Crimea: Onu accusa Russia di violare diritti

L'Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite parla di detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture e maltrattamenti in Crimea. E muove pesanti accuse contro la Russia, che occupa il territorio ucraino dal 2014

Detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture, maltrattamenti e almeno una morte “extra-giudiziale”. È questa la Crimea descritta da un report pubblicato il 25 settembre dall’Ufficio dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ohchr).

Sotto occupazione russa, sintetizzano i funzionari Onu, la regione è diventata una zona di «gravi e molteplici» violazioni di diritti umani. Decine di migliaia di persone hanno sofferto le conseguenze dell’imposizione della cittadinanza russa, seguita all’occupazione del territorio ucraino nel marzo 2014 (risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite numero 68/262 e 71/205).

Nonostante le sia stato impedito l’accesso alla Crimea, l’equipe Onu in Ucraina ha potuto elaborare il documento a partire da indagini e interviste condotte sulla frontiera con la regione. I fatti descritti, si legge in una nota diffusa in occasione della presentazione del documento, «sono accuse di abusi di diritti umani».

Le vittime della cittadinanza imposta dalla Russia

A essere colpiti pesantemente dalla situazione, sottolinea il nuovo report, sono soprattutto tre gruppi di cittadini. I primi, naturalmente, sono quelli che hanno rifiutato la nuova nazionalità, con tutto ciò che questo può comportare in termini di minori diritti civili.

Vengono poi i dipendenti pubblici, che sono stati costretti a una dolorosa scelta: rinunciare alla cittadinanza ucraina, oppure perdere il lavoro.

Infine, ci sono gli abitanti della Crimea che non avevano i requisiti legali per ottenere la cittadinanza russa. Ebbene, per loro non c’è stata alcuna soluzione, se non quella di ritrovarsi formalmente stranieri a casa propria.

«Persone col permesso di soggiorno, ma che non hanno la cittadinanza russa, non godono di uguaglianza davanti alla legge e sono private di diritti importanti. Non possono avere terre per l’agricoltura, votare ed essere elette, registrare una comunità religiosa, chiedere un’assemblea pubblica, occupare cariche nell’amministrazione pubblica e registrare una nuova auto privata nella penisola», si legge nel documento delle Nazioni Unite.

Per l’alto commissario Onu per i Diritti umani, l’imposizione della cittadinanza agli abitanti di un territorio occupato «può essere equiparata all’obbligo di fare un’alleanza con un potere che potrebbe essere considerato come ostile, il che è proibito secondo la quarta Convenzione di Ginevra».

Crimea
L’Alto commissario per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein. Foto: Ohchr

Detenzioni in Russia contrarie a diritto internazionale

Il report ricorda che centinaia di persone incarcerate che erano in attesa di giudizio sono state trasferite in Russia, nonostante questa sia una pratica proibita dal diritto umanitario internazionale. Tra questi, anche il regista ucraino Oleh Sientsov, detenuto a Simferopol nel maggio 2014 e trasferito in quello stesso mese in una prigione in Siberia.

E non è tutto. Alcuni detenuti, dice il report, sono state vittime di maltrattamenti e almeno tre sono morti per non aver avuto l’assistenza medica di cui avrebbero avuto bisogno.

Leggi russe imposte a Crimea nel dopo Ucraina

Crimea
Ospedale distrutto dai bombardamenti a Sloviansk (Ucraina). Foto: UNICEF Ucraina/Pavel Zmey

I funzionari Onu denunciano che la Russia non ha rispettato gli obblighi che aveva come potenza occupante quando ha sostituito la legislazione ucraina in vigore in Crimea con le leggi di Mosca. Il risultato, si legge nel report, è stata l’attuazione di direttive che restringono il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona, così come spazi per le libertà fondamentali.

I più colpiti, in particolare, sono stati gli oppositori del contestato referendum del marzo 2014, quello che ha portato all’occupazione russa della Crimea ucraina. Oltre ad altri cittadini che hanno messo in discussione il nuovo ordine delle cose, come attivisti e giornalisti.

«I giudici hanno applicato disposizioni del diritto penale russo per un’ampia varietà di riunioni pacifiche, discorsi e attività e, in qualche caso, retroattivamente, per eventi che hanno preceduto l’occupazione temporanea della Crimea o che sono accaduti fuori dalla penisola, nell’Ucraina continentale», si legge nel documento delle Nazioni Unite.

Abusi contro testimoni di Geova e attivisti

Il documento elenca alcuni casi emblematici. Come quelli della chiusura delle vie di comunicazione da Crimea e Ucraina. O come la criminalizzazione di 22 congregazioni di testimoni di Geova della regione. Oppure, ancora, accuse mosse a individui che sarebbero stati accusati di avere organizzato «picchetti di appena una persona».

«Il potere giudiziario ha fallito nella sua missione di mantenere lo stato di diritto e di esercitare una amministrazione adeguata della giustizia. C’è una necessità urgente di arrivare a una responsabilizzazione per le violazioni di diritti umani e abusi e alla riparazione verso le vittime», ha detto Zeid.

Il documento dell’Alto commissariato Onu ha presentato anche 20 raccomandazioni per la promozione dei diritti umani in Crimea. Tra queste, c’è una richiesta pressante di investigazioni efficaci sul sospetto di tortura, sequestro e omicidi con il coinvolgimento di forze di sicurezza e entità di autodifesa della Crimea.

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