Esodi: mille storie in una mappa
Lo strumento interattivo lanciato da Medu con i racconti dei profughi dell'Africa subsahariana
«Avevamo lasciato Agadez in Niger da tre giorni ed eravamo in quaranta sul pick-up. Stavamo strettissimi, uno addosso all’altro, non c’era spazio e avevo la sensazione di non poter respirare. Nel deserto di giorno c’era molto caldo e di notte avevamo freddo. Si vedevano, lungo il tragitto, tombe e scheletri. Ad un certo punto il pick-up si è capovolto e in tanti si sono fatti male. Una donna è morta e abbiamo seppellito il cadavere». Inizia così il racconto di V. N., 34 anni. Uno dei tanti profughi ascoltati a marzo nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo, in provincia di Catania, dall’associazione Medici per i diritti umani (Medu).
«A Sabha, in Libia, mi hanno portato in prigione», continua V. N.. «Sono stato 8 mesi in una cella sovraffollata e dormivamo a terra. Pativamo la fame e la sete in quanto ci davano poco cibo e acqua salmastra. Le guardie si ubriacavano e diventavano violente usando il bastone e il fucile. Mi hanno picchiato ripetutamente e sono stato costretto ad assistere a violenze e torture. Bendavano i detenuti, li legavano e li colpivano sulla pianta dei piedi e alle spalle».
Alla fine l’uomo è riuscito a raggiungere l’Italia. Ma passando per altre sofferenze. «A Sabrata, vicino alla spiaggia, i trafficanti erano arabi. Avevano costretto due senegalesi a gonfiare e a guidare il gommone. Eravamo 130 persone a bordo. I trafficanti arabi ci hanno accompagnato in mare per circa 2 ore con un’altra piccola imbarcazione. Ad un certo punto si sono avvicinati alla nostra barca e ci hanno tolto anche il motore. E hanno gridato: “Andate a morire!”. La mia testa non funziona più, ho paura e sudo durante la notte».
Questo racconto sofferto è uno di quelli che a breve andrà ad arricchire la sezione “News” di Esodi, una mappa interattiva realizzata nel settembre scorso da Medu, che offre già oggi la possibilità di conoscere il percorso dei migranti dai loro paesi d’origine, in Africa, fino allo sbarco in Italia. Perché scappano? Da dove fuggono? Quali rotte seguono? Ecco, questo nuovo strumento aiuta a trovare queste risposte e consente di scoprire anche quali sono le difficoltà, le violenze, le tragedie e le speranze dei migranti e di farlo proprio attraverso le loro voci.
La mappa, infatti, si basa sulle testimonianze di mille migranti dell’Africa subsahariana raccolte a partire dal 2014 in Sicilia, nei Centri di accoglienza straordinaria di Ragusa e nel Cara di Mineo, ma anche a Roma, Ventimiglia e in Egitto, ad Aswan e al Cairo. Tutti posti dove Medu aiuta i migranti dal punto di vista socio-sanitario, medico e psicologico. Molte di queste storie sono state pubblicate in questa mappa e per scoprirle basta cliccare sulle singole città, africane o italiane, e andare poi alla sezione “Focus & Testimonianze” che si trova in alto a destra.
Tra i racconti non ancora pubblicati e raccolti nel Cara di Mineo lo scorso febbraio c’è anche quello di T.C., della Costa d’Avorio. È la storia di una donna di quelle davvero difficili da accettare.
«In Libia sono stata rapita per due mesi. I rapitori erano crudeli e filmavano con un tablet le persone che venivano picchiate e violentate. Eravamo costretti ad obbedire, ci trattavano malissimo. Mi hanno violentata ripetutamente. Spesso soffrivo la fame e la sete. È stato terribile. Mi picchiavano e sono stata costretta ad assistere alle violenze subite da altre persone. Anche le bambine venivano violentate. Il tempo è passato ma ancora penso troppo, non dormo la notte e di giorno mi viene da piangere. Mi vergogno a frequentare altre persone».
Un’occasione per approfondire
In Esodi si possono quasi ascoltare le voci dei migranti, ma non solo: ogni racconto è sempre accompagnato da alcune informazioni di contesto, che permettono di capire meglio qual è la situazione in ogni paese. Non esiste infatti “una sola” migrazione, ma diverse migrazioni con motivazioni e caratteristiche differenti.
Navigando, cliccando, zoomando sulla mappa interattiva è possibile vedere come, per esempio, la rotta marina della Libia Orientale, che va da Bengasi alla Sicilia, sia la più rischiosa ma, nonostante ciò, quella che molte persone provenienti dal Corno d’Africa sono costrette a percorrere. Oppure, ancora, si può scoprire che nella maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana occidentale la prima causa di fuga è la persecuzione politica.
Interagendo con la mappa si scopre inoltre come Sabha, città della Libia centro-meridionale, sia il punto di arrivo della cosiddetta “via dell’inferno”, che porta i migranti subsahariani dal Niger alla Libia. Un percorso che però non si conclude qui: la città libica diventa il teatro di orrori, persecuzioni, maltrattamenti. Diversi sono infatti i foyers, centri di raccolta di migranti, gestiti da libici e non solo, dove sono portati gli africani e dove chi non riesce a pagare la “quota di soggiorno” riceve ritorsioni.
La webmap di Medu è stata realizzata con il sostegno di Unione Europea, Open Society e Oxfam. Una nuova versione completamente aggiornata sarà pubblicata nel prossimo autunno.