Diritto alla terra: ancora un morto in Honduras

Rodríguez Gálvez, padre di cinque figli, è stato ammazzato a 38 anni. Un omicidio collegato alla lotta per la terra in Honduras, che ha già fatto più di 120 vittime dopo il colpo di Stato del 2009

José Alfredo Rodríguez Gálvez aveva 38 anni, era un contadino honduregno ed è stato ucciso il 20 settembre del 2017, mentre raccoglieva il mais coltivato all’interno della tenuta Paso Aguán. Rodríguez Gálvez, che era padre di cinque figli tra i 3 e i 14 anni di età, viveva nella comunità di Panamá, nel municipio di Trujillo del dipartimento di Colón, nella zona caraibica dell’Honduras, e faceva parte dell’Empresa Campesina Gregorio Chávez.

Secondo l’Osservatorio permanente di diritti umani dell’Aguán (Opdha), che ha denunciato il caso di fronte all’opinione pubblica nazionale ed internazionale, i pallettoni esplosi contro il contadino sarebbero direttamente collegati alle azioni in corso da parte dei soci della Gregorio Chávez, che recuperano terre coltivabili all’interno della tenuta.

La proprietà, infatti, è dell’impresa Dinant, controllata dalla famiglia Facussé, una delle più influenti del Paese, da anni in lotta con le organizzazioni contadine dell’Aguán, tra le quali anche l’Empresa Campesina Gregorio Chávez. Secondo le informazioni raccolte in loco dai difensori dei dirtiti umani dell’Opdha, gli autori materiali dell’omicidio potrebbero essere «militari o membri della sicurezza privata al servizio di Dinant».

Il problema della proprietà della terra in Honduras

«Chiediamo al governo dell’Honduras di affrontare e risolvere i problemi legati alla proprietà terriera che da decenni tocca la regione, e che è la causa diretta di centinaia di omicidi e violazioni di diritti umani», spiega in un comunicato stampa l’Osservatorio per i diritti umani.

Quando lo scorso gennaio Global Witness ha pubblicato il rapporto “Honduras: il paese più letale al mondo per l’attivismo ambientale”, ha ricordato che dei 123 attivisti per il diritto alla terra e l’ambiente assassinati dopo il colpo di Stato del 2009 nel Paese centro americano, ben 82 casi riguardano l’area del Bajo Aguán. Specificando poi come le vittime sarebbero prevalentemente contadini contrari allo sviluppo incontrollato di piantagioni di palma da olio, uno dei business della Dinant.

«Siamo tornati a lottare per le nostre terre»

Dieci giorni dopo l’omicidio di José Alfredo Rodríguez Gálvez, i rappresentanti del Movimiento Campesino del Bajo Aguán “Gregorio Chávez” hanno convocato una conferenza stampa, insieme alle imprese contadine Nueva Eben- Ezer, Nuevo Remolino, Nuevo Palo Verde, 19 de Mayo, Unidos de la Mano, Buenos Amigos e 06 de Agosto.

«In merito ai recenti fatti occorsi nell’ambito del processo di “recupero di terre”, che hanno visto la morte del compagno José Alfredo Rodríguez Gálvez e hanno provocato il ferimento di altri tre contadini, desideriamo comunicare alla comunità nazionale ed internazionale che a partire dallo scorso 27 agosto siamo tornati a lottare per recuperare le terre che sono nostre e che sono state dell’impresa Dinant, della Oficina Administradora de Bienes Incautados (Oabi) e di investitori provenienti dalla città de La Ceiba, ma che oggi sono sotto custodia di poliziotti, militarie e guardia di sicurezza armate».

I rappresentanti dei movimenti contadini hanno denunciato come la presenza di questi soggetti, e della Fuerza de Tarea Conjunta Xatruch III, provochi terrore nella comunità di Panamá, anche a causa di vere e proprie minacce rivolte agli abitanti. Sarebbero fino a 500 gli elementi armati «a spasso in una comunità dove vivono 1.100 minorenni, che stanno crescendo in un ambiente di guerra rischiando di restare orfani».

Diritto alla terra negato: leader contadini perseguitati

Secondo i contadini del Bajo Aguán, nei 32 giorni intercorsi tra l’occupazione delle terre e la conferenza stampa del 29 settembre, sarebbero stati criminalizzati 28 aderenti al movimento, «riattivando processi di persecuzione nei confronti dei leader contadini e facendo emettere nei loro confronti ordini di cattura, con le accuse di usurpazione: la vigilanza fin sulle porte delle nostre case è costante, ed è possibile ritrovare sulla terra battuta le orme degli stivali militari».

diritto alla terra
Foto di Annalisa Melandri

Nonostante la situazione, il Movimiento Campesino del Bajo Aguán “Gregorio Chávez” ha ribadito la propria volontà di portare avanti una lotta pacifica, senza retrocedere, «perché la nostra lotta è giusta e vuole rivendicare i nostri diritti e chiedere giustizia per il sangue versato dai nostri compagni assassinati a partire dal 2012».

Il nome di José Alfredo Rodríguez Gálvez, infatti, è l’ultimo di un elenco del quale già fanno parte quelli di Gregorio Chávez, Ramon Lobo, Allan Martínez e Manuel Milla, detto “Toñito”, mentre Francisco Pascual è desaparecido.

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