Napoli, 1.300 rom a rischio sgombero

Tra loro anche bambini, anziani, malati e disabili. La denuncia di Amnesty International

Circa 1.300 rom rumeni potrebbero essere presto sgomberati a forza dall’insediamento informale di Gianturco, a Napoli. Tra chi rischia di rimanere senza una casa ci sono anche bambini, anziani, malati e disabili. La denuncia arriva da Amnesty International, che ha fatto sapere anche che il Comune sta pianificando il trasferimento di 200 degli sfrattati verso un nuovo campo attualmente in fase di costruzione e co-finanziato dal ministero dell’Interno.

L’organizzazione ha scritto alle autorità locali il 21 marzo chiedendo di fermare l’ordine di sfratto fino allo svolgimento di una vera consultazione con tutti i residenti per valutare alternative abitative ed evitare che centinaia di persone finiscano per strada. Amnesty International ha sollevato preoccupazioni con il ministro dell’Interno sul finanziamento al Comune partenopeo per la costruzione di un campo mono-etnico come principale alternativa per gli abitanti di Gianturco. L’organizzazione ha lanciato anche un appello chiedendo ai suoi sostenitori di inviare lettere alle autorità italiane per evitare lo sgombero forzato.

IL CONTESTO

L’insediamento informale di Gianturco ospita circa 1.300 adulti e bambini rom, molti dei quali vivono in case auto-costruite in mattoni, legno e lamiere (secondo il Comune sono 850 le persone che vivono nell’insediamento, ma la comunità e le Ong forniscono dati diversi). Decine di famiglie sono state trasferite a Gianturco dopo che il campo in cui vivevano era stato messo a fuoco da sconosciuti nel 2011. Il campo distrutto si trova in via del Riposo, lo stesso luogo dove il Comune ne sta attualmente costruendo uno nuovo per ospitare alcune famiglie di Gianturco.

Negli ultimi mesi gli abitanti hanno riferito di frequenti controlli e perquisizioni da parte delle autorità, con conseguente sequestro di scorte alimentari, automobili, scooter e carrelli che le famiglie utilizzano per il trasporto di materiali riciclabili raccolti in città. Hanno anche denunciato casi di molestie da parte di agenti delle forze dell’ordine, che avrebbero detto loro più volte di lasciare il campo.

«Il Comune non è venuto a parlare con noi, non sono venuti a chiedere chi è malato, chi ha bisogno. A loro non importa di noi. La polizia ci ha impedito di allestire il mercato, ci hanno detto: tutti i rom fuori! Non si rendono conto che abbiamo bambini piccoli, non siamo in una giungla, ma ci trattano come animali», ha detto un residente ad Amnesty International.

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