Diciassette racconti dietro le sbarre

"Colpevoli", il nuovo libro di Annalisa Graziano, dà voce ai detenuti del carcere di Foggia

Una branda, uno sgabello e un tavolo. Silenzio, nient’altro. L’isolamento, che costringe a pensare e a fare i conti con un tempo ristretto e con l’inquietudine, l’incertezza del domani, l’assenza degli affetti. Donato ha vissuto così per due mesi, subito dopo l’arresto. È sua la prima storia raccontata in “Colpevoli. Vita dietro (e oltre) le sbarre“, il volume scritto dalla giornalista foggiana Annalisa Graziano, edito da “edizioni la meridiana“, che dà voce a 17 detenuti della Casa circondariale di Foggia.

«Il libro è frutto di un lavoro collettivo e nasce da una lunga chiacchierata con il direttore della Casa circondariale di Foggia, Mariella Affatato», spiega l’autrice. «Dopo l’esperienza della mostra e del volume fotografico “L’altra possibilità“, realizzati a quattro mani con Giovanni Rinaldi, ho pensato di raccontare la vita e le vite dentro».

“Colpevoli” è un viaggio nelle sezioni dell’istituto penitenziario foggiano, tra le celle, le aule scolastiche, i passeggi, nella cucina e in tutti i luoghi accessibili. È, soprattutto, la rivelazione delle storie che ci sono dietro i nomi e le foto segnaletiche cui ci hanno abituati la cronaca nera e giudiziaria. Non solo rapinatori, omicidi, ladri e spacciatori, ma anche uomini, padri, figli e mariti con storie che nessuno aveva ancora raccolto. «Colpevoli alcuni detenuti si sentono fino in fondo, altri in parte. Ma tutti si sono messi in discussione, raccontandosi e hanno “scritto” alcune pagine insieme a me», dice ancora Graziano.

Numerose le vite che si intrecciano tra sbarre e pezzi di cielo. Ci sono il 22enne Luigi, che ha iniziato a rubare per pagare le bollette, e Gerardo, che ha incrociato lo sguardo di una detenuta della sezione femminile e si è innamorato “dentro”. Non mancano pagine drammatiche, come quelle che danno voce a Carmine, che alle spalle ha una vita piegata dalla dipendenza. «Smettere di drogarsi è solo una questione di volontà e non può essere diversamente: non può convincerti un’altra persona. Non ce la fai finché non lo vuoi veramente, fino a quando non ti siedi per terra e non hai più nemmeno il sedere e capisci che stai perdendo tutto o forse lo hai già perso», racconta.

La prefazione del volume, realizzato con il sostegno della fondazione Banca del Monte e in collaborazione con il CSV Foggia, porta la firma di don Luigi Ciotti. «Queste pagine ci aiutano a ricordare che il carcere non è una terra marginale o un mondo a parte, ma un’eventualità nella storia delle persone. Scaturita certo da scelte sbagliate, di cui è giusto rendere conto, ma anche da opportunità negate, dall’assenza di alternative», scrive il presidente di Libera. La postfazione è stata affidata a Daniela Marcone, vicepresidente di Libera e figlia di Francesco Marcone, vittima innocente di mafia.

«Uno dei temi che ho cercato di affrontare con ogni detenuto è quello del rapporto con le vittime dei reati, un punto delicato, che abbiamo sviscerato poco per volta, durante i vari colloqui», spiega Annalisa Graziano. È quanto emerge dal racconto di Donato, che ha fatto recapitare un messaggio al figlio della sua vittima. «Naturalmente, non mi aspettavo nulla dopo quella lettera, ma già il fatto che l’abbia presa in mano, per me è stato importante. Significa che almeno mi considera un essere umano. Io al posto di quel figlio non so se sarei riuscito a farlo: è stato un gesto nobile. Mettermi nei panni dei parenti delle vittime è impossibile, ma credo che abbiano provato un dolore lancinante. Forse sono stato egoista nello scrivere quella lettera, è stata una mia esigenza: dovevo raccontare la mia verità, spiegare che non ci si può accontentare di quella giudiziaria».

«Quell’uomo – spiega il giovane detenuto – farà parte per sempre della mia vita. Il pensiero, la sua immagine è diventata costante, talmente intensa che non posso e voglio cancellarla. E un giorno spero di avere la possibilità di parlare con i parenti di questa persona, anche se so che sarà molto difficile. Non so se sia possibile perdonare, io non sono ancora riuscito a perdonare me stesso per tanti errori. Credo che l’indulgenza possa essere pericolosa: ho costruito con fatica delle certezze, ma ho ancora tanti dubbi. Ho affidato le mie riflessioni a un libretto, lì c’è la mia verità, la mia condizione».

“Colpevoli” si compone di due parti: la prima dedicata al mondo carcere; la seconda all’esecuzione penale esterna, attraverso il racconto delle realtà del terzo settore segnalate dall’Uepe, l’Ufficio di esecuzione penale esterna di Foggia. Annalisa Graziano ha rinunciato ai diritti d’autore. I proventi del libro sosterranno attività nel carcere di Foggia. (Redattore Sociale)

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.