Cinema e diritti umani tra mari e muri
Comincia a novembre il Festival del cinema dei diritti umani di Napoli. Un evento che dal 2008 promuove la cultura dei diritti attraverso i film. Quest'anno si occuperà di carceri, salute mentale, tortura e migranti. Ecco come prepararsi alla nona edizione
“Mari, muri e filo spinato“. Si presenta così, con un titolo che vuole evocare le carceri, la salute mentale, la tortura e i migranti, la nona edizione del Festival del cinema dei diritti umani di Napoli. Un evento che si svolgerà quest’anno dal 6 all’11 novembre e che in Italia vanta, per anzianità, il titolo di secondo festival cinematografico in tema di diritti umani, secondo solo allo Human Rights Night di Bologna. Entrambi, in ogni caso, appartengono alla stessa rete: lo Human Rights Film Festival Network (Hrfn), organismo coordinato da Amnesty International con sede ad Amsterdam.
All’interno di questo network ci sono più di 40 città in tutto il mondo che, attraverso manifestazioni culturali, si adoperano per diffondere il dibattito sui diritti umani. Dal 2009, il Festival di Napoli fa parte di questa comunità: nel 2014, un’edizione speciale dedicata al Mediterraneo ha comunicato la centralità – anche culturale – di una città come Napoli nel raccontare storie di lotte contro gli abusi e le violenze.
Cinema dei diritti umani tra Italia e Sud America
Tutto inizia nel 2005 a Napoli, quando Maurizio Del Bufalo – coordinatore del Festival di Napoli – incontra grazie alla Filef (Federazione italiana dei lavoratori emigrati e famiglie, fondata da Carlo Levi del 1967), l’argentino Julio Santucho, direttore del Festival internazionale del cinema dei diritti umani di Buenos Aires. Dal 1976 Julio è in esilio in Italia, dove si è rifugiato per sfuggire al colpo di stato del generale Videla, che ha ucciso gran parte dei suoi amici e familiari.
Nel 1999, tornato a Buenos Aires, fonda l’Istituto multimediale DerHumALC e organizza la prima edizione del Festival internazionale del cinema e video dei diritti umani in America Latina e Caraibi. Dal sodalizio con Julio Santucho, e dalla sua esperienza con il Festival a Buenos Aires, Maurizio Del Bufalo fonda l’associazione Cinema e diritti. Nel 2008 nasce il Festival del cinema dei diritti umani di Napoli, per far conoscere nel Sud Italia quello che succede in tutti i Sud del Mondo, per promuovere la cultura dei diritti attraverso il mezzo cinematografico.
«Dall’esperienza di Julio Santucho con il Festival internazionale del cinema e video dei diritti umani in America Latina e Caraibi ho capito come la memoria di un popolo possa essere salvata attraverso il cinema»
Con queste parole Maurizio Del Bufalo rende giustizia a una tradizione, il “Cine de Derechos Humanos”, che in America Latina, in Argentina in particolare, ha saputo raggiungere il pubblico – anche quello più vasto – grazie ad autori come Raymundo Gleyzer, desaparecido nel 1976 a soli 34 anni.
A Napoli un Festival tra testimonianze e documentari
In Italia la sfida di comunicare questi temi ha coinvolto anche la rivalutazione di un genere solo di recente tornato di moda: il documentario. I film proposti al Festival del cinema dei diritti umani di Napoli sono per lo più testimonianze e opere documentaristiche, provenienti da ogni parte del mondo, in particolare da quei luoghi che da poco si sono lasciati alle spalle una guerra o una dittatura.
«Per noi il Festival è un’attività di militanza: ecco perché, ancora più di registi e autori, ci piace che i nostri ospiti siano i testimoni, persone che hanno sperimentato la lotta per i diritti umani»
Edizione n. 9 per il Festival del cinema dei diritti umani
Anche nel 2017 il Festival del cinema dei diritti umani di Napoli si svolge a novembre, in questo caso dal 6 all’11 novembre. La selezione delle opere per il Concorso cinematografico internazionale avviene, come ogni anno, attraverso un concorso internazionale, lanciato a luglio e chiuso a settembre.
Per questa nona edizione sono stati raccolti oltre duecento film. Dal 2017, inoltre, inaugura una nuova sezione: VR 360, la nuova tecnologia messa al servizio di film girati per strada, durante manifestazioni o in condizioni precarie. «I risultati visivi sono parecchio interessanti», conferma Maurizio Del Bufalo.
All’attenzione degli organizzatori sono arrivati film provenienti da 37 paesi, tra i quali ne sono stati selezionati venti: 10 lungometraggi e 10 corti, più animazione e VR 360.
Quest’anno la sede principale del Festival è il Teatro di Piazza Forcella, ma in programma ci sono anche proiezioni in alcuni luoghi selezionati di Napoli (bar, librerie, caffè). Al mattino, inoltre, sono previste proiezioni speciali per le scuole e le università. Tutto a ingresso gratuito.
Ogni giornata del Festival è dedicata a un tema: le carceri, la salute mentale, la tortura, i migranti, i 25 anni conflitto serbo-bosniaco. Inoltre, un’attenzione particolare viene riservata alle reti internazionali di cui il festival fa parte, come l’Human Rights Film Festival Network, e alle altre rassegne del circuito.
Tra i premi del Festival ci sono riconoscimenti per cortometraggi e lungometraggi. Viene inoltre assegnato il Premio Vittorio Arrigoni all’opera più innovativa, più coraggiosa. Altre menzioni sono affidate alle giurie giovanili, studentesche o popolari, e alla giuria di esperti: in questo caso si tratta per lo più di registi e autori che hanno fatto pratica nel campo del cinema dei diritti umani, oppure giornalisti attivi in questi temi. Il compito di tutte queste giurie tuttavia, è sempre uno solo: segnalare le opere di maggiore impatto. Non bisogna dimenticare che nell’ottica del Festival del cinema dei diritti umani di Napoli il cinema è testimonianza, il cinema è memoria. E, quindi, ha uno scopo preciso.