Grecia: accoglienza minori stranieri soli al collasso
Centri sovraffollati e non idonei ospitano sempre più spesso i minori stranieri soli in Grecia, che finiscono così nelle mani dei trafficanti. Al momento si contano già 18.500 bambini in centri per rifugiati, ma il numero è in aumento. Con situazioni limite soprattutto nelle isole di Samo e Lesbo. E gli arrivi stanno aumentando, mentre l'inverno complica tutto
Nessuna vera accoglienza per i minori stranieri non accompagnati che arrivano in Grecia dopo un lungo viaggio. E la situazione critica potrebbe collassare presto con l’arrivo dell’inverno e l’aumento del numero degli arrivi. Lo denunciano le organizzazioni umanitarie, che si sono incontrate a Stoccolma in occasione del convegno “Bambini e giovani migranti, inclusione sociale e transizione verso l’età adulta”. E che parlano ora di centri sovraffollati e non idonei. A partire da quelli sulle isole.
Crisi greca: i dati dei migranti minori
Complessivamente, nel paese si contano 18.500 bambini in centri per rifugiati, tra i quali ci sono circa 2.500 minori non accompagnati. Sulla terra ferma sono un migliaio, mentre gli altri sono stati messi in centri di detenzione, hotspot, aree di sicurezza. Da un paio di mesi a questa parte, inoltre, gli arrivi stanno aumentando. E la situazione è ormai al limite nelle isole di Samo e Lesbo. Qui, infatti, circa 8 mila profughi sono stipati in hotspot che potrebbero accogliere non più di 3 mila persone.
Una situazione che l’esecutivo greco sta pensando di affrontare portando circa 2 mila persone sulla terraferma. Ma questo non è ancora sufficiente per placare la tensione dei migranti, soprattutto a Lesbo, che denunciano apertamente la situazione “deprecabile” in cui la Grecia li sta accogliendo.
Politiche sicurezza consegnano stranieri a trafficanti
Le accusa di Lucio Melandri, senior emergency manager di Unicef, sono pensanti: «La detenzione dei minori migranti non è mai giustificata, o giustificabile, neanche con scusanti che tirano in ballo i principi di custodia e prevenzione. Bisogna lanciare un appello a livello internazionale per dire forte e chiaro che la situazione che si sta vivendo in Grecia è inaccettabile. I bambini non devono stare in centri detentivi, le alternative ci sono, sempre».
Isola di Lesbo – Foto: IOM/Amanda Nero 2015
E la situazione è davvero critica anche nei centri in Libia. Dice ancora Melandri: «Il problema per i minori migranti inizia da lontano: innanzitutto dovremmo riuscire a prevenire che partano affidandosi ad organizzazioni criminali, cosa che invece avviene il più delle volte, perché in seguito alle politiche di sicurezza, all’associazione che troppo spesso si fa tra migrazione e potenziale terrorismo, tutti i paesi membri, e non solo quelli europei, hanno eretto muri, che favoriscono i cacciatori di migranti». Insomma, taglia corto il manager dell’Unicef:
«Più si erigono barriere, più si incentiva il business delle organizzazioni criminali».
La parte oscura dell’immigrazione
Per Melandri è necessario pensare a percorsi di lungo periodo per l’accoglienza dei minori stranieri, mentre non basta occuparsi solo della loro sopravvivenza materiale, dando da mangiare e un posto in cui dormire. Le parole chiave sono «inclusione», «inserimento nel mondo del lavoro» e «tutoraggio».
Il funzionario dell’agenzia Onu sostiene che «più lasciamo questi ragazzi parcheggiati nei centri, più finiranno nella parte oscura dell’immigrazione. In particolare, quando i minori vengono messi in centri di detenzione, soltanto per il fatto di essere migranti, aumenta esponenzialmente il contatto con le organizzazioni criminali, che possono portare a situazioni ad alto rischio sociale».
«La situazione della Grecia è terribile»
Tanti minori stranieri sono presi in custodia dalla polizia locale e sistemati in centri di detenzione, denuncia Alfonso Montero, policy director dell’European social network. Questa situazione, continua dice ancora Montero, li mette in una situazione di «vulnerabilità» che dovrebbe essere affrontata con grande attezione.
Durante l’incontro a Stoccolma, a cui hanno preso parte 170 delegati arrivati da ventidue stati, è intervenuta anche Anna Maria Corazza Bildt, un’europarlamentare svedese con origini italiane. «Molti minori scompaiono una volta arrivati in Europa. In questo momento la situazione della Grecia è terribile, in particolare a Lesbo. Dobbiamo sostenere il paese pensando innanzitutto a come mettere in sicurezza i minori che vivono nei centri».
Hotspot: luoghi d’accoglienza non idonei per minori
Non tutti i posti vanno bene per accogliere un minore. E metterli in luoghi come gli hospot, può danneggiare la loro crescita. Lo ha ricordato il responsabile dei servizi di Salute mentale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), Guglielmo Schininà. Che ha detto:
«Le condizioni di accoglienza, specialmente nei casi di detenzione amministrativa, determinano negativamente la salute mentale dei bambini».
Una constatazione che nasce da un’esperienza sul campo piuttosto significativa. Tra maggio dell’anno scorso e settembre 2017, infatti, l’organizzazione ha accompagnato 408 casi di minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo in Grecia. Ebbene, spesso è stato notato l’uso di droghe da parte di questi ragazzi, come si atteggiamenti di autolesionismo o inclinazioni al suicidio, ansia e racconti di abusi sessuali.
Per Schininà, dunque, «bisogna sviluppare un sistema di aiuto globale, con un sistema di supporto psicologico nei paesi di transito e di arrivo, ma anche soluzioni durature di inclusione».
Legge sull’immigrazione: l’esempio (positivo) dell’Italia
Secondo gli esperti che si sono incontrati nella capitale svedese, un buon esempio di tutela si incontra nella legge del nostro paese. E, in particolare, nella legge Zampa, che prevede il “tutore volontario”. Una questione piuttosto importante secondo Jantine Walst, coordinatrice del programma per minori soli in Olanda:
«È una figura che fa da ponte tra i minori e il servizio sociale, per questo non è necessario che sia un operatore sociale a farlo. Il sistema di tutoraggio dovrebbe essere sviluppato a livello europeo».
Anche per Lucio Melandri di Unicef la legge italiana è «tra le più moderne». Però adesso si tratta di metterla davvero in pratica, perché «troppo spesso i paesi esprimono buone intenzioni e quadri legislativi anche ottimali che non sempre si traducono in realtà operative e in una continuazione dell’impegno politico».
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(fonte: Redattore Sociale)