Immigrazione verso una nuova legge
Tre progetti per cancellare la Bossi-Fini, superare l'irregolarità e far crescere l'accoglienza
Continuano ad aumentare i gruppi di cittadini a cui non sta bene la legge Bossi-Fini per la gestione dei flussi migratori in Italia. E così da qualche mese a questa parte sono nate e cresciute tre proposte che presto potrebbero sbarcare in Parlamento. A partire dalla campagna “Ero Straniero. L’umanità che fa bene“, lanciata da Emma Bonino a livello nazionale il 1° maggio e che farà tappa questa sera a Firenze con l’obiettivo di raccogliere le firme necessarie per una legge di iniziativa popolare (l’occasione sarà il concerto di Marco Masini all’Obihall alle 19.30, ma l’iniziativa proseguirà poi al Mandela Forum, al Teatro Verdi e coinvolgerà anche mercati, cinema, parrocchie).
LA PROPOSTA “ERO STRANIERO”
Questa campagna cercherà di arrivare entro sei mesi alle 50 mila firme necessarie per presentare la proposta di una legge che mira a evitare situazioni di irregolarità per puntare invece su accoglienza, lavoro e inclusione. Tra i promotori della campagna c’è un fronte vasto e trasversale della società civile che lavora sul settore delle politiche migratorie e dell’inclusione socio-lavorativa, tra cui: Radicali Italiani, Acli, Arci, Asgi, Caritas, Centro Astalli, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Libera. Alla campagna hanno già aderito un centinaio di sindaci in tutta Italia.
La proposta di legge di iniziativa popolare “Ero straniero” è composta di otto articoli. Questo testo, innanzitutto, introdurrebbe il permesso di soggiorno temporaneo (12 mesi) per facilitare l’incontro dei lavoratori stranieri con i datori di lavoro italiani. Si prevede poi la regolarizzazione su base individuale degli stranieri irregolari, se è dimostrabile l’esistenza in Italia di un’attività lavorativa (trasformabile in attività regolare o denunciabile in caso di sfruttamento lavorativo) o di comprovati legami familiari. La proposta intende anche ampliare il sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) puntando su un’accoglienza diffusa capillarmente nel territorio con piccoli numeri.
UN’ALTRA ALTERNATIVA ALLA BOSSI-FINI
Dal mondo del volontariato e del terzo settore sono arrivati finora tre grossi progetti che ruotano tutti intorno alla volontà di riaprire le frontiere dell’Italia per permettere ai migranti di entrarci legalmente, senza dover ricorrere ai trafficanti di esseri umani.
Oltre alla proposta di “Ero straniero”, la più recente è quella presentata qualche giorno fa a Milano da un cartello di una trentina di associazioni, centri sociali e comitati, chiamato “Nessuna persona è illegale“. «È lo slogan della grande manifestazione di Barcellona e calza perfettamente anche con la situazione italiana: riteniamo infatti che nessun migrante può essere ritenuto irregolare, per il semplice motivo che ad oggi non c’è alcun modo per entrare in Italia in maniera regolare», ha dichiarato Pietro Massarotto, presidente dell’associazione di volontariato Naga.
Si tratta di una piattaforma che in tre grandi capitoli rivolge una serie di richieste all’Unione europea, al governo e a Parlamento italiano e ai sindaci. A Bruxelles le associazioni chiedono, tra le altre cose, di introdurre il permesso di soggiorno europeo, che verrebbe rilasciato da ciascuno stato ma con validità in tutta l’Unione. Oltre a una revisione del regolamento di Dublino, con la previsione del diritto del migrante di scegliere il Paese in cui chiedere asilo (attualmente possono fare domanda solo nella nazione in cui sono sbarcati).
Alle istituzioni italiane, e in particolare al parlamento, si chiede di abolire la procedura dei decreti flussi e di instaurare nuovi meccanismi di ingresso: innanzitutto la possibilità per il migrante di chiedere un visto per ricerca di lavoro della durata di almeno 12 mesi e il ripristino dell’ingresso per lavoro a chiamata nominativa. Inoltre, la possibilità di regolarizzarsi nel caso in cui si abbia un lavoro, il diritto di voto alle elezioni amministrative e che almeno il rinnovo dei permessi di soggiorno sia gestito dai Comuni e non più dalle Questure. Ai sindaci una totale adesione allo Sprar, il sistema nazionale che finora a funzionato bene nell’accoglienza e integrazione dei richiedenti asilo.
IL PROGETTO DI ASGI
Una terza proposta per misurare la Bossi-Fini è frutto del lavoro dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi). Il documento elaborato si intitola “Programma di riforma delle norme italiane in materia di diritto dell’immigrazione, asilo e cittadinanza”, ma gli avvocati di questa associazione hanno contribuito anche alla stesura delle altre due proposte.
Il testo, molto articolato, punta soprattutto sulla creazione di «canali di ingresso per ricerca di lavoro», basati sulle garanzie prestate da singoli o imprese «individuando misure economiche effettive e adeguate di rimpatrio assistito nel caso, decorso un determinato periodo di tempo, la persona non abbia reperito un’attività lavorativa».
In conclusione, dunque, si tratta di tre proposte piuttosto simili, che provengono da una galassia di realtà che va dai centri sociali alla Caritas italiana ai sindaci. Una galassia che rappresenta buona parte di quei volontari e operatori che in questi anni si sono fatti carico di accogliere i migranti. Alle polemiche, alle accuse di lucrare sul traffico dei migranti, rispondono con queste proposte articolate.