Soldati egiziani sotto accusa

Human Rights Watch denuncia omicidi sospetti fatti in nome della lotta al terrorismo

Non ne parla quasi nessuno, ma in Egitto sembra esserci un problema di sicurezza di stato. Per la precisione, il punto critico sarebbero proprio le autorità del Cairo, che starebbero coprendo omicidi mirati con la scusa della lotta al terrorismo. A denunciarlo è la ong Human Rights Watch, che negli ultimi tempi è tornata a più riprese su questo argomento.

L’ultima volta il 24 aprile scorso. «È emerso un video spaventoso che mostra quel che sembra essere la scena di un’esecuzione di almeno due detenuti nel nord del Sinai da parte di soldati egiziani». E a fianco di questa immagine, «ci sono i corpi di molti altri uomini, che giacciono con la faccia rivolta a terra». Questo filmato è apparso su Mekameleen, un canale satellitare dell’opposizione egiziana con sede in Turchia. Queste immagini, dice la ong, «forniscono un racconto alternativo alle affermazioni dell’esercito egiziano, secondo cui gli uomini erano terroristi morti nel corso di combattimenti con i militari».

Per Human Rights Watch non si tratta di un caso isolato. Anzi. «Purtroppo, incidenti con gravi violazioni di diritti umani sono diventati normali nel corso delle operazioni di sicurezza egiziane», scrive la ong. Che prosegue: «Giusto il mese scorso, Human Rights Watch ha pubblicato un report documentando i probabili omicidi extragiudiziali di almeno quattro – e verosimilmente 10 – uomini che erano stati fatti “sparire” dal governo nei mesi precedenti».

Il rapporto a cui si riferisce avrebbe scoperto il tentativo del governo del Cairo di coprire gli omicidi «mettendoli in scena come il risultato di uno scontro a fuoco nei loro video falsificati, collocando armi e tutto il necessario». In aggiunta, la ong ricorda come «l’anno scorso abbiamo pubblicato un report che documentava come la sicurezza egiziana avesse probabilmente giustiziato nove membri dei Fratelli Musulmani egiziani nei loro appartamenti, sostenendo in seguito che fossero stati uccisi a seguito di un conflitto a fuoco con le forze governative».

L’ANALISI

La ong sostiene che la repressione stia aumentando, peggio che durante il periodo di Hosni Mubarak. E richiama ora Washington e i paesi europei alle proprie responsabilità per quanto sta accadendo al Cairo. «Muti sui diritti umani, hanno cercato di attrarre l’Egitto nella civiltà attraverso gli affari e i prestiti del Fondo monetario internazionale» e «gli Stati Uniti hanno addirittura onorato il presidente Abdel Fattah al-Sisi – il generale che ha rimosso il primo presidente egiziano liberamente eletto con un colpo di stato e presiede a capo di questa repressione – con una visita alla Casa Bianca del presidente Donald Trump».

Insomma, per Human Rights Watch è arrivano il momento di cambiare passo. Nadim Houry, direttore del programma Terrorismo e controterrorismo dell’organizzazione, il 25 aprile ha pubblicato un’analisi con un titolo che parla da solo: “Le squadre della morte dell’Egitto e il sordo silenzio dell’America“.

Il governo americano, insomma, «deve esaminare il proprio ruolo nelle brutalità che vediamo documentate in questo video», considerando anche il «flusso annuale di 1,6 miliardi di dollari in assistenza militare all’esercito egiziano».

La «scusa», conclude la ong, è quella di aiutare Il Cairo a sconfiggere i gruppi armati attivi nella zona del Sinai, e in particolare il ramo locale dell’Isis, e di «ripristinare la stabilità». «Ma questa formula stanca, fondata su diffusi abusi dei diritti umani, non fa crescere altro che instabilità e altra violenza».

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