Diritti umani in Africa: dossier su vita, cibo, salute, scuola, informazione
Una corposa analisi curata dai giornalisti di Osservatorio Dossier fa il punto della situazione sui diritti umani in Africa tra vita, cibo, salute, scuola e informazione. Ecco un breve estratto dell'inchiesta pubblicata per esteso sul mensile Nigrizia
È nella zona grigia tra vita e assassinio di Stato che si gioca la partita tra un diritto fondamentale di ogni uomo e la sua violazione. Tra le parole “cibo” e “fame”, o tra “salute” e impossibilità di curarsi”, che si può riscoprire la possibilità di vivere un’esistenza degna o essere costretti, al contrario, a passare per sofferenze e umiliazioni. E ancora: istruzione e analfabetismo, diritto all’informazione e censura.
Tra questi estremi si muove il dossier curato dai giornalisti di Osservatorio Diritti e pubblicato dal mensile Nigrizia a settembre. Un approfondimento di una ventina di pagine per dire come sta messa l’Africa in termini di diritti umani. Una serie di analisi basate sugli ultimi dati disponibili e riconosciuti a livello internazionale. Ma anche, e soprattutto, sulle storie di uomini e donne che hanno vissuto sulla propria pelle cosa voglia dire un sopruso, un privilegio o il semplice riconoscimento di un qualcosa che spesso si dà per scontato ad altre latitudini.
La giornata mondiale dei diritti umani
Osservatorio Diritti ha deciso di riproporre, seppure in estrema sintesi, alcuni degli elementi emersi da questa accurata analisi (per il dossier completo si rinvia al numero 9 del 2017 di Nigrizia). Affinché la Giornata mondiale dei diritti umani – che si celebra, come ogni anno, il 10 dicembre – possa essere davvero l’occasione per accrescere la conoscenza, e la coscienza, di quello che sta accadendo in Africa proprio in termini di diritti violati.
Un viaggio lungo “5 diritti capitali”, come recita il titolo scelto dal mensile dei missionari comboniani per questo lungo speciale. Diritti ribaditi ancora una volta, per dirla con il sottotitolo del dossier, per ricordarci che «non è scontato poter mangiare tutti i i giorni e nemmeno avere accesso alle cure mediche». E ancora: «C’è chi diventa adulto senza sapere leggere e scrivere», «chi si deve piegare alle notizie addomesticate dal potere» e pure Stati che «faticano a distinguere tra fare giustizia e giustiziare».
Diritto alla vita e pena di morte in Africa
Il primo e fondamentale diritto da cui parte questo dossier, non può che essere il diritto alla vita (questa analisi pubblicata su Nigrizia è di Ilaria Sesana). Che viene ancora violato in diversi paesi africani. Sono ancora 16, infatti, quelli che continuano a mantenere la pena capitale nel proprio ordinamento: Botswana, Ciad, Comore, Egitto, Etiopia, Gambia, Guinea Equatoriale, Lesotho, Libia, Nigeria, Repubblica democratica del Congo, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Uganda e Zimbabwe.
In particolare, secondo i dati diffusi quest’anno da Amnesty International sono sei le nazioni africane che che hanno eseguito condanne a morte nel corso del 2016.
A preoccupare è innanzitutto l’esplosione del numero di condanne a morte pronunciate. Se nel 2015 erano 1.090, infatti, l’anno scorso sono state ben 1.423. Una crescita legata in gran parte alle sentenze emesse in Nigeria (527 pene capitali), ma a cui hanno contribuito pesantemente anche paesi come Egitto (237) e Camerun. In tutto, lo scorso anno il numero delle persone detenute in Africa nel braccio della morte è salito a quasi 2 mila (1.979).
In Egitto oltre due terzi delle condanne eseguite
Quanto alle esecuzioni messe in atto, il nome che ricorre ancora con violenza è quello dell’Egitto. Proprio il Paese con cui l’Italia ha deciso di riprendere rapporti diplomatici nonostante le proteste di tante associazioni che difendono i diritti umani e chiedono verità per l’uccisione di Giulio Regeni, infatti, ha eseguito 44 delle 64 esecuzioni che hanno interessato tutta l’Africa.
Dopo lo stato guidato dal generale al-Sisi, nei dati raccolti da Amnesty International si piazza la Somalia (14 esecuzioni capitali)
Diritto al cibo e il problema della fame in Africa
L’obiettivo “fame zero” nel mondo è ancora un miraggio. In Africa, infatti, si continua a morire proprio di fame (l’articolo su Nigrizia è di Cristina Maccarrone). E ad essere messi peggio sono la Repubblica Centrafricana, il Ciad e lo Zambia. A rivelarlo è il Global Hunger Index 2016, l’indice globale stilato dall’International Food Policy Research Institute (Ifpri).
In particolare, l’analisi dell’importante istituto di ricerca internazionale ha preso in considerazione fattori quali la denutrizione della popolazione, la diffusione del dramma della denutrizione tra i bambini con meno di 5 anni di età, il ritardo nella crescita dei bambini e la mortalità infantile.
Le cause che portano a situazioni drammatiche sono diverse e tutte strettamente intrecciate tra loro: guerre e conflitti di vario genere, violenze, sfollamenti, malgoverno, raccolti andati male e prezzi dei generi alimentari in salita.
Nella parte alta della classifica dell’indice si incontrano la Tunisia, l’Algeria e il Marocco.
Diritto alla salute in Africa: la situazione secondo l’Oms
Aids, malattie respiratorie e diarroiche, malaria. In Africa si continua a morire per vari problemi di salute (analisi di Lorenzo Bagnoli). Così come di malnutrizione. Ma il punto critico restano le scelte politiche e la conseguente possibilità di avere accesso alle cure necessarie, che in molti Paesi resta un privilegio per pochi ricchi e di cui fanno le spese troppi bambini.
In particolare, stando ai dati dell’African Health Observatory dell’Organizzazione mondiale per la sanità (Oms), il Paese in cui l’aspettativa di vita è più bassa è la Sierra Leone, dove in media si muore ad appena 46 anni e dove le infrastrutture dei servizi sanitari sono estremamente precarie. E la situazione è critica, tra gli altri, anche in Lesotho (50 anni) e Repubblica Centrafricana (52).
Per quanto riguarda i bambini, si segnalano le pessime condizioni rilevate in Niger e Nigeria, messe malissimo quanto a malnutrizione infantile e bambini sottopeso.
Diritti dei bambini: l’istruzione in Africa
Per chi nasce in Africa la possibilità di frequentare una scuola e di imparare a leggere e scrivere è ridotta al lumicino (l’articolo pubblicato su Nigrizia è scritto da Marco Cochi). Secondo i dati dell’Istituto di statistica dell’Unesco, infatti, su 60 milioni di bambini che non vanno a scuola in tutto il mondo, ben 35 milioni vivono nell’Africa subsahariana. Nell’Africa occidentale e centrale, inoltre, poco meno di 19 milioni di ragazzi non hanno la possibilità di ricevere un’istruzione primaria. Un dato che risulta ancora più chiaro se messo a confronto con altre regioni: in questa parte del mondo la media è del 27%, contro il 4% registrato in Europa occidentale, Nord America e Australia.
E questa problematica non risparmia neppure gli adulti. Complessivamente, il Paese meno alfabetizzato al mondo è il Niger, dove appena il 26,5% degli abitanti sa leggere e scrivere. Seguono in questa classifica il Sud Sudan (44,3%) e il Mali (poco meno del 50% dei giovani-adulti alfabetizzato).
Il diritto all’informazione per Reporter senza frontiere
La situazione del diritto all’informazione in Africa, nonostante qualche miglioramento, resta drammatica (articolo di Cristina Maccarrone). Secondo il World Press Freedom Index 2017 redatto da Reporter senza frontiere, infatti, l’Eritrea di Isaias Afwerki è il penultimo Stato al mondo da questo punto di vista: peggio fa solo la Corea del Nord. Segue il Sudan, dove il presidente Omar El-Bashir è anche accusato di crimini contro l’umanità. E va male anche il Gibuti, dove è la stessa legge in vigore a mettere la museruola alla libertà di stampa.