Bambini soli in fuga per il mondo

I minori migranti sono quasi un terzo delle vittime di traffico. E sono quintuplicati in soli 5 anni

Il numero dei bambini soli in fuga nel mondo è quasi quintuplicato in appena cinque anni: nel 2015-2016 erano ben 300 mila, diffusi in 80 paesi, contro i 66 mila del 2010-2011. Lo ha dichiarato un rapporto diffuso nei giorni scorsi dal Fondo dei bambini delle Nazioni Unite (Unicef), che avverte anche che «molti giovani rifugiati e migranti stanno prendendo strade pericolose, spesso alla mercé di trafficanti, per raggiungere le loro destinazioni».

In poco più di 60 pagine, lo studio “Un bambino è un bambino – Proteggiamo i bambini in fuga da violenze, abusi e sfruttamento” scatta un’istantanea alla situazione dei ragazzini e delle ragazzine rifugiati e migranti, alle motivazioni che stanno alla base dei loro viaggi e ai rischi che devono affrontare nel corso di questi spostamenti.

Il vice direttore esecutivo dell’Unicef, Justin Forsyth, ha commentato così:

«Un bambino che si muove da solo è già uno di troppo e ancora oggi c’è un numero sconcertante di bambini che lo sta facendo: noi come adulti stiamo fallendo nella loro protezione», ha detto il vice direttore esecutivo dell’Unicef, Justin Forsyth.

Scorrendo i tanti dati contenuti nel report, si scopre anche che i bambini costituiscono all’incirca il 28% di tutte le vittime di traffico nel mondo. Con le quote più alte registrate nell’Africa sub-sahariana e in Centro America e Caraibi, dove la percentuale arriva rispettivamente al 64 e 62 per cento.

Forsyth ha dichiarato:

«Spietati trafficanti stanno sfruttando la loro vulnerabilità per guadagnarci personalmente, aiutando i bambini ad attraversare i confini al solo scopo di venderli in schiavitù o alla prostituzione forzata. È immorale che non stiamo difendendo i bambini da questi predatori».

Il racconto di Mary

Tra le storie contenute nel report dell’Unicef c’è anche quella di Mary, una ragazza di 17 anni che ha viaggiato sola dalla Nigeria fino al nostro paese. Un viaggio «orribile», come lo definisce l’organizzazione per i bambini.

Ripensando a quando il contrabbandiere a cui si era affidata si era trasformato in un trafficante di uomini, Mary racconta la sua esperienza in questo modo: «Tutto quello che aveva detto – che saremmo state trattate bene, che saremmo state al sicuro – era tutto sbagliato. Era una bugia».

La ragazza è stata quindi intrappolata in Libia per oltre tre mesi, dove è stata abusata.

«Lui mi ha detto che se non avessi dormito insieme a lui, non mi avrebbe portato fino in Europa. Lui mi ha violentata».

I dati del rapporto Unicef

Oltre a raccontare storie drammatiche come quella di Mary, il documento raccoglie anche molti dati che aiutano a inquadrare il fenomeno nella sua complessità.

Tra questi:

  • 200 mila bambini non accompagnati hanno fatto richiesta di asilo in circa 80 paesi tra il 2015 e il 2016;
  • 100 mila bambini soli sono stati arrestati al confine tra Stati Uniti e Messico nei due anni considerati;
  • 170 mila bambini soli hanno fatto richiesta di asilo in Europa;
  • i bambini non accompagnati rappresentano circa il 92% di tutti i bambini arrivati in Italia via mare nel 2016 e nei primi mesi del 2017;
  • circa il 20% dei responsabili di traffico ha legami con organizzazioni per la tratta di esseri umani.

Un’agenda in sei punti

In considerazione anche delle informazioni diffuse con questo rapporto, e in vista del G7 che si svolgerà proprio nel nostro paese il 26 e 27 maggio, l’Unicef chiede ai governi di adottare un’agenda in sei punti, che include:

  • Proteggere bambini rifugiati e migranti, in particolare i bambini soli, dallo sfruttamento e dalla violenza;
  • Porre fine alle detenzione di bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti, introducendo una serie di pratiche alternative;
  • Mantenere unite le famiglie come modalità migliore per proteggere gli stessi bambini e dare loro uno status legale;
  • Mantenere operativa l’istruzione per tutti i bambini rifugiati e migranti e dare loro accesso alla sanità e ad altri servizi di qualità;
  • Spingere per un’azione sulle cause sottostanti agli spostamenti di larga scala di rifugiati e migranti;
  • Promuovere misure per combattere xenofobia, discriminazione ed emarginazione nei paesi di transito e di destinazione.

«Questi bambini hanno bisogno di un impegno reale da parte dei governi di tutto il mondo per assicurare la loro sicurezza nel corso dei viaggi. I leader che si riuniranno al G7 dovrebbero guidare questo sforzo diventando i primi a impegnarsi sui sei punti della nostra agenda verso l’azione», ha concluso Forsyth.

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