Concetta Candido: Gad Lerner e la donna che si diede fuoco all’Inps

Gad Lerner ricostruisce la storia di Concetta Candido in un libro. Una vicenda che, altrimenti, sarebbe durata 24 ore: il tempo necessario a dichiarare la donna fuori pericolo, dopo essersi data fuoco all'Inps di Torino, ormai stufa di aspettare gli arretrati dovuti. Un racconto di sofferenza su cui vale la pena soffermarsi

Concetta Candido è un’operaia: ha 46 anni, è figlia di genitori immigrati dalla Calabria nella cintura torinese e non ha studiato. Fa le pulizie in una birreria di Settimo Torinese: ci lavora da una decina d’anni, quando viene licenziata.

Concetta Candido è la donna che nei primi giorni dell’estate del 2017 si è data fuoco in un ufficio dell’Inps, a Torino: licenziata nel mese di gennaio, era stanca dei lunghi mesi trascorsi prima di poter ricevere il primo bonifico della sua indennità mensile di disoccupazione, la Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi). Era indignata, anche, per essersi vista accreditare poche centinaia di euro, un versamento irrisorio per lei, che attendeva tutti gli arretrati dall’inizio dell’anno. Soldi che le sarebbero serviti per pagare i debiti accumulati.

Concetta Candido: una notizia durata 24 ore

Quando accende il suo corpo, dopo averlo cosparso di un liquido infiammabile, Concetta Candido non vuole suicidarsi, ma compiere un gesto esemplare, denunciare pubblicamente che cosa le sta accadendo. Non muore, anche grazie a due persone, tra le tante in fila con lei nell’ufficio Inps di corso Giulio Cesare, che la soccorrono.

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Copertina del libro di Gad Lerner “Concetta” (dettaglio)

Non muore, e questo fa sì che dopo 24 ore il suo gesto non rappresenti più una “notizia“, per i media. Non muore, Concetta, e questo ha permesso ad un giornalista di incontrarla, in ospedale, dov’è ancora ricoverata per una lunga degenza: è Gad Lerner, che alla storia operaia di Concetta si è appassionato, dedicandole un libro. Il titolo scelto, appunto, è “Concetta” (Feltrinelli, 2017, 176 pagine). Esemplare, si capisce leggendolo, non è solo il gesto della donna, ma la sua vicenda.

I due pub tra Settimo Torinese e Moncalieri (Torino)

Per una decina d’anni Concetta Candido ha lavorato occupandosi delle pulizie in un locale di Settimo Torinese, il Befed Brew Pub. Dal 2010, però, insieme a tutti i dipendenti, aveva dato vita a una cooperativa, che era presieduta – ricostruisce Lerner – dalla moglie del titolare, Stefano Papini.

Ai giornalisti che l’hanno intervistato, l’uomo racconta così la vicenda: «I nostri dipendenti hanno deciso di mettere su una cooperativa per erogare servizi a terzi. Un modo per allargarsi e per crescere». Nella storia operaia di Concetta, e delle sue tre colleghe, non ci sono che i saloni, le cucine e i bagni dei due pub gemelli di Settimo Torinese e Moncalieri, sempre in provincia di Torino.

Una falsa cooperativa? A rimetterci sono gli operai

Ecco perché la Cometa (così si chiama la cooperativa di cui era socia lavoratrice Concetta Candido), per com’è descritta da Lerner, sembrerebbe una cooperativa nata solo per poter chiedere «agli assunti di rinunciare al rapporto di dipendenza». Una scelta pienamente legale che permette di esternalizzare costi e contratti, ma che in altri casi ha portato a storie di cooperative fantasma o persino di caporalato (come nel settore della macellazione).
In casi simili, inoltre, può accadere che si vada a ridurre l’orario di lavoro dei soci, cosa accaduta anche a Concetta nel corso degli anni. Diventa anche più facile, a determinate condizioni, decidere di fare a meno di un lavoratore. E appaltare il servizio all’esterno, cosa che è poi avvenuta nel caso descritto dal libro.

La bolla dei social network

Oltre a incontrare e intervistare tutti i protagonisti della storia di Concetta, Lerner ne ricostruisce la storia anche attraverso il suo profilo Facebook. La carrellata di post è una lettura interessante, perché tra gennaio e la fine di giugno 2017 Concetta non scrive niente in merito allo stato d’animo che sta vivendo, alla disperazione che si fa strada in lei, al malessere e alla rabbia che covano.

La “finestra” virtuale offre una falsa rappresentazione della donna. Fino al 27 giugno, quando poco prima di uscire per andare nella sede dell’Istituto nazionale di previdenza scrive:

«Che oggi vado al Inps e li faccio tutti neri neri o viola? Comunque sia gli cambio i connotati E attributi»

Il lavoro «retrocesso» nel libro di Gad Lerner

Scrive Lerner: «Seguendo le vicissitudini di Concetta Candido, ritrovatasi sola e senza reddito dopo tanti anni di bucce d’arachidi raccolte dal pavimento e di strofinamento dei forni unti di grasso dei galletti Vallespluga, ci siamo dunque addentrati nel mercato del lavoro dal crinale della sua estrema vulnerabilità» (pagina 158). Parla, poche pagine dopo, di «lavoro retrocesso». Una nuova categoria, che va oltre la precarietà, perché non rappresenta solo la negazione dei diritti e invade ogni sfera della vita.

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