Il diritto d’essere accuditi (e controllati)

Nei giorni scorsi un uomo di 38 anni è stato condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione, nonché a 40 mila euro di multa, per avere adescato bambine su Facebook, inviando video in cui egli stesso si masturbava.

Le vittime erano tutte di età compresa fra i 10 e i 14 anni.

Il giudizio sul molestatore mi pare superfluo, ma anche poco funzionale al ragionamento, che vorremmo riguardasse i bambini, i loro interessi, i loro diritti. Il web, purtroppo, è pieno di persone inadatte alla vita reale, che cercano compenso ai loro vuoti, spesso incolmabili, nel mondo nebuloso e, dal loro punto di vista, promettente, della rete.

Questo aspetto sarà difficile da contenere del tutto, occorre essere realisti, bisogna quindi spostare altrove il grandangolare, proprio in quelle che sono le falle del racconto. Qui, ad esempio, sembrano assenti i protagonisti principali: i genitori, che dalle cronache non si capisce bene che ruolo abbiano avuto.

Di sicuro non c’erano quando le molestie si consumavano e altrettanto sicuramente, come accade talvolta a certi organismi di controllo, come quelli che dovrebbero vigilare sul funzionamento delle banche, erano distratti oppure avevano sottovalutato il pericolo, salvo poi prendersela con gli oggetti digitali, così ci mettiamo l’anima in pace. Se abbiamo un nemico non dobbiamo porci domande, basta prendersela con lui. Nel gruppo delle vittime c’erano bambine di dieci anni, avevano un profilo Facebook. Non credo lo abbiamo aperto da sole.

Gli oggetti digitali e la rete sono concorrenti tenaci, appetibili e affascinanti: non abbiamo il potere di cancellarli, perché la freccia del tempo indica sempre il futuro, ma possiamo imparare che sono diventati uno dei terreni principali dell’azione pedagogica dei genitori.

Pensare di misurarsi con essi reiterando inutili recriminazioni, significa solo perdere tempo prezioso e, in particolare quando ci sono di mezzo dei bambini, aprire le porte a orchi piccoli e grandi che, in assenza di controllori, svuotano le dispense.

Bisogna superare le riserve e metterci dentro la testa, tenendo conto che non si tratta di un nemico mortale, bensì di una rivoluzione piena di sorprese, soprattutto positive. Solo se non faremo di tutta l’erba un fascio riusciremo a distinguere gli ospiti indesiderati e ricondurli alla ragione, quando è necessario anche con l’aiuto delle forze dell’ordine, ricordando che siamo noi genitori le prime forze dell’ordine.

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