Via a mobilitazione per Del Grande

Lanciato un appello per la liberazione immediata del giornalista fermato in Turchia

Le procedure per la liberazione e per il rimpatrio del giornalista italiano Gabriele Del Grande «potrebbero essere non brevi. Il quadro, che fino a due giorni fa sembrava andare verso risoluzione imminente, si è improvvisamente aggravato. È per questo che riteniamo essenziale una mobilitazione». Lo ha dichiarato ieri il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani. Amici e familiari del documentarista hanno lanciato un appello collettivo per il suo immediato ritorno a casa.

Manconi ha ricordato che finora «non c’è nessuna accusa formalizzata e tradotta in capo di imputazione nei confronti di Gabriele. Ci sono solo argomentazioni, che valgono quello che valgono». Il senatore ha incontrato per un’ora e 25 minuti l’ambasciatore turco in Italia, ma «i contenuti dell’incontro sono sottoposti a riservatezza», ha detto.

«Ci sono molte questioni delicate ma ho avuto conferma dei dettagli che solo ieri, dalla telefonata che ha fatto Gabriele abbiamo potuto apprendere. Solo ieri abbiamo saputo che si trova a Mugla, che le autorità italiane non erano a conoscenza del trasferimento dal primo luogo di detenzione, né del suo isolamento né degli interrogatori quotidiani. La conclusione dell’incontro è che le procedure potrebbero essere non brevi. È vero che c’è attività costante della Farnesina ma è necessario che ci sia un’attività di vigilanza e una mobilitazione. Gabriele non ha fatto nulla di diverso dal suo mestiere».

Manconi ha anche rivelato che «al viceconsole italiano ad Ankara e all’avvocato turco di Gabriele Del Grande non è stato consentito di vederlo. La delegazione si è recata nel centro di identificazione di Mugla dove è recluso da giorni il giornalista italiano, ma non ha potuto accedere». Il senatore ha dichiarato che «la delegazione ha ricevuto un rifiuto a incontrare il nostro connazionale. Faremo in modo di intervenire presso il nostro ministero degli esteri». «Questa è una palese violazione della Convenzione di Vienna, sottoscritta anche dalla Turchia», ha aggiunto.

LE CINQUE RICHIESTE

I promotori della mobilitazione a favore di Gabriele Del Grande portano avanti cinque richieste. La prima è che «l’ambasciatore italiano ad Ankara possa incontrare Del Grande, perché finora non ha potuto incontrare le autorità consiliari e questa è una gravissima violazione dei diritti».

La seconda è che un medico possa visitare Gabriele.

La terza, quindi, è che «un avvocato di fiducia turco possa incontrare il prima possibile Gabriele ed accedere agli atti giudiziari, che non sappiamo neanche se esistono, per capire le accuse sulla base delle quali è stato fermato».

La quarta richiesta è che Gabriele possa avere «relazioni assidue con i familiari e gli avvocati».

Infine, la quinta e ultima richiesta, è che il ministro degli Esteri turco «che sei giorni fa aveva promesso una nota al nostro ambasciatore sui motivi del fermo dia seguito alla promessa».

L’APPELLO

Ieri è stato lanciato anche un appello al Parlamento e al governo italiano, dopodiché la delegazione dei firmatari ha incontrato il presidente del senato, PIetro Grasso. Nel testo si ricorda che è «necessario che le massime istituzioni del Paese si attivino con urgenza nei confronti delle autorità turche per garantire la tutela dei diritti di un proprio cittadino nonché di un professionista di altissimo spessore e valore civile. Chiediamo che Gabriele torni quanto prima libero e possa riacquistare i suoi diritti di cittadino e giornalista».

I primi firmatari sono: Francesca Borri, Concita De Gregorio, Giovanni De Mauro, Stefano Liberti, Valerio Mastrandrea, Andrea Segre, Daniele Vicari, insieme agli autori e produttori di “Io sto con la sposa”. Sottoscrive l’appello anche la Federazione nazionale della stampa con Giuseppe Giulietti che chiede di «evitare l’oscuramento» della vicenda.

Nel corso dell’incontro l’attore Valerio Mastandrea ha letto un messaggio della famiglia di Gabriele. «La sua voce è arrivata come un grido disperato di aiuto, la sua frustrazione era palpabile per il fatto di trovarsi in uno stato di privazione della sua libertà e dei suoi diritti, senza essere accusato di nessun reato penale. Gabriele ha potuto dirci la sua verità con la sua voce. Gabriele ad oggi si trova in isolamento permanente e viene continuamente interrogato in quanto il motivo dell’ancora mancato rilascio pare sia da attribuire al suo lavoro di scrittore. Gabriele non è mai stato informato del fatto che lo stavamo cercando e che abbiamo fatto di tutto per metterci in contatto con lui e si è sentito abbandonato. Di fatto lui è solo, non ha voce», concludono le sorelle, la compagna e i genitori.

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