Giorno della memoria: breve dizionario da genocidio a shoah
La Giornata della Memoria è stata istituita in Italia nel 2000 per ricordare le vittime della shoah e le leggi razziali. Si celebra il 27 gennaio perché in quella data del 1945 sono stati abbattuti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Ecco un breve dizionario con i concetti fondamentali
27 gennaio 1945. I soldati dell’Armata Rossa entrano nel campo di concentramento di Auschwitz e liberano i pochissimi superstiti dello sterminio nazista. 55 anni dopo, il 20 luglio del 2000, la Repubblica italiana istituisce il Giorno della Memoria.
Nel primo articolo della legge si riconosce il 27 gennaio come data simbolica per «ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati».
Abbattere quel cancello ha significato svelare al mondo l’inferno che si nascondeva dietro la scritta «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi). Oggi, a 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali del regime fascista, ricordare significa negare i concetti di razza inferiore e di antisemitismo, ma anche i totalitarismi all’interno dei quali sono stati partoriti.
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Che cos’è il Giorno della Memoria
L’idea di istituire il Giorno della Memoria nasce nel 2000 durante il Forum di Stoccolma sull’Olocausto. L’Italia, sulla scia di questo movimento internazionale, decide di istituzionalizzare il ricordo della Shoah con la legge numero 211. Una presa di posizione netta da parte del governo, con delle ricadute positive sia a livello politico sia culturale, ma che rischia di avere anche un «effetto indesiderato».
«Questa memoria, che fino agli anni Settanta era incastonata in quella dell’antifascismo, con il passare del tempo ha assunto una propria autonomia», spiega lo storico Filippo Focardi. Secondo il professore dell’Università di Padova, concentrarsi solo ed esclusivamente sull’«evento Shoah», e non sulle cause, può avere come conseguenza «la perdita di contatto con i riferimenti storici che hanno provocato questo orrore, ovvero i regimi nazista e fascista».
Memoria della shoah, memoria antifascista
In particolare in Italia, la tendenza ad attribuire la responsabilità esclusivamente ai tedeschi, ha generato un discorso pubblico falsato, legato al concetto di “italiani brava gente” che purtroppo tradisce la realtà dei fatti.
«È doveroso – precisa Focardi – riconoscere, come si fa nel testo della legge, l’esistenza dei “giusti”, però questo non deve diventare un alibi o uno strumento per lavare la coscienza degli italiani. Anzi, la riflessione sulle loro responsabilità nello sterminio degli ebrei deve spingere a chiedersi come sia stato possibile che, nonostante figure come Giorgio Perlasca, gli ebrei siano stati perseguitati, imprigionati, deportati e massacrati nei campi».
Ruth Hauben con altre bambine nel campo d’internamento di Ferramonti (Ferramonti di Tarsia, Cosenza), 1941*
«Il problema – prosegue Focardi – è che accanto alla “brava gente” c’è stata anche tanta “mala gente” e, soprattutto, bisogna riconoscere che c’è stato un regime, quello fascista – che nella legge non viene citato – che ha messo in atto delle politiche che hanno concorso a rendere possibile lo sterminio degli ebrei».
Secondo Focardi, quindi, c’è l’urgenza di ritornare alle origini storiche dell’antisemitismo e di imprimere alla Giornata della Memoria una coscienza storica più profonda, di trovare un ponte tra la memoria antifascista e la memoria della shoah. Un modo per farlo è quello di tornare alle parole che costituiscono una sorta di dizionario del Giorno della memoria.
Il dizionario della Giornata della Memoria: Leggi razziali
Nel 2018 corre l’80esimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali, esplicitamente concepite dal regime fascista per colpire gli ebrei. I primi segni di un razzismo italiano si sviluppano, però, già dopo la guerra in Abissinia e la proclamazione dell’Impero nel 1936. Da quel momento il governo di Benito Mussolini avvia una vera e propria politica razziale, prima nelle nuove colonie e poi in Italia.
Ghiron Ettore, luogo non identificato, 1940 – giugno 1944 (“Ghiron Ettore, ebreo, fu Leone di anni 55 arrestato a Genova il 12 Giugno 1944, trasportato prima a Marassi poi a Carpi (Fossoli) ivi fine Luglio trasferito località ignota presumibilmente Germania. Non si hanno altre notizie/ Duplicato”) *
L’antisemitismo si innesta quindi su un razzismo già dilagante. Dopo una serie di misure per schedare e quindi espellere gli ebrei dai principali ruoli pubblici, il 14 luglio del 1938 viene pubblicato, in forma anonima, su “Il Giornale d’Italia”, un documento diventato poi noto come il “Manifesto della razza”.
Ne “Il Fascismo e il problema della razza” si afferma che «le razze umane esistono, che il concetto di razza è biologico, che la popolazione italiana è di razza pura e di origine ariana e che gli ebrei non appartengono alla razza italiana».
Lo stesso manifesto è stato poi ripubblicato il 5 agosto 1938 sul primo numero della rivista “La difesa della razza”, diventando un documento fondamentale in vista della promulgazione dei cosiddetti “provvedimenti per la difesa della razza italiana” voluti dal Duce, avvenuta con la firma del Re Vittorio Emanuele III del Regio Decreto 1728.
Con questo atto, il governo ha messo a punto una definizione giuridica, basata sul concetto di razzismo biologico, e ha stabilito di perseguitare gli ebrei in quanto razza. È così che si è aperta la strada alle deportazioni e ai campi di concentramento.
Giorno della memoria 2018: cosa significa olocausto
Olocausto è una parola che deriva dal greco olokaustos e indica un sacrificio religioso in cui la vittima viene completamente bruciata in onore delle divinità, praticato sia nel mondo greco sia in quello ebraico. In latino è diventato holocaustum. In italiano antico ha assunto il significato metaforico di sacrificio estremo.
Scheda segnaletica della Direzione generale di P.S. del Ministero dell’Interno di Veneziani Ubaldo, Pesaro, marzo 1942*
Oggi Olocausto, invece, è diventato sinonimo di sterminio sistematico di milioni di ebrei compiuto dai nazisti e dai loro alleati durante la Seconda guerra mondiale. L’uso assoluto del termine ha iniziato a diffondersi negli ambienti ebraici di lingua inglese già dal 1943. Da quel momento viene scritto con l’iniziale maiuscola, “The Holocaust”, e ad essere usato come corrispettivo della parola ebraica Shoah.
Shoah, sterminio del popolo ebraico
Shoah è una parola ebraica che significa “catastrofe, calamità“, priva del riferimento biblico al sacrificio religioso. Per questo negli ultimi decenni ha iniziato a essere preferita a Olocausto per riferirsi allo sterminio degli ebrei.
Un progetto folle e insensato, messo nero su bianco il 20 gennaio 1942 durante la conferenza di Wannsee, da quindici tra i maggiori funzionari del Partito Nazista e del Governo tedesco e autorizzato dallo stesso Hitler già nel 1941. Un piano che prevedeva l’eliminazione sistematica e premeditata degli ebrei di tutta Europa, poi ribattezzato con il nome in codice “Soluzione Finale“.
Genocidio, la definizione giuridica
Un altro termine con cui ci si riferisce allo sterminio degli ebrei è genocidio (dall’unione del greco ghenos, stirpe e –cidio, che rimanda a omicidio). Una parola “nuova”, coniata tra il 1943 e il 1944 dal giurista polacco Raphael Lemkin per designare lo sterminio degli armeni operato dall’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1916. Dopo quello nazista degli ebrei, il termine è entrato ad essere usato in ambito giuridico.
Con la risoluzione 96 del 1946, l’Onu ha definito il genocidio «un crimine di diritto internazionale, contrario allo spirito e ai fini delle Nazioni Unite e condannato dal mondo civile» riconoscendo che «in tutte le epoche storiche ha inflitto gravi perdite all’umanità». Sempre l’Onu, nel 1948 ha poi adottato la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, dove all’articolo 2 se ne dà una definizione più ampia:
«Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: uccisione di membri del gruppo; lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro».
Chi sono i “Giusti tra le nazioni”
La legge con cui è stato istituito il Giorno della memoria contiene il riferimento a una categoria di persone che ha permesso di salvare migliaia di ebrei perseguitati, quella dei “Giusti tra le nazioni”. La locuzione ha iniziato a essere utilizzata dopo la fine della Seconda guerra mondiale per indicare i non-ebrei che hanno messo a rischio la propria vita per sottrarre alla morte anche un solo ebreo dalla Shoah.
Negli anni ’60 Yad Vashem ha iniziato un progetto per assegnare il titolo di “Giusti fra le Nazioni”. Nel museo a lui dedicato, che si trova a Gerusalemme, è nato nel 1962 anche il primo Giardino dei Giusti. La piantumazione di un albero, infatti, nella tradizione ebraica indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara.
Poveri ebrei