Minori stranieri in cerca di protezione
Quasi 10 mila sono scomparsi nel 2016. Terre des hommes propone un modello d'intervento
I minori stranieri che arrivano in Italia attraversando il Mediterraneo arrivano quasi sempre da soli e spesso spariscono subito dai radar delle istituzioni pubbliche. Secondo i dati diffusi ieri dal commissario straordinario del governo per le Persone scomparse, Vittorio Piscitelli, infatti, i minori stranieri non accompagnati scomparsi nel nostro paese sono passati dai 18.360 del 2015 ai 27.995 del 2016. Detto in un altro modo: in un solo anno non si sa dove siano finiti quasi 10 mila tra ragazzi e ragazze sbarcati sulle nostre coste senza alcun familiare. Una crescita, in termini percentuali, che sfiora il 45 per cento.
Su questo fenomeno, secondo il sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione, «l’attenzione dovrebbe essere massima, perché partenze così massicce di minori desta forte preoccupazione». Rispetto al primo semestre del 2016, nella seconda metà dell’anno il numero di persone straniere scomparse è passato da 28.410 a 34.891. «Colpisce l’entità dell’aumento, che sfiora il 23 per cento», ha detto ancora il sottosegretario. «È un dato che va letto con riferimento all’aumento dei flussi migratori nel 2016 e che riguarda, per l’80 per cento dei casi, minori non accompagnati».
Per Manzione serve una internazionalizzazione dell’attività di ricerca, ma anche la continuazione dell’attività svolta dal commissario straordinario nella sottoscrizione di protocolli con enti territoriali e università «con le quali, nei casi dei recuperi e riconoscimenti dei morti nel Mediterraneo abbiamo messo in piedi una struttura stabile».
Uno sforzo a parte, inoltre, merita la Sicilia. In questa regione, dice il ministero, si verificano il maggior numero delle scomparse e sulle sue strutture grava il maggior lavoro per il recupero e riconoscimento dei migranti naufragati in mare. «La sottoscrizione di protocolli consentirà di dare un nome alle persone ritrovate, restituendo dignità a loro a e ai loro parenti», ha aggiunto il commissario Piscitelli.
GLI SBARCHI
Nel 2016, su 10 minori sbarcati in Italia, 9 non erano accompagnati da familiari e questi ultimi rappresentavano il 14,2% del totale dei migranti. Secondo i dati del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, a fine 2016 in Italia erano registrati più di 17 mila minori stranieri non accompagnati, il 45,7% in più di appena un anno prima. E di questi, come detto, sono migliaia quelli di cui si perdono le tracce poco dopo lo sbarco o l’ingresso nei centri di prima accoglienza.
Per la fondazione Terre des hommes Italia, che accompagna da vicino le vicende di questi ragazzi, «i minori migranti non accompagnati costituiscono una popolazione sensibile e particolarmente vulnerabile che richiede risposte qualificate in termini di servizi già dalla loro prima accoglienza». L’organizzazione ha presentato proprio oggi una guida su “Salute mentale e supporto psicosociale ai minori migranti non accompagnati e a famiglie con bambini in prima accoglienza“, dove offre un’analisi del fenomeno e presenta gli interventi fatti in favore di questi ragazzi e ragazze.
Il documento ricorda che i migranti entrati in Europa l’anno scorso sono più di mezzo milione e di questi 364 mila sono arrivati via mare. Tra loro, poco più di 181 mila sono sbarcati sulle nostre coste. Una tendenza che sta proseguendo, in modo ancora più accentuato, anche nel 2017: tra gennaio e marzo sono arrivati in Europa via mare quasi 30 mila persone, di cui oltre 24 mila in Italia.
«I minori stranieri non accompagnati – da sempre il target più vulnerabile tra i migranti – continuano ad aumentare, rappresentando oggi una percentuale che si avvicina al 15% del totale degli sbarcati nel nostro Paese», scrive Terre des hommes. Che sottolinea che «nell’ultimo triennio la percentuale dei minori sbarcati soli è aumentata in modo esponenziale passando dal 7,7% del 2014 al 14,2% del 2016 sul totale dei migranti».
Le principali nazionalità di questi ragazzi, di età compresa di solito tra i 15 e i 17 anni, sono: egiziana, gambiana, albanese, eritrea e nigeriana. E sono soprattutto egiziani, eritrei e somali coloro che scelgono la fuga dai centri di accoglienza.
Dietro a tutti questi dati si nascondono le storie di sofferenza di tanti ragazzi, dice la fondazione. «Come quella di Edris, di 16 anni, arrivato dalla Somalia, scappato da un destino di bambino soldato e crollato emotivamente dopo lo sbarco ad Augusta, quando la speranza di trovarsi finalmente al sicuro si è scontrata con una situazione caotica e precaria che ha riattivato lo stress delle precedenti esperienze traumatizzanti».
LA PIRAMIDE DI TERRE DES HOMMES
La guida presentata oggi dalla fondazione «si propone di sistematizzare il peculiare modello d’intervento di assistenza ai minori migranti seguito da Terre des Hommes nel suo progetto Faro», ha detto Federica Giannotta, responsabile dei progetti per l’Italia e dell’advocacy. Il modello proposto per i minori migranti «rispecchia in tutto le linee guida dell’Inter-Agency Standing Committee (Iasc) dell’Organizzazione mondiale della sanità per la salute mentale e il supporto psicosociale nelle situazioni di emergenza».
Nel dettaglio, il modello si struttura in un sistema di intervento multi livello a piramide che cerca di rispondere alle esigenze di assistenza dei minori nei diversi contesti in cui si snoda la prima accoglienza – banchina del porto, hotspot e centro di prima accoglienza – dove le équipe di Terre des Hommes sono presenti. L’obiettivo, dunque, è quello di offrire una risposta flessibile e funzionale ai bisogni di bambini e ragazzi che giungono da soli sulle nostre coste, garantendone un’appropriata presa in carico sia psicologica sia psicosociale.
Nei primi due livelli della piramide si collocano i servizi di orientamento ai servizi disponibili nello specifico contesto di accoglienza, azioni di raccordo tra di essi e l’utente, oltre che interventi di supporto psicosociale mirato a quei soggetti in grado già in questa fase di riattivare proprie risorse.
Nel terzo livello della piramide si inseriscono gli interventi psicosociali volti a far riacquistare al minore un senso di sicurezza, riattivare la sua capacità di ridefinizione e riprogettazione del proprio progetto di vita al fine di adattarlo al nuovo contesto.
«Al vertice si collocano, infine, gli interventi di supporto psicologico mirati ad opera di esperti psicologi di Faro, che garantiscono la presa in carico di medio/lungo periodo dei minori che lo necessitano e predispongono pronte segnalazioni ai servizi del territorio dei casi vulnerabili», spiega Terre des hommes.
Il progetto è realizzato da due equipe multidisciplinari costituite ciascuna da psicologa, mediatrice culturale e sociologa/antropologa, attivi nella provincia di Ragusa, Siracusa e Catania. Nel 2016 sono stati 5.494 i bambini e i ragazzi che hanno beneficiato di assistenza psicosociale e 233 coloro che sono stati seguiti con un supporto psicologico individuale dal team del progetto Faro.