Armi nucleari: non ci rinuncia nessuno
Il numero complessivo delle armi nucleari del mondo continua a scendere, ma tutti gli stati dotati di un ordigno continuano nel processo di modernizzazione dell’arsenale e non prevedono di rinunciarci tanto in fretta. È questa la conclusione dell’analisi annuale pubblicata dal prestigioso Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma
Una notizia buona e una cattiva: il numero complessivo delle armi nucleari del mondo continua a scendere, ma tutti gli stati che sono dotati di un ordigno continuano nel processo di modernizzazione dell’arsenale e non prevedono di rinunciarci tanto in fretta. È questa, in estrema sintesi, la conclusione dell’analisi annuale pubblicata lunedì dal prestigioso Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri).
Un testo che arriva proprio nella settimana in cui alle Nazioni Unite dovrebbe essere concluso l’accordo per un Trattato di messa al bando delle armi nucleari, le uniche armi di distruzione di massa che non sono ancora state dichiarate ufficialmente fuorilegge. Una ricerca che mette un’ombra pesante proprio su questo patto, ormai in dirittura d’arrivo (la firma è prevista per venerdì 7 luglio).
«Nonostante i recenti progressi nei colloqui internazionali sul bando delle armi nucleari, i programmi di modernizzazione a lungo termine sono in corso in tutti e nove gli Stati» e «questo indica che nessuno di questi stati si sta preparando ad abbandonare il proprio arsenale nucleare in un futuro immediato», è la conclusione di Shannon Kile, ricercatore senior del Sipri.
Complessivamente, a inizio 2017 nel mondo nove paesi possedevano circa 4.150 armi nucleari “dislocate operativamente”. E contando tutte le testate, la cifra sale a 14.935 armi atomiche, contro le 15.395 registrate un anno prima.
Gli stati che contano su un arsenale nucleare, ricorda il Sipri (si veda la mappa qui sotto), sono nove: Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord.
Usa e Russia: diminuisce il numero di armi nucleari
La riduzione del numero di armi atomiche nel mondo è dovuto essenzialmente ai progressi fatti da Stati Uniti e Russia, che complessivamente possiedono all’incirca il 93% dell’arsenale mondiale del Pianeta (6.800 ordigni in mano a Washington, 7.000 a Mosca).
Nonostante questo, e sebbene stiano implementando dal 2010 l’accordo bilaterale sulle “Misure per l’ulteriore riduzione e limitazione di armi strategiche offensive”, conosciuto come “New Start”, «il passo di queste riduzioni rimane lento», rileva l’istituto svedese (si veda il grafico sotto).
Certo, ricostruendo la storia degli ultimi decenni i ricercatori ammettono che si è fatta parecchia strada rispetto al picco registrato nella metà degli anni Ottanta, quando si era arrivati a quasi 70 mila testate nucleari in giro per il mondo. «Il declino era dovuto inizialmente a tagli fatti dalle forze nucleari russe e statunitensi in seguito a tre trattati di limitazione delle armi a partire dal 1991, così come a riduzioni unilaterali».
Arrivando ai nostri giorni, però, il tono dell’analisi cambia. «Comunque, il passo delle loro riduzioni sta rallentando in confronto a un decennio fa e né la Russia né gli Stati Uniti – scrive il Sipri – hanno indicato che porteranno avanti ulteriori riduzioni nelle loro forze nucleari strategiche oltre ai modesti tagli ordinati dal trattato (…) New Start».
Usa: mille miliardi di dollari per arsenali moderni
A preoccupare davvero i ricercatori sono i continui investimenti fatti dalle grandi potenze, a partire da Usa e Russia, per ammodernare il proprio arsenale. «Gli Stati Uniti, per esempio, prevedono di spendere 400 miliardi di dollari nel periodo 2017-2026 per il mantenimento e un generale aggiornamento delle proprie forze nucleari».
E alcune stime suggeriscono che il programma generale di modernizzazione delle armi nucleari Usa potrebbe costare fino a mille miliardi di dollari nei prossimi 30 anni.
«Gli aumenti previsti negli Stati Uniti non sono una sorpresa. L’attuale amministrazione Usa sta proseguendo gli ambiziosi piani di modernizzazione nucleare stabiliti dal presidente Barack Obama», dice Hans Kristensen, associate senior fellow del Sipri.
Investimenti nucleari in mezzo mondo
Da un punto di vista numerico, tutti gli altri arsenali sono estremamente più piccoli di quelli russi e americani. «Ma tutti hanno iniziato lo sviluppo di nuovi sistemi di lancio di armi nucleari o hanno annunciato la loro intenzione di farlo», scrive il Sipri.
La Cina, per esempio, ha iniziato un programma di modernizzazione a lungo termine incentrato sui «miglioramenti qualitativi» a lungo termine. India e Pakistan, per parte loro, stanno entrambi espandendo le loro riserve nucleari e sviluppando le capacità di lancio dei loro missili.
Per quanto riguarda la Corea del Nord, si stima che abbia sufficiente materiale fissile per circa 10-20 testate nucleari, un numero in aumento rispetto alle stime degli anni precedenti. Inoltre, sottolinea l’istituto di Stoccolma, nel corso del 2016 il paese asiatico ha compiuto un numero record di test di diversi sistemi missilistici (gli ultimi sono stati effettuati proprio nei giorni scorsi).