Il miracolo dei cani e dei pesci
C’è una categoria di persone a cui spetta senza dubbio un posto tra gli insopportabili. Si tratta di coloro che quando si parla dei diritti degli animali ti guardano con compatimento e poi aggiungono: «Con tutti i bambini che muoiono di fame, ci manca solo che ci mettiamo a parlare dei cani massacrati in Cina!».
Per la cronaca, queste persone, nella maggior parte dei casi, sono disinteressate ai cani massacrati in Cina ma anche ai bambini, perché la compassione non è frazionabile, esiste oppure non esiste. Si possono, anzi si devono, amare i bambini e i cani, non c’è bisogno di scegliere.
Nei giorni scorsi, sulle pagine dei quotidiani online, girava un filmato molto curioso. Un paio di uomini, dopo aver pescato una grossa carpa, si sono messi in posa per farsi fotografare col trofeo, proprio in riva allo specchio d’acqua presso cui la preda era stata catturata.
Tutto sembrava andare per il meglio, i pescatori cercavano la posizione migliore per esibirsi insieme all’animale che, a differenza di costoro, non aveva alcuna voglia di mettersi in posa e ancora meno di sorridere. I due campioni erano mossi dalla vanità, già pregustavano il successo del filmato sui social, erano orgogliosi della loro abilità, come se per fare abboccare un pesce ci volessero un paio di lauree e non, come io credo, una bella botta di fondo schiena. Naturalmente pregustavano pure la rituale grigliata. Invece niente foto, niente grigliata.
L’animale, dal canto suo, era mosso dalla disperazione, semmai un pesce possa provarne, o dalla paura, perché almeno quella gliela riconoscerebbero persino coloro che sono allergici ai cani massacrati in Cina. Quello scatto avrebbe fissato gli ultimi istanti della sua vita, che per lui era preziosa quanto la nostra per ciascuno di noi.
Insomma, il finale pareva scontato, ma improvvisamente il pesce è sgusciato di mano ai due fenomeni e se n’è tornato nel suo ambiente naturale, facendogli fare la figura, diciamo così, delle trottole (in milanese di dice in un altro modo).
Mangiarsi gli animali è già di suo un’azione che qualche riserva la pone. Siamo tutti colpevoli, ma possiamo attrezzarci per fare del nostro meglio: ad esempio, se in Italia si passasse dagli oltre ottanta chili di consumo annuo pro capite alla metà, salveremmo milioni di vite (anche quelle degli animali lo sono), non sarebbe per nulla difficile e farebbe bene anche alla nostra salute e all’ambiente che, come quel pesce fuori dall’acqua, boccheggia.
Se poi non potessimo fare a meno della “carnina” o del “pesciolino” tutti i santi giorni, potremmo almeno cominciare a portare un poco di rispetto verso queste creature, il cui unico torto è condividere il Pianeta con il predatore più sanguinario tra tutte le specie.
Questo sì sarebbe un miracolo, il nuovo miracolo dei cani e dei pesci.