Yemen, quasi 8 milioni a rischio colera
Agenzia Onu della salute, Medici senza frontiere, Save the Children: non c'è tempo da perdere
Il colera colpisce lo Yemen devastato dalla guerra. E con le forti piogge dell’ultimo periodo e un sistema sanitario ormai collassato si diffonde a una velocità «senza precedenti». Lo dicono le Nazioni Unite. Lo confermano Medici senza frontiere e Save the Children, due tra le maggiori organizzazioni non governative attive nella zona.
Stando ai dati diffusi venerdì dall’Organizzazione mondiale della salute (Oms), più di 240 persone sono morte di colera nelle ultime tre settimane e le infezioni hanno raggiunto un totale di 23.400. L’agenzia dell’Onu stima che ci siano 7,6 milioni di persone che vivono in aree ad alto rischio di trasmissione di colera.
Il rappresentante dell’Oms in Yemen, Nevio Zagaria, commentava così la situazione il 19 maggio: «Devo ammettere che i dati che ho visto questa mattina ci stanno prendendo di sorpresa. La velocità della ripresa dell’epidemia di colera è senza precedenti».
Le cause dell’epidemia
L’ultima esplosione della malattia, spiegano le Nazioni Unite, ha le sue radici in un episodio dello scorso ottobre, che ha poi avuto un picco a dicembre e che non è mai stato sconfitto completamente. La situazione attuale è strettamente legata al conflitto in corso in Yemen, che ha costretto oltre la metà dei servizi sanitari del paese a chiudere o a operare in strutture danneggiate e che vede ormai l’economia nazionale in caduta libera (per conoscere gli interessi italiani e di altri paesi in questa guerra leggi “L’Onu e le bombe italiane in Yemen“, “Armi italiane ai regimi autoritari” e “Le bombe arabe parlano inglese“).
La mancanza di centri sanitari locali e il fatto che i medici non hanno ricevuto uno stipendio negli ultimi sette mesi, hanno lasciato come unica soluzione alla popolazione quella di rivolgersi sempre agli ospedali ancora funzionanti, che l’Oms definisce ormai «presi d’assalto».
Le cause di questa grave epidemia, inoltre, vanno ricercate nei forti danni subiti dalle fognature e dalle infrastrutture che trasportano energia elettrica, che hanno facilitato dunque la contaminazione dell’acqua.
Una mappa dell’Organizzazione mondiale della sanità mostra come il maggior numero di casi sospetti, oltre 6 mila, sono stati registrati nella capitale Sana’a. Mentre sono davvero poche ormai le comunità che non sono ancora state raggiunte dalla malattia, caratterizzata da una grave diarrea che può arrivare anche a uccidere nel giro di qualche ora quando non è trattata subito in modo adeguato.
In alcune località, il tasso di mortalità è arrivato al 4-5% e l’agenzia Onu ha fatto sapere di essere estremamente preoccupata nel vedere che il colera si sta trasmettendo rapidamente da una persona all’altra.
Zagaria, inoltre, ha dichiarato:
«Se la trasmissione continua a questa velocità, dovremo rivedere le nostre stime e ci aspettiamo qualcosa che andrà oltre 200-250 mila casi nei prossimi sei mesi, oltre ai 50 mila casi che si sono già verificati. Per cui si può capire da soli come con questa cifra il prezzo che paghiamo in termini di vite umane è estremamente alto»
Per rispondere a questa situazione, l’Oms sta allestendo 350 centri di trattamento per il colera e 2 mila punti di reidratazione orale, anche con lo scopo di tenere traccia della diffusione dell’infezione e ridurre così il rischio di trasmissione della malattia.
L’agenzia ha sottolineato anche come la minaccia sia «troppo grande» perché le autorità yemenite possano affrontarla da sola e che l’appello di un aiuto per 22 milioni di dollari lanciato alla comunità internazionale finora ha raggiunto solo il 20% circa della cifra necessaria.
Msf: pazienti aumentati «drasticamente»
L’allarme lanciato dall’Oms è confermato dalle notizie diffuse qualche giorno fa da Medici senza frontiere. «Le nostre équipe in Yemen stanno ricevendo e trattando un numero crescente di pazienti affetti da colera e diarrea acquosa acuta nei governatorati di Amran, Hajja, Al-Dhale’, Taiz, e Ibb. Il numero di pazienti è drasticamente aumentato nelle ultime due settimane, raggiungendo un totale di più di 780 casi dal 30 marzo».
Per far fronte a questa epidemia, la Ong fa sapere di aver aperto centri per il trattamento del colera all’interno di cinque ospedali per isolare e trattare i pazienti che presentano i sintomi e di stare supportando altre strutture gestite dalle autorità sanitarie.
«Dalla fine di aprile – scriveva l’organizzazione il 10 maggio scorso – le nostre équipe hanno curato 276 pazienti affetti da colera e diarrea acquosa acuta nell’ospedale di Al-Nasr e nel centro sanitario Al Salam, nel governatorato di Al-Dhale. Dal 30 marzo, hanno inoltre curato 263 pazienti nell’ospedale di Abs Hospital, nel governatorato di Hajja, 168 dei quali giunti nelle ultime due settimane. Anche l’ospedale di Al-Salam nel governatorato di Amran, l’ospedale rurale generale di Thi As Sufal nel governorato di Ibb e l’ospedale materno-infantile di Al-Houban, nel governatorato di Taiz, hanno ricevuto centinaia di pazienti nelle ultime settimane. Il Ministero yemenita per la Salute Pubblica e la Popolazione ha inoltre riportato circa 310 casi nella capitale Sana’a».
Il capo missione di Msf in Yemen, Shinjiro Murata, ha dichiarato:
«Riceviamo pazienti provenienti da molti distretti diversi, lontani anche dieci chilometri. Siamo preoccupati che l’epidemia continui a diffondersi e vada fuori controllo. È necessaria una stretta collaborazione tra gli attori sanitari e le autorità rilevanti al fine di fornire un immediato supporto alle strutture sanitarie e alle comunità locali nelle aree colpite. Bisogna inoltre aumentare l’assistenza umanitaria per limitare il diffondersi dell’epidemia e scongiurarne altre».

Save the children: due casi su tre sono bambini
Secondo una nota rilasciata ieri dallo staff di Save the children in Yemen, ai tassi di diffusione attuale ci si possono aspettare oltre 65 mila casi entro la fine di giugno. «Lo Yemen sta vedendo una media di oltre mille casi sospetti di colera al giorno e quasi due sospetti su tre sono bambini sotto i 15 anni.
L’organizzazione umanitaria parla di almeno 242 morti confermati nelle ultime tre settimane, confermando così i dati dall’agenzia Onu. E aggiunge: «Questo numero è 20 volte quello registrato durante la prima ondata di casi registrati nell’ottobre 2016».
Per la presidente e Ceo di Save the Children, Carolyn Miles,
«Se la crisi del colera non sarà riportata sotto controllo entro l’inizio della prossima stagione delle piogge in luglio, potremmo vedere morti a migliaia invece che a centinaia. I bambini che hanno corpi indeboliti dalla malnutrizione sono i più vulnerabili al colera e ci sono oltre 2,2 milioni di bambini malnutriti in Yemen. Già ora, ogni 10 minuti un bambini con meno di 5 anni di età muore per motivi che potrebbero essere prevenuti».
La situazione di guerra continua e la distruzione di varie infrastrutture, inoltre, ha lasciato 14 milioni di persone senza accesso ad acqua sicura.
L’organizzazione, infine, ha riferito le parole di un medico di nome Zaid, operativo in un ospedale di Sana’a:
«La settimana scorsa abbiamo ricevuto 2-3 casi sospetti al minuto. Personalmente ho ricevuto 180 casi al giorno lo scorso mese. Il numero dei pazienti che hanno bisogno è scioccante. Le persone giacciono nei corridori e in alcuni casi siamo stati costretti a mettere sei bambini in un letto visto che non c’era spazio intorno. Chiediamo alle organizzazioni internazionali di aumentare la loro risposta. Affrontiamo tante sfide in questo ospedale. Ci mancano medicine e attrezzature sanitarie. Non abbiamo abbastanza medici e infermieri».