Condor minaccia ricercatrice italiana

Riappare il Piano che univa le dittature sudamericane: 13 difensori dei diritti in pericolo di vita

Una minaccia di morte riporta l’Uruguay al periodo del terrore. E travolge anche una ricercatrice italiana che sta indagando proprio su eventi legati a quei tempi. A febbraio, infatti, il procuratore generale del paese, Jorge Díaz, ha ricevuto questa email: «Il suicidio del generale Barneix non rimarrà impunito. Non accetteremo più nessun suicidio a causa di processi iniqui. D’ora in avanti, per ogni suicidio ammazzeremo tre a caso nella seguente lista». Una minaccia rivolta a lui e ad altre 12 persone firmato da un gruppo che si autodefinisce Comando Barneix.

Ebbene, chi conosce la storia di questa regione non può che pensare subito agli anni bui del terrore marcati dall’attuazione del Piano Condor: una rete di collaborazione degli anni ’70 e ’80 fra le dittature militari di Brasile, Argentina, Bolivia, Cile, Paraguay, Uruguay e Perù per reprimere, perseguitare ed eliminare i dissidenti politici ovunque essi si trovassero.

Il Comando, che secondo i destinatari dell’email è composto probabilmente da ex militari e agenti dei servizi segreti, fa riferimento a Pedro Barneix, un ex generale uruguayano che nel settembre 2015 si suicidò prima di essere arrestato per aver torturato e ucciso Aldo Perrini, un militante della sinistra morto nel 1974. Barneix aveva guidato l’intelligence militare durante la dittatura uruguayana (1973-1985).

Ora esiste il sospetto che sia stato questo stesso gruppo paramilitare ad aver rubato l’anno scorso dei dischi rigidi di alcuni computer del team di Antropologia forense dell’università di Montevideo che contenevano documenti sui cadaveri dissotterrati che potrebbero appartenere ai desaparecidos durante la dittatura.

Fonte: Agesor periodismo las 24 horas

Le vittime

Le persone minacciate hanno una caratteristica che le accomuna: si battono tutte per denunciare le violazioni dei diritti umani commesse durante le dittature del Cono Sud (una regione che comprende i paesi sudamericani al di sotto del tropico del Capricorno).

L’italiana inserita nella lista del Comando è Francesca Lessa, una ricercatrice dell’università di Oxford che lavora al Centro latino americano dal febbraio 2011. Attualmente sta conducendo un progetto di tre anni per studiare proprio la responsabilità per i crimini transnazionali del Piano Condor in Sud America. Già tra la fine del 2014 e la metà del 2016, inoltre, aveva lavorato nella capitale argentina, Buenos Aires, per esaminare gli atti nel processo al Piano Condor e condurre ricerche su questo coordinamento transnazionale messo in piedi da sei dittatori militari in Sud America negli anni Settanta e Ottanta.

Oltre alla ricercatrice e al procuratore Jorge Díaz, nella lista compaiono i nomi di nove uruguayani: il  ministro della Difesa Jorge Menendez; la direttrice dell’Istituto per i diritti umani Mirtha Guianze; l’ex viceministra degli Esteri Maria Belela Herrera; gli avvocati Juan Errandonea, Juan Fagundez, Oscar Goldaracena, Pablo Chargoñía, Federico Alvarez Petraglia e Hebe Martinez Burlé, responsabile per aver portato di fronte alla giustizia il caso che si è concluso con la condanna del dittatore uruguayo Juan María Bordaberry a 30 anni di carcere.

Ad essere stati minacciati, infine, ci sono anche il giurista francese Louis Joinet e il presidente del Movimento di giustizia e diritti umani brasiliano, Jair Krischke. Oltre a essere internazionalmente rispettato per la sua lotta in difesa dei diritti umani e aver aiutato a localizzare militari uruguayani e argentini processati nel loro paese e scapati in Brasile, Krischke insieme a Chargoñía e Guianze ha partecipato al processo Condor svolto in Italia che ha condannato 8 dei 33 accusati di omicidio e sequestro di persona (le motivazioni della sentenza saranno pubblicate entro la fine di aprile).

La giustizia dell’Uruguay ha aperto un’indagine per scoprire chi ci sia dietro alla minaccia. Il compito delle autorità del paese, però, non è così semplice  visto che chi ha  spedito l’email ha usato un server della rete Tor, che impedisce la tracciabilità dei messaggi e mantiene l’anonimato dell’utente.

La Commissione Interamericana sui Diritti Umani, dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oas), con sede a Washington, ha emesso una dichiarazione in cui chiede al governo uruguayano di adottare misure urgenti che garantiscano la sicurezza delle persone minacciate. La Commissione ha anche affermato che «le minacce e gli attacchi contro i giudici, pubblici ministeri e difensori pubblici hanno di solito lo scopo di intimidire e esercitare pressioni per influenzare l’imparzialità e l’indipendenza delle loro azioni». Per la Commissione, le minacce sono «particolarmente gravi, dall’effetto intimidatorio e agghiacciante che questi atti possono avere sulla vittima dell’aggressione».

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