo missione, il belga Roland van Hauwermeiren. Il diretto interessato ha pubblicato in olandese una lettera aperta per difendersi dalle accuse. Nel 2011 il direttore era stato allontanato dall’organizzazione dopo l’ammissione di essere andato a letto con giovani haitiani dopo aver loro dato degli aiuti umanitari, senza però che fosse segnalata alcuna violenza alla polizia haitiana, né aperta una vera inchiesta sul suo conto.

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Le conseguenze dello scandalo Oxfam

Dieci giorni dopo, le conseguenze dello scandalo hanno prodotto l’allontanamento di migliaia di donatori da Oxfam (oltre 1.200 solo nelle prime 48 ore); le dimissioni di Penny Lawrence, vice direttore esecutivo, che ha detto di prendersi «piena responsabilità» per i mancati controlli su van Hauwermeiren; lo stop del governo inglese a milioni di euro di sostegno economico.

La ministra Penny Mordaunt ha chiesto all’ong di dimostrare una «leadership morale», messa a repentaglio dalle accuse di aver tentato di insabbiare il caso con un’inchiesta interna – diramata ad agosto 2011 all’authority di controllo della cooperazione inglese – incapace di individuare e sanzionare a dovere i colpevoli.

Dal Ciad ad Haiti: clima di «impunità» nella ong

Il 16 febbraio Oxfam International ha lanciato una Commissione d’inchiesta «immediata» per fare chiarezza sui casi di abusi sessuali e ha promesso la massima trasparenza sul caso di Haiti del 2011.

The Guardian e The Times, però, hanno già rivelato come il grande accusato, Roland van Hauwermeiren, già nel 2006, in Ciad, sia stato indicato come frequentatore di festini a luci rosse frequentate da prostitute. E riportano anche che l’ong per cui aveva lavorato in precedenza, Merlin (ora inglobata in Save the Children), lo aveva allontanato due anni prima per lo stesso motivo.

Uno stralcio del primo report pubblicato dal Times parlava di «cultura dell’impunità» che regnava nella missioni di Haiti, nel 2011. E non solo. In Inghilterra, sostiene il Sunday Times, lo scorso anno 120 operatori delle più grandi ong sono stati accusati di molestie sessuali. I risultati delle verifiche a seguito di queste segnalazioni, però, non si conoscono.

Il caso Oxfam e l’attacco alle ong: credibilità a rischio

Il clima che si respira all’interno del mondo della cooperazione internazionale ricorda quello della campagna #MeToo, con la quale le attrici di Hollywood hanno denunciato attraverso i social media gli abusi subiti dal produttore Harvey Weinstein.

C’è però un’enorme differenza. L’effetto valanga del caso Oxfam rischia di compromettere in modo definitivo la credibilità di una delle ong più importanti al mondo, il cui impegno nella lotta alla povertà e alla giustizia fiscale è stato fino ad oggi innegabile.scandalo oxfam

Ex ambasciatrice Kristin Davis in visita con Oxfam al campo di Dadaab, Kenya, 2011. Dopo l’inizio dello scandalo ha dichiarato di non lavorare con la ong «da molto tempo» (Fonte: Wikicommons)

Contenere la slavina, che colpisce un mondo delle ong già sfibrato dalla generale sfiducia verso i difensori dei diritti, è difficile anche per le altre organizzazioni. Anche perché i casi che affiorano dal passato, dopo anni di insabbiamenti, sono numerosi e sempre più ingombranti.

Medici senza frontiere si autodenuncia

«Abbiamo diffuso proattivamente i nostri principi e procedure per combattere ogni forma di abuso all’interno della nostra organizzazione, insieme ai dati sui casi riscontrati nel 2017», scrive Medici senza frontiere in un comunicato del 14 febbraio. «Abbiamo preso questa decisione per portare avanti il nostro spirito di trasparenza, in un momento in cui il tema è sotto i riflettori in tutti i settori e gli ambiti della società, purtroppo anche quello umanitario».

Sulle 146 segnalazioni interne giunte all’ufficio centrale dell’ong francese, 40 sono diventate indagini in cui si sono stati individuati 24 casi di abusi sessuali. Le sanzioni sono state 19 licenziamenti. È la prima volta che la ong dà tanta evidenza alle proprie verifiche interne sui casi di violenza sessuale. Con un tardivo tentativo di rompere il silenzio sul tema.

Irc: frode, corruzione e molestie sessuali in Congo

L’International rescue comittee (Irc), organizzazione presieduta dall’ex ministro degli Esteri britannico David Miliband, è invece implicata in casi di abusi sessuali in Repubblica democratica del Congo (Rdc).

I casi in totale sarebbero 37, rivela il tabloid inglese The Sun, di cui tre sarebbero già stati scovati. Anche l’authority di vigilanza delle ong inglesi ne è al corrente, da agosto 2016. Ancora una volta, pare che i vertici dell’organizzazione sapessero, senza però intervenire, se non con un licenziamento.

Per i portavoce dell’organizzazione, però, anche la polizia congolese era stata messa al corrente dei fatti, a differenza di quella haitiana nel caso Oxfam.

Nella Repubblica democratica del Congo, l’International rescue comittee (Irc), secondo il Sun, è sotto inchiesta anche per truffa e corruzione. Di conseguenza, i fondi del progetto per il Congo Girls Education Program sono stati congelati in attesa di chiarimenti sull’uso dei soldi.

Nazioni Unite e violenze: i casi Unhcr, Unicef e Oim

Il 18 gennaio The Guardian ha pubblicato un’inchiesta sulle indagini a carico di due funzionari di alto livello delle Nazioni Unite. E anche all’Onu ci sarebbero casi mai segnalati. Nonostante lo scoop, le conseguenze della rivelazione giornalistica sono state minori dello scandalo Oxfam. Eppure non è la prima volta che si parla di abusi in casa Onu. Sia da parte di persone al Palazzo di Vetro, sia – soprattutto – di personale in missione.

Sono stati 31 gli episodi in cui sono implicati caschi blu (12 casi, per lo più in Mali e Repubblica centrafricana) o personale Onu solo tra luglio e settembre 2017, non tutti accertati, secondo la portavoce Onu Stephane Dujarric. Quattordici di queste segnalazioni sono già diventate un’indagine.

La maggioranza dei casi civili, 15, coinvolge l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), altre tre l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) e uno anche l’Unicef, agenzia che si occupa di bambini.

Accanto a questi casi, già sconvolgenti, ci sono i numeri del passato: nel solo 2016 ci sono state 80 segnalazioni di violenze sessuali in cui sono coinvolti peacekeepers e altre 65 con protagonisti operatori civili. Il Paese in cui questi episodi sono avvenuti più di frequente è la Repubblica Centrafricana, dove opera la missione Minusca.

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3 Commenti
  1. giorgio dice

    spero non sia vero , però avendo 30 e più anni di volontariato in africa è possibile . Io quelle persone le condannerei a vita in carcere nel paese dove hanno maltrattato e violentato persone.
    Naturalmente tutte le sue proprietà o della organizzazione che rappresentano sequestrate per pagare danni e tolto licenza rovinati a vita-

  2. Massimiliano Fabiano dice

    Sono quasi vent’anni che faccio donazioni all’UNHCR, ho avuto fiducia in codesta organizzazione perché gli ambasciatori sono persone assai note. Una notizia simile mi sconvolge, qualcuno mi consigli, devo continuare a farlo?

    1. Giacomo dice

      Meglio donare ad associazioni di volontari più piccole e trasparenti. Le multinazionali della solidarietà sono troppo “opache”.

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