Basta armi ai sauditi, lo chiede l’Europa

Risoluzione del Parlamento europeo spinge verso l'embargo sulle armi all’Arabia Saudita

Giovedì scorso, 15 giugno, il Parlamento europeo ha approvato una nuova risoluzione sulla “Situazione umanitaria nello Yemen”. Nessuno degli organi stampa nazionali – che pontificano sulla “guerra dimenticata in Yemen” – ne ha dato notizia. Men che meno, da quanto mi risulta, i partiti italiani dei parlamentari europei che pure l’hanno votata. A diffondere la notizia in Italia è stato il senatore sardo Roberto Cotti (M5S) attraverso la sua pagina Facebook.

Eppure si tratta di una risoluzione importante. È, infatti, la terza volta in tre anni che l’Europarlamento si pronuncia sulla situazione nello Yemen: la prima volta, il 9 luglio del 2015, dopo alcuni mesi dall’intervento militare della coalizione a guida saudita; la seconda, dopo quasi un anno di conflitto, il 25 febbraio 2016; e la terza, appunto, nei giorni scorsi, dopo oltre 800 giorni di conflitto.

La situazione umanitaria in Yemen è catastrofica: secondo le Nazioni Unite, dal marzo 2015 almeno 10 mila persone sono state uccise (tra cui 4.667 civili, di cui 1.540 bambini) e più di 40 mila ferite a causa del conflitto; al maggio 2017 erano 17 milioni le persone nello Yemen che necessitavano di assistenza alimentare; 2,2 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta grave tanto che ogni dieci minuti muore un bambino per cause prevenibili; il sistema sanitario è sull’orlo del collasso mentre è scoppiata una seconda epidemia di colera e diarrea acquosa acuta.

Tutto questo non avviene solo a causa del conflitto: come nota la risoluzione, «il blocco aereo e navale imposto allo Yemen dalle forze di coalizione sin dal marzo 2015 ha rappresentato una delle principali cause della catastrofe umanitaria, mentre la violenza nel paese e la diffusa carenza di carburante hanno perturbato le reti interne di distribuzione dei generi alimentari».

La nuova risoluzione Ue è particolarmente rilevante: non solo, infatti, ribadisce «la necessità che tutti gli Stati membri dell’Unione applichino rigorosamente le disposizioni sancite nella Posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio sull’esportazione di armi», ma soprattutto ricorda, a tale riguardo, «quanto indicato nella sua risoluzione del 25 febbraio 2016». E cioè che il Parlamento europeo con quella risoluzione ha invitato l’Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione, Federica Mogherini, «ad avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’Ue di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita», tenuto conto «delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale paese nello Yemen e del fatto che il continuo rilascio di licenze di vendita di armi all’Arabia Saudita violerebbe pertanto la Posizione comune del Consiglio sull’esportazione di sistemi militari».

La questione riguarda direttamente l’Italia: come ho ripetutamente documentato, infatti, non solo il nostro paese ha fornito per anni sistemi militari all’Arabia Saudita, ma ha continuato a fornirli anche dopo l’intervento militare della coalizione a guida saudita in Yemen: l’intervento militare – va ricordato – non è mai stato legittimato dalle Nazioni Unite che, invece, in uno specifico rapporto hanno documentato l’utilizzo di bombe italiane sulle zone civili in Yemen evidenziando che queste azioni militari «may amount to war crimes» («possono costituire crimini di guerra»)

Non solo: come ho scritto in un mio precedente articolo, lo scorso anno il governo Renzi ha incrementato le esportazioni di sistemi militari ai sauditi e ha autorizzato la fornitura di 19.675 bombe Mk 82, Mk 83 e Mk 84 all’Arabia Saudita per un valore complessivo di 411 milioni di euro:  sono proprio queste le bombe che vengono utilizzate dall’aeronautica militare saudita per bombardare lo Yemen.

Oggi le sezioni italiane di Amnesty International, Movimento dei Focolari, Oxfam, insieme con Fondazione Finanza Etica, Rete Italiana per il Disarmo e Rete per la Pace, terranno alla sala stampa della Camera dei deputati una conferenza stampa per chiedere al governo italiano e ai parlamentari di far sospendere l’invio di ordigni italiani che vanno ad alimentare il conflitto in Yemen.

Per il governo Gentiloni e per i parlamentari italiani non ci sono più scuse. Stavolta ce lo chiede, per davvero, l’Europa!

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