Caccia al migrante: ecco il video
Le riprese di Progetto 20 K mostrano la polizia di Ventimiglia alla ricerca di migranti di notte
Furgoni della polizia che inseguono migranti lungo le strade, sui marciapiedi. Li rincorrono alla stazione, lungo i binari di frontiera che separano l’Italia dalla Francia, sotto il ponte dove alcuni dormono la notte in attesa di passare il confine. Scene di vita quotidiana, a Ventimiglia: la caccia al migrante è ovunque.
Le immagini girate e diffuse in rete dagli attivisti del Progetto 20 K – un gruppo nato la scorsa estate che fornisce alle persone in transito aiuto concreto, materiale, sostegno legale e sanitario – mostrano come viene “gestita” la popolazione straniera che transita nella città ligure. Documentando, in particolare, come avvengono i trasferimenti lungo l’asse Ventimiglia-Taranto. «Alleggerimenti alla frontiera», erano stati definiti dal capo della polizia, Franco Gabrielli.
Susanna Galli, attivista di Progetto 20 K, diceva sabato 13 maggio: «Anche ieri sera, come succede ormai da un anno, la polizia ha portato in commissariato decine di migranti. Trattenendoli una notte intera, salvo poi trasferirli, per identificarli e foto segnalarli, all’hotspot di Taranto». Galli racconta ancora: «Abbiamo scoperto che esiste una vera e propria caccia, soprattutto nei confronti di eritrei e sudanesi, che viene effettuata quasi ogni notte, in maniera congiunta, dalla polizia italiana e da quella francese».
«Le persone vengono svegliate nel cuore nella notte, da uomini armati che parlano una lingua straniera, con l’obiettivo di allontanarle il più possibile dal confine, senza che nessuno possa informarle del proprio destino. In questo modo, dall’inizio del 2016, tra Como e Ventimiglia, sono state allontanate oltre 17.000 persone».
I dati del Viminale
I dati diffusi lo scorso aprile dalla direzione centrale dell’Immigrazione e della polizia delle frontiere del ministero dell’Interno, confermano le parole dell’attivista di Progetto 20 K. Anzi, in un certo senso, aggravano le criticità rilevate. Il Viminale, in un recente rapporto presentato al Parlamento, ha comparato il numero degli stranieri effettivamente allontanati dal territorio italiano nei primi tre mesi del 2016 con l’andamento dei respingimenti nello stesso periodo del 2017. Ebbene, si è scoperto così che la curva dell’esclusione è in continuo aumento.
Infatti, mentre nel primo trimestre dell’anno scorso gli stranieri effettivamente allontanati erano stati 3.745 – di cui 1.821 respinti alla frontiera, 988 le richieste di riammissione verso Paesi terzi e 936 rimpatriati – quest’anno, nello stesso trimestre, gli allontanamenti sono stati in tutto 4.317. E tra questi i respinti alla frontiera sono stati 2.825. I rimpatriati, più di 1.500.
Destinazione hotspot
Per quanto riguarda i trasferimenti dei migranti dalle zone di confine verso l’hotspot, «la misura è stata disposta per la duplice finalità di prevenire turbative dell’ordine e della sicurezza pubblica e di evitare che l’alta concentrazione di migranti potesse dare luogo ad emergenze igienico-sanitarie», ha spiegato il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, rispondendo a un’interpellanza presentata dal deputato del Movimento Cinque Stelle, Domenico Cozzolino.
In un’altra interrogazione parlamentare, presentata lo scorso gennaio dal deputato Andrea Maestri e altri appartenenti al gruppo di Possibile, è stato chiesto al Governo se «intenda disporre l’interruzione dei trasferimenti forzati dei migranti da Ventimiglia all’hotspot di Taranto». E se «intenda assumere iniziative diplomatiche per effettuare ogni possibile verifica sulla regolarità dei respingimenti dalla frontiera francese verso Ventimiglia».
Già, perché dalla frontiera giungerebbero indietro anche migranti mai identificati che provengono dall’interno della Francia. In questo modo, dunque, risulta essere sempre l’Italia il paese di primo ingresso e questo, per il regolamento europeo di Dublino, significa che sarà l’Italia a doversi farsi carico dell’eventuale richiesta di protezione internazionale del migrante.
Le prassi in qualche modo collegate al meccanismo hotspot, come i trasferimenti da Ventimiglia a Taranto, sono considerate violazioni di diritti fondamentali in una relazione di minoranza presentata proprio su questo tema presentata dal deputato Erasmo Palazzotto (Sinistra italiana).
Le questure di Imperia e Taranto
La questura di Imperia, contattata da Osservatorio Diritti, ha scelto di non fornire il numero esatto delle persone trasferite a Taranto dall’agosto scorso. E di non rispondere sul fatto che continuano ad arrivare nell’hotspot pugliese persone munite di documenti, che si trovano quindi regolarmente sul territorio nazionale.
Nessuna risposta neppure alla richiesta di spiegazioni per capire se per accertare la posizione giuridica di un migrante sia necessario trasferirlo a più di mille chilometri di distanza.
Dalla questura di Taranto, invece, avevano già confermato, per il tramite della responsabile dell’ufficio immigrazione, Rossella Fiore: «Sì, capita spesso che da Ventimiglia siano trasferite anche persone con i documenti in regola».