Un monologo di viaggio, di denuncia, di vita: per la prima volta a Roma, l’associazione K_Alma e il Collettivo Mamadou di Bolzano presentano “Le scarpe dei caporali”, lo spettacolo teatrale di Salvatore Cutrì con la regia di Paolo Grossi, nato da un’inchiesta sullo sfruttamento dei braccianti agricoli nel Sud Italia di Matteo De Checchi, collaboratore di Melting Pot Europa, e Valentina Benvenuti.
Nel meridione sono più di 300 mila i braccianti agricoli che vivono in ghetti dove le condizioni igienico sanitarie sono al limite, lavoratori sfruttati dai caporali e dalla criminalità organizzata, sottopagati.
Da gennaio a maggio 2016, il Collettivo Mamadou ha realizzato un tour tra Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia visitando le zone più depresse e i ghetti più nascosti. Un viaggio che non si è ancora concluso e che prosegue nelle storie dei braccianti raccolte in un monologo teatrale con lo scopo di far riflettere, forse anche con una vena di umorismo, sulla nuova mafia italiana, il caporalato, e sulle condizioni abitative e lavorative dei braccianti africani, italiani e dell’Est Europa nell’Italia del Sud.
La prima romana dello spettacolo va in scena sabato 8 aprile al teatro del Villaggio Globale (via Lungotevere Testaccio I), quando ci sarà anche la possibilità di sostenere l’avvio di iniziative di sensibilizzazione e azione concrete per il superamento delle condizioni di vita dei braccianti agricoli nei ghetti di Rosarno, Boreano, Rignano e Cassibile.
La serata è sostenuta anche dall’associazione Parsec e dalla campagna Coltiviamo i Diritti, da LasciateCIEntrare, Laboratorio 53 e Radio Ghetto, Terra! Onlus, Medu ed il Villaggio Globale. Presenta e modera Tiziana Barillà, attivista e giornalista di Left.
Ad anticipare lo spettacolo, un aperitivo equo e solidale proposto da Makì – Sapori del mondo, il gruppo di cucina autogestito dai richiedenti asilo e dai rifugiati dell’associazione Laboratorio 53. Dopo la rappresentazione ci sarà spazio per la poesia e la musica, con le canzoni del duo Tuya, coppia nell’arte e nella vita, che trasformano testi poetici in lingua italiana e dialettale calabrese su temi sociali.