Venezuela: la crisi dell’economia insegue chi scappa in Brasile
Ogni giorno 300 profughi lasciano il paese di Maduro in direzione Brasile. Dove però non trovano l'accoglienza sperata. Fuori dal Venezuela, infatti, si registrano situazioni di fame e una "guerra tra poveri". A farne le spese sono spesso bambini, adolescenti e donne. Ecco le ultime notizie dallo stato brasiliano della Roraima
Quanto più la crisi economica ne limitava progressivamente la capacità di acquisto, tanto più i prezzi degli alimenti continuavano a salire spinti da un’inflazione a tre cifre. E quando il cibo ha iniziato a scarseggiare, anche per chi era disposto a pagarlo a peso d’oro, con lo stato sociale incapace ormai di dare risposte, per molti non è rimasta altra scelta che incamminarsi nella foresta, alla ricerca di aiuto oltre confine. Così la lenta fuga dal Venezuela ha iniziato a prendere la direzione del Brasile, attraverso la foresta amazzonica. Destinazione Roraima, lo Stato più vicino.
Onu: 300 profughi al giorno in fuga dal Paese di Maduro
Per l’Alto commisariato Onu per i rifugiati (Unhcr), si tratta di un flusso continuo, stimato in circa 300 profughi al giorno nell’ultimo anno. Al loro arrivo, però, i venezuelani, molti appartenenti a comunità indios, non hanno trovato un’accoglienza in grado di rispondere ai bisogni.
Crisi Venezuela: accoglienza inadeguata per chi scappa
Ritardi burocratici e mancanza di coordinamento istituzionale per organizzare gli aiuti, hanno infatti causato una crisi umanitaria non molto differente da quella che i profughi cercavano di lasciarsi alle spalle, cui le autorità brasiliane non sembrano in grado di dare una risposta. Alimentando precarietà, esclusione sociale e l’insofferenza dei residenti, sfociata più volte in atti di intolleranza e xenofobia.
La “concorrenza” ha generato una guerra tra poveri sia sul lavoro sia quanto all’accesso ai servizi. I lavoratori venezuelani, senza controlli da parte delle autorità, si offrono, sfruttati, a un prezzo fino a tre volte inferiore a quello dei brasiliani nella stessa funzione, di per sé già basso. Con scuole e ospedali insufficienti per tutti.
La situazione: 56 mila venezuelani entrati in Brasile
Dall’inizio della crisi economica venezuelana nel 2016, sono stati circa 56 mila i cittadini della repubblica bolivariana che hanno deciso di lasciare il Venezuela e sono arrivati in Brasile.
Solo 22 mila nel 2017 quelli che si sono rifugiati tra gli stati di Amazonia, Parà, ma soprattutto in Roraima. Di questi, 8 mila hanno ufficialmente richiesto residenza permanente. Ma nessuna pratica è stata ancora analizzata.
Proteste a Caracas, capitale del Venezuela
Questa condizione di incertezza ha avuto immediata ripercussione sulla qualità della vita delle famiglie fuggite dal Venezuela in Roraima, sfociata in situazioni gravissime. Fame e malnutrizione sono una triste costante, intere famiglie anche con donne incinta, costrette a vivere per strada a causa della mancanza di alloggi.
E per i pochi fortunati riusciti a trovare spazio in uno dei ricoveri messi a disposizione, le condizioni restano disumane. Come nel caso della palestra Tancredo Neves nella città di Boa Vista. Struttura fatiscente, bagni perennemente allagati, raccolta rifiuti al minimo.
Economia: le accuse e le risorse messe in campo
La causa di tanti disagi è da ricercare soprattutto nella mancanza di coordinamento nelle azioni in aiuto ai profughi tra i governi federale, statale e municipale.
Lo sostiene il Consiglio Nazionale dei Diritti Umani, che ha inviato una missione sul posto per verificare la situazione. Di fronte alle accuse, però, ciascuna autorità ha iniziato a scaricare responsabilità sull’altra.
L’epicentro della crisi umanitaria è la cittadina di Paracaima. Circa 12 mila abitanti prima della crisi, ha visto quintuplicare il numero di residenti. Considerati i numeri, tutti a carico del Municipio, il prefetto della città, Juliano Torquato, ha chiesto maggiore aiuto al governo, come scrive Agencia Brasil:
«La nostra rete è allo stremo, non ci sono condizioni per andare avanti. Da un anno e mezzo viviamo questa situazione e non abbiamo alcun appoggio finanziario o logistico dal governo».
Dal canto suo, il governo si è difeso sostenendo di aver promosso appoggio tecnico-finanziario allo Stato e aver già stanziato 800 mila reais (200 mila euro circa) per l’organizzazione dei ricoveri per le scorte alimentari.
Denaro che si è sommato ai 31 milioni di reais (meno di 8 milioni di euro) stanziati dal ministero della Salute per migliorare le capacità di ricezione di pazienti nella rete pubblica, anche questa carente e insufficiente già prima della crisi.
Cosa succede a bambini vittime della crisi di Caracas
In mezzo allo scontro politico e al disagio, i più esposti sono i bambini. Molti di quelli fuggiti dal Venezuela al Brasile non hanno accesso alla scuola e per strada, spesso senza la vigilanza dei genitori, diventano facili prede di esplorazione sessuale. Lo denuncia l’avvocato Glícia Thais Miranda del Consiglio nazionale dei Diritti dei bambini e adolescenti, legato al ministero dei Diritti umani.
Entro febbraio sarà presentato uno studio completo ufficiale sulla ricerca condotta dal Consiglio. Al termine delle visite tra Boa vista e Pacaraima, però, è stato immediatamente denunciato già che quasi 300 bambini si trovano in una situazione di estrema vulnerabilità in strutture senza infrastrutture e senza accesso a istruzione e sanità.
Una condizione di abbandono che mette bambini e adolescenti a rischio di essere preda di criminali e pedofili, in una zona del Paese già a rischio.
Donne venezuelane in pericolo in Brasile
Grande rischi ci sono anche per le donne «Il Roraima – afferma Miranda – è lo Stato con il maggior numero di femminicidi in Brasile. Molte donne migranti che arrivano si inseriscono in questa realtà e diventano vittime di violenza».