Al-Shabaab avanza in Somalia
Il gruppo terrorista legato ad al Qaeda compie nuovi attacchi e minaccia la stabilità del paese
Nelle ultime ore gli estremisti somali di al-Shabaab hanno preso il controllo di El Bur, una città nella regione semi-autonoma di Galmudugh, nel sud-est della Somalia, dopo il ritiro delle forze etiopi che la presidiavano. L’occupazione di El Bur è l’ennesima riprova della capacità di tenuta del gruppo islamista: nonostante sia stato cacciato dalle sue roccaforti dai militari della missione dell’Unione Africana in Somalia (Amisom) e dell’esercito somalo, ha ripreso il controllo di alcune zone rurali della Somalia centro-meridionale e di una consistente fascia di territorio costiero a sud di Mogadiscio.
Al-Shabaab continua, inoltre, a compiere attacchi contro i militari dell’Amisom, come quello dello scorso 24 marzo al compound della missione di peacekeeping nella città di Barawe, nel sud-ovest della Somalia. Nella rivendicazione successiva all’attacco, il gruppo ha affermato di aver ucciso 17 militari, ma il governo somalo, pur confermando l’accaduto, ha dichiarato che l’assalto è stato immediatamente respinto e che sono morte solo due persone.
L’inalterata capacità offensiva di al-Shabaab è confermata anche dalla costante frequenza con cui continua a compiere attacchi nella capitale Mogadiscio, l’ultimo dei quali risale a a ieri, quando un attentatore suicida a bordo di un’autobomba ha colpito un piccolo ristorante nei pressi del ministero somalo dello Sport e della Gioventù, provocando la morte di sette persone. Il 21 marzo, un’altra autobomba è stata lanciata contro un checkpoint della polizia, provocando la morte di dieci persone.
Gli attentati di matrice jihadista nella capitale sono sistematicamente ripresi dai primi mesi del 2015 e si sono intensificati con l’avvio del processo elettorale nell’agosto 2016. Poi, sono proseguiti dopo l’elezione del nuovo presidente Mohamed Abdullahi Mohamed “Farmajo”, avvenuta lo scorso 8 febbraio.
LA STORIA
Il gruppo, legato ad al Qaeda dal 2012, si è fatto conoscere a livello internazionale nel settembre 2013, quando ha firmato l’attacco al centro commerciale Nakumatt Westgate di Nairobi, catturando molti ostaggi e uccidendo 71 persone, tra le quali tanti turisti di tredici diverse nazionalità.
L’assalto allo shopping center di Nairobi fu preceduto e seguito da una lunga serie di attentati compiuti dal movimento jihadista anche al di fuori dei confini somali, specialmente in Kenya e in Uganda, colpevoli di aver inviato nutriti contingenti di truppe a supporto dell’Amisom.
Ma è negli ultimi due anni che la minaccia del gruppo è tornata a materializzarsi in tutta la sua violenza, dopo una serie di significative sconfitte, registrate a partire dal settembre 2011, quando i miliziani islamisti furono cacciati militarmente da Mogadiscio e Kisimayo.
Al-Shabaab ha inoltre dimostrato di essere in grado di conservare inalterata la capacità di portare a termine attacchi letali su larga scala, come quello alla North-Eastern Garissa University, in Kenya, dove il 2 aprile 2015 furono uccise 148 persone, per la maggior parte studenti che frequentavano il campus. L’attentato di Garissa è stato il più sanguinoso nella decennale storia del movimento radicale islamico, che dalla muqaawama (la resistenza all’invasione etiope della fine del 2006) si è imposto su tutte le altre organizzazioni islamiste attive nel paese del Corno d’Africa.
MINACCA ALLA STABILITÀ
Trascorsi più di dieci anni dalla sua affermazione tra i gruppi armati somali, al-Shabaab continua a minacciare la stabilità della Somalia, come conferma un recente report del Gruppo di monitoraggio delle Nazioni Unite sull’Eritrea e la Somalia, secondo cui il controllo di ampie zone nel centro-sud del paese permette alla rete jihadista di esercitare pressione sul resto del territorio e di incrementare la già perdurante instabilità del paese. Mentre i numerosi attacchi degli ultimi due anni alle basi Amisom, avrebbero come scopo l’allontanamento delle forze della missione di peacekeeping dalle aree militarmente strategiche.
La resilienza di al-Shabaab, dunque, sembra essere oggi uno dei maggiori ostacoli della presidenza di Farmajo e rende estremamente difficile l’opera di ricostruzione delle istituzioni statali somale.