Estrattivismo: globalizzazione contro ambiente e diritti umani
Un documento interattivo di Re:Common aiuta a scoprire le nuove frontiere della globalizzazione. Che si muovono tra l'estrazione di risorse e pesanti colpi contro l'ambiente e i diritti umani di intere comunità. Problemi che ormai sono comuni sia al Sud sia al Nord del mondo
Estrazione di risorse e impatti devastanti sulle persone. Grandi opere che lasciano cicatrici profonde sull’ambiente, violando spesso i diritti umani di intere comunità. Sono questi i temi al centro di “Le nuove frontiere della società estrattivista“, un documento interattivo composto da video, musiche e testi che è andato online pochi giorni fa.
Il lavoro è stato realizzato da Elena Gerebizza e Luca Manes per Re:Common, un’associazione che si occupa di inchieste e campagne contro la corruzione e la distruzione dei territori in Italia e nel mondo.
Chi entra in questo webdoc è allo stesso tempo lettore e telespettatore. Perché a caratterizzare questo strumento d’informazione, immediato e complesso allo stesso tempo, è la compresenza di testi, video e musiche originali, realizzate in questo caso da Carlo Dojmi di Delupis. Un insieme di strumenti che permette di «esplicare e raccontare un concetto, quello di “estrattivismo”, che in Italia non è ancora così conosciuto», come racconta Luca Manes, responsabile della comunicazione di Re:Common.
Estrattivismo: una pratica tra Sud e Nord del mondo
La parola “estrattivismo” non è diffusa e oggi anche il lessico giornalistico fatica a darle un significato. Racconta Manes, però, «che utilizzarlo permette di collegare, con un lungo filo rosso, episodi palesi ed evidenti di estrazione di risorse (quindi le azioni dell’industria mineraria, o lo sfruttamento dei combustibili fossili) e tutti quei progetti che hanno un impatto disgregante sulle comunità, come le grandi opere.
«In quest’ottica – continua Manes – l’estrattivismo non comporta solo una violazione dei diritti umani, ma è un modello sbagliato, che ha effetti deleteri nel Nord come nel Sud del mondo. In quest’ultimo contesto le problematiche di violazione sono più ricorrenti, ma questo tipo di modello è presente ovunque».
La nuova corsa all’oro contro ambiente e comunità
In Italia c’è un unico libro che affronta il tema. Si intitola “La nuova corsa all’oro” ed è firmato dal giornalista Raul Zibechi (può essere scaricato a questo link).
Nel presentarlo, il curatore Aldo Zanchetta descrive l’estrattivismo come quel «processo che coinvolge grandi interessi privati, nazionali ed esteri, lo Stato e la finanza nelle sue varie articolazioni per accaparrar[si] le risorse presenti sui territori contro gli interessi delle comunità locali e dell’ambiente da cui queste dipendono e trovano ancora in gran parte del pianeta il loro sostentamento e modalità di organizzazione della società». La lettura latinoamericana di Zibechi è applicabile al resto del mondo.
I casi di Italia, Nigeria, Bolivia e Madagascar
Nel secondo capitolo del webdoc, “Una piaga globale”, si raccontano quattro casi studio che riguardano Nigeria, Bolivia, Italia e Madagascar. E così scompare ogni differenza tra gli effetti sulle comunità locali del “gas flaring” – la pratica di bruciare il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio senza alcun recupero energetico – legato all’estrazione di petrolio nel Delta del Niger ad opera di Eni e Shell e quelli della costruzione del gasdotto Tap che interessa anche la Puglia.
Dice Manes: «Testi e video sono immediati, anche perché è destinato ad accompagnare gli incontri pubblici in cui possiamo approfondire i temi. Abbiamo perciò costruito il webdoc cercando di essere il più diretti e semplici possibile, con un approccio divulgativo e senza entrare troppo nei tecnicismi. Lo strumento permette anche di non indugiare troppo nel racconto dei dettagli salienti, che non interessano un pubblico generico, a cui tutti possono accedere però attraverso i link ad articoli, dossier, video. Per noi oggi è fondamentale introdurre e far comprendere questo concetto, che è alla base del nostro lavoro».
Estrattivismo, una nuova fase della globalizzazione
Il terzo capitolo del webdoc si intitola “Costruire comunità”. E c’è molta Italia, a cominciare dall’esempio della lotta No Tav in Val di Susa. «Sono i comitati e i movimenti con cui abbiamo lavorato negli ultimi anni. Tutte gli episodi di estrattivismo che raccontiamo hanno ricevuto risposte a livello locale, azioni che Re:Common supporta e alimenta con il proprio lavoro di analisi», racconta Manes.
Un testo di Raul Zibechi apre questo lavoro interattivo. Manes racconta di un contatto costante con il giornalista uruguaiano:
«Declinando il concetto di estrattivismo, ci ha permesso di comprendere che siamo entrati in una nuova fase della globalizzazione, in cui è evidente come alcune problematiche che storicamente abbiamo affrontato considerandole come “un’esclusiva” del Sud del mondo siano ormai presenti anche nel Nord sviluppato».