Africa, le ong lanciano l’allarme fame
Il network Agire: 30 milioni di persone a rischio tra Sud Sudan, lago Ciad e Corno d'Africa
Le organizzazioni non governative di Agire lanciano l’allarme fame: 30 milioni di persone in Sud Sudan, nel bacino del Lago Ciad e nel Corno d’Africa, non hanno cibo e acqua sufficienti per sopravvivere e più di 1,5 milioni di bambini dell’area sono a rischio imminente di morte per denutrizione, malnutrizione e malattie correlate (vedi anche l’articolo “Manca cibo per 108 milioni di persone“). Dati che riportano indietro a una cinquantina d’anni fa, alla carestia del Biafra che è diventata il simbolo della fame nel mondo. Di fronte a questa situazione, Agire ha deciso di lanciare la campagna “Senza cibo, senza acqua, senza forza, ma non senza di te“, per «informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità della crisi, ancora ignorata in Italia, e sostenere gli interventi umanitari delle Ong del network nei paesi più colpiti».
Nel Corno d’Africa la siccità ha provocato la morte dell’80% del bestiame, fonte di sostentamento primaria. La Somalia è già stata colpita nel 2011 da una carestia che ha provocato 260 mila morti. Quella di oggi potrebbe essere ancora peggiore se la comunità internazionale non si impegna subito per contrastarne gli effetti. 6,2 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente e i casi di colera si moltiplicano: nel 2017 sono già oltre 18 mila.
In Kenya il 10 febbraio il governo ha dichiarato una emergenza nazionale siccità, che colpisce 23 delle 47 contee del paese. Anche in Etiopia, tra i paesi più colpiti dagli effetti di El Niño, le zone meridionali e orientali del paese sono interessate da una grave siccità. 5,6 milioni di persone hanno bisogno di assistenza alimentare nei prossimi tre mesi.
Sin dalla ripresa della guerra nel 2013, il Sud Sudan è in stato di crisi e la siccità ha aggravato gli effetti del conflitto. In una parte del paese è stato dichiarato ufficialmente lo stato di carestia. Solo qui quasi 275 mila bambini sono a rischio di morire di fame. Un ulteriore milione di persone è classificato sull’orlo della fame. In totale 4,9 milioni di persone hanno bisogno di assistenza alimentare urgente.
Nella regione del lago Ciad, che comprende parte della Nigeria, Niger, Camerun e Ciad, gli attacchi di Boko Haram hanno causato movimenti forzati di 2,3 milioni di persone. Violenza, colera e povertà si sono combinati con esiti aggravati da cambiamenti climatici e delle attività dell’uomo, che hanno portato a ridursi di dieci volte la superficie del lago, rendendo impossibile per buona parte della popolazione vivere di pesca.10,7 milioni di persone sono in necessità critica di cibo, acqua e assistenza.
IN VIAGGIO VERSO L’EUROPA
Agire sottolinea che si tratta dei paesi africani da cui proviene buona parte dei profughi che arrivano in Europa. «Si dice spesso “aiutiamoli a casa loro” – commenta Alessandra Fantuzi, coordinatrice di Agire – e questo è il momento di farlo, urgentemente».
Per la Fantuzi «non possiamo aspettare che la tragedia si consumi e poi gridare “Mai Più”, quando sarà troppo tardi. È una crisi di cui in Italia si parla poco, ma se provate a informarvi sui media internazionali o seguite i nostri racconti dal campo, vi renderete conto della sua gravità. Tutta la società civile europea si sta mobilitando, ora tocca a noi», «Morire di fame nel terzo millennio – conclude – è una vergogna per l’umanità intera».
LA CAMPAGNA
Le ong di Agire operano nei paesi dove è in corso la carestia con lo scopo di salvare vite portando acqua, cibo, protezione e cura a donne e bambini, assicurare interventi medici e prevenzione delle epidemie. L’obiettivo della campagna è salvare almeno 500 mila persone tra quelle più in pericolo. «C’è bisogno del sostegno di tutti per non arrivare troppo tardi», sottolineano i promotori, che hanno scelto come slogan di questa mobilitazione «Senza cibo, senza acqua, senza forza, ma non senza di te».
Nel Corno d’Africa sono al lavoro sei ong di Agire: ActionAid, Amref, Cesvi, Coopi, Oxfam e Vis. In Sud Sudan Oxfam sta consegnando aiuti per sostenere la popolazione nel suo sforzo di sopravvivenza. Mentre sul lago Ciad Coopi e Oxfam lavorano per assicurare acqua e assistenza alimentare assistendo le persone in fuga da Boko Haram.