Richiedenti asilo: meno domande, più dinieghi

In agosto le richieste di asilo sono calate del 17% rispetto al mese precedente, mentre le risposte negative hanno raggiunto il 60% del totale. Per il responsabile immigrazione di Caritas Italiana, Oliviero Forti, il problema è che «molte persone restano sul territorio, senza protezione»

Diminuisce il numero dei richiedenti asilo nel nostro Paese, mentre crescono le risposte negative a chi presenta domanda di protezione internazionale. È quanto emerge dall’ultima elaborazione di Caritas Italiana dei dati del ministero dell’Interno. Un’analisi che sottolinea anche alcuni punti deboli dell’accoglienza che il nostro Paese sta garantendo ai migranti.

Nel dettaglio, a luglio sono state presentate 14.410 richieste di protezione, un dato in calo del 6% in confronto a giugno. E la tendenza si è confermata il mese scorso, quando si è passati a 10.265 richiedenti, in calo dunque di un altro 17%.

Chi sono i richiedenti asilo

I migranti che presentano la richiesta di protezione internazionale arrivano soprattutto, nell’ordine, da Nigeria, Bangladesh, Eritrea. Gli arrivi da Nigeria ed Eritrea sono registrati ormai da anni, dato anche che le condizioni di vita nei paesi di partenza sono pessime da diversi punti di vista da molto tempo.

Relativamente più recente, invece, è il fenomeno degli arrivi di bengalesi. Come spiega il responsabile immigrazione di Caritas Italiana, Oliviero Forti:

«È un paese che teniamo sotto osservazione da diversi mesi, perché i numeri degli arrivi e delle richieste di protezione sono in crescita. Si tratta, infatti, di un paese in condizioni tali da costringere le persone a raggiungere l’Europa. Il problema qui, però, è la protezione, che in tanti casi non viene garantita o riconosciuta».

In molti casi, infatti, le partenze dal Bangladesh sono collegate anche a disastri naturali. Ma la legislazione internazionale, come è noto, non garantisce ai profughi ambientali alcun tipo di protezione.

Per 6 migranti su 10 nessun diritto a protezione

richiedenti asilo

 

Analizzando i dati diffusi da Caritas Italiana, si scopre che nel 60% dei casi la risposta alla domanda di protezione internazionale è negativa. Su 6.051 richieste prese in considerazione lo scorso luglio, infatti, appena 523 sono state riconosciute come titolari dello status di rifugiato, 408 hanno ottenuto la protezione sussidiaria, mentre quella umanitaria è stata concessa a 1.556 profughi.

Per contro, le risposte negative sono arrivate nel 58,8% dei casi (3.558 no su un totale di 6.051 domande). Questo dato non è variato molto il mese scorso: 5.329 richieste, solo 393 diritti d’asilo confermati, 334 protezioni sussidiarie, 1.461 umanitarie e 3.123 “no”.

Per Oliviero Forti i dinieghi sono in aumento per almeno due motivi:

«È dovuto in parte alla nazionalità di provenienza di alcuni richiedenti, che non vengono per questo considerati meritevoli di protezione. Ma abbiamo notato anche un inasprimento nelle commissioni che giudicano e che concedono sempre meno forme di protezione».

La questione cruciale, però, non è la risposta negativa alla richiesta di asilo, sottolinea il responsabile immigrazione di Caritas Italiana. Ma ciò che succede una volta che la domanda è stata respinta. «Molte persone restano sul territorio, senza protezione».

Nuovi corridoi umanitari dall’Etiopia

Caritas e Migrantes finanzieranno prossimamente un corridoio umanitario, insieme alla comunità di Sant’Egidio, per portare nel nostro paese circa 500 persone che al momento si trovano nei campi profughi dell’Etiopia.

Forti dice che le persone saranno individuate il prossimo mese e tutto ormai sembra essere pronto. «Abbiamo già ottenuto il via libera del governo etiopico e dell’Unhcr. Ora andremo avanti con le procedure di rito, come le impronte digitali e il visto, e poi siamo pronti a portarli in Italia». L’arrivo di queste persone è previsto dunque tra novembre e dicembre.

Fonte: Redattore Sociale

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