A Trinidad e Tobago cresce l’Isis
L'isola di fronte al Venezuela è il maggior esportatore pro capite di combattenti estremisti
Trinidad e Tobago è oggi il maggior esportatore pro capite di combattenti di gruppi estremisti dell’emisfero Occidentale, come lo Stato Islamico o Al Quaeda. Lo scrive la britannica Bbc in un lungo articolo pubblicato qualche giorno fa sul proprio sito.
La piccola isola al largo del Venezuela, dove la popolazione musulmana rappresenta tra il 5 e l’8% del totale, sarebbe diventata terreno fertile per infiltrazioni terroristiche a causa di caratteristiche quali l’alto livello di violenza e criminalità locale, le condizioni socioeconomiche precarie, una crescente parte della popolazione convertita all’islam.
Secondo alcune relazioni di organizzazioni indipendenti e governi citati dalla Bbc, i cittadini di Trinidad e Tobago che si sono uniti allo Stato Islamico sarebbero tra 125 e 400. E stando all’Indice di terrorismo globale pubblicato dall’Istituto per l’economia e la pace, solo gli Stati Uniti avrebbero esportato più combattenti tra tutti i paesi occidentali nel corso del 2016. I cittadini Usa entrati nella rete del terrorismo, infatti, sono stati circa 250, ma il confronto non regge se si pensa che la popolazione americana è superiore a 320 milioni di persone, contro appena 1,3 milioni dell’isola caraibica.
Secondo John McCoy, professore di scienze politiche dell’università di Alberta, in Canada, interpellato dalla Bbc, l’islam radicale nell’isola ha «forme endogene» che sono state alterate e sfruttate da gruppi come Al Qaeda o Stato islamico. In particolare, lo studioso è convinto che «la criminalità, la violenza politica, l’eredità storica del radicalismo nell’isola e l’alto tasso di convertiti» sono fattori che influenzano la crescita di nuovi combattenti nel Paese.
Parlando di «eredità storica», McCoy si riferisce a episodi come il tentativo di prendere il potere nel Paese condotto da un gruppo di musulmani nel 1990. In quel caso, ricorda il professore, l’organizzazione si rinchiuse nel Parlamento nazionale sequestrando i ministri, ma il tentativo non ebbe successo. Alla nascita dell’autoproclamato Stato Islamico nel 2014, dunque, il radicalismo religioso non era già più una novità nell’isola.
Oltre a questo, Trinidad e Tobago è un Paese piuttosto giovane. L’indipendenza dal Regno Unito, infatti, è stata dichiarata nel 1962 e la Repubblica è nata appena 41 anni fa. La popolazione è composta soprattutto da afrodiscendenti, indiani, cinesi, siriani e libanesi.
Isis a Trinidad e Tobago: occhi puntati sul Paese
La situazione è considerata così esplosiva che lo scorso 19 febbraio lo stesso presidente Usa, Donald Trump, ha conversato con il primo ministro di Trinidad, Keith Rowley, proprio sulla «lotta contro il terrorismo e il crimine organizzato internazionale».
Il governo locale, del resto, è consapevole che lo Stato Islamico ha già divulgato alcuni video con accento caraibico proprio per attrarre nuove reclute. Oltre a questo, scrive ancora la Bbc, le autorità sono preoccupate dei soldi che lasciano l’isola per appoggiare le attività del gruppo terroristico, come ha dichiarato il ministro della Sicurezza nazionale, Edmund Dillon. Il procuratore generale locale, inoltre, ha detto che i viaggi in paesi come Siria o Iraq sono controllati e sono necessarie autorizzazione speciali, così da combattere futuri esodi di combattenti dello Stato Islamico.